Il Sito di Daniele Dattola

PRASTARA’ – “S. ELIA IL GIOVANE E IL MONASTERO ITALO -GRECO DI SALINE JONICHE”.

 

 

Con mirabile professionalità e grazie ai suoi studi, il Prof. Antonio Costantino nel 1975 ha pubblicato un libretto dando nuovi contributi allo studio del monachesimo basiliano in Calabria dal titolo:” IL MONASTERO ITALO-GRECO DI S. ELIA IL GIOVANE A SALINE JONICHE IN PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA”.

 

 

Senza titolo-1LIBRO PROF COSTANTINO

 

In questo interessantissimo lavoro, Egli dà una notizia importantissima, riporto fedelmente:”Nella vallata del fiume S.Elia, nel comune di Montebello Jonico in Provincia di Reggio Calabria, di fronte a Pentedattilo, si staglia la roccia di Prastarà.

 

PRASTARà (2)

(località Prastarà f. daniele dattola)

 

 

 

 

All’interno di essa si apre una grande spelonca, detta volgarmente “La caverna dei Ladri”. E’ noto che in essa sono stati ritrovati utensili e suppellettili da cucina e altro materiale di epoca antica. (di questo diremo dopo).

 

Immagine 014 grotta del santoImmagine 013 spelonca del santo

(La caverna dei ladri foto daniele dattola)

 

Il Prof. Costantino continua:” certo, la spelonca di Prastarà potrebbe identificarsi con l’ascetica palestra, tenendo conto del carattere eremitico e anacoretico del monachesimo basiliano dei primi secoli. Egli richiama  Michele Amari che nella sua opera “I musulmani di Sicilia” così si esprime:
”E infine venivano a fondare (S.Elia il Giovane e S. Daniele) un romitaggio nella valle delle Saline tra Capo delle Armi e Pentedattilo a rimpetto di Taormina…

 

Immagine 043 romitaggio 1

 

 

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ma per fuggire l’aura popolare o piuttosto il pericoloso soggiorno in su lo Stretto di Messina, andò a fondare un altro Monastero in un altro luogo in un monte tra Seminara e Palmi, detto S. Elia.
Conclude il prof. Costantino che S. Elia il giovane fondò due monasteri il primo nel territorio di Saline Joniche e l’altro quello imperiale di Auline, sulle falde del Monte S. Elia.

 

Immagine 028 S ELIA DI PALMI                                                                                                 (S.Elia di Palmi)

 

 

 

 

Esisteva anche un secondo monastero che si ergeva nella località “Mantineo” nei pressi del Pantano di Saline Joniche, di età probabilmente posteriore a quello di Prastarà.
Durante il periodo iconoclasta molti monaci greco-ortodossi scapparono dai loro centri stanziali e trovarono rifugio nelle numerose grotte montane del versante Jonico Reggino. Essi furono imitati e seguiti dai giovani del luogo e si dedicarono tutti insieme alla vita monastica e furono definiti monaci italo-greci. Si stanziarono come detto prima in luoghi solitari con grotte naturali vivendo di contemplazione, lavorando e pregando, si cibavano dei prodotti della terra, studiavano testi sacri, e chi aveva doti particolari operava miracoli.

 

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All’inizio il monaco era un eremita, cioè viveva nella completa solitudine. Dopo questa fase diventa lauritico, cioè egli vive da solo, in una grotta ma vicino ad esso ci sono altre grotte con altri monaci, in occasioni speciali, per es. feste si riuniscono. Alla fine costruiscono una  comunità (Cenobio) cioè fanno una vita in comune con altri usando le stesse regole. Tra di loro un capo.

 

DENTRO una grottaImmagine 030Immagine 042

(Prastarà posto aspro, selvaggio ma di enorme bellezza)

 

 

 

I monaci arrivano in Calabria nel sec. VII provenienti dalla Siria, Libia, Egitto, poiché invasi dagli arabi (635-638) arrivano in Sicilia con mezzi di fortuna e dopo passano in Calabria. Questa emigrazione continua anche nell’VIII sec. a seguito della persecuzione operata nel 726 dall’imperatore Leone III Isaurico. Nel 902, caduta Taormina sotto il dominio musulmano tutti i monaci scapparono e passando lo stretto giunsero in Calabria, qui si stanziarono, per evitare le invasioni saracene, nelle alture, in luoghi solitari e riparati.

 

Immagine 010 PANORAMA PRASTARA

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Nel IX sec. quando la Sicilia fu dominata dagli arabi, in Calabria il monachesimo è di tipo eremitico e lauritico, solo nel X sec. sono fondati i monasteri, alcuni di questi fondatori, una volta fondato il monastero tornano a una vita eremitica.

 

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(L’inseparabile N. Marino dà la dimostrazione delle dimensioni dei luoghi)

 

 

 

Immagine 036 iterno di una grottaImmagine 041

 

Accanto ai monasteri, sorgono villaggi (Chorìa) con contadini che coltivavano le terre intorno alle chiese, i monaci diventano gli esperti dell’agricoltura e insegnano ai contadini le tecniche, dovute alla loro preparazione culturale.

 

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Nel 1054 nella Chiesa vi fu lo Scisma d’Oriente, cosi i paesi dell’Italia meridionale che seguivano il rito greco si ritrovarono più vicini al Patriarca di Costantinopoli che al Papa, ecco perché i Normanni cercarono in ogni maniera di sostituire i vescovi greci sottoponendo i monasteri basiliani sotto la giurisdizione dei monasteri benedettini.
Nel periodo di Ruggero II, nell’Italia meridionale, si diffonde la riforma studitana, ad opera di S. Bartolomeo di Sieri, e al SS. Salvatore di Messina furono assegnati 49 monasteri in Calabria e Sicilia e  all’Igumeno il titolo di Archimandrita.
Operando la ritalinizzazione dell’Italia meridionale, attuata un poco per volta, il latino si sostituì al greco, ma rimase l’impronta della spiritualità orientale.

 

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S.Elia il Giovane nacque a Castrogiovanni Enna nell’829 e fu chiamato Giovanni. Quando divenne monaco il nome lo Cambiò in Elia= dall’ebraico “il mio signore è”. Morì in Grecia a Tessalonica il 17 agosto 904. Egli ebbe una vita avventurosa improntata specialmente in Calabria e in Sicilia a una rigida vita fatta di austerità e preghiera, viaggi a piedi, fondazioni di monasteri, miracoli.
Abbandonò la sua città natale di Enna, conquistata dai Saraceni nell’859, fu catturato dagli stessi e venduto come schiavo in Africa, una volta libero predicò il vangelo e per non essere ucciso scappò in Palestina dove fu nominato monaco dal patriarca di Gerusalemme. Fu in un monastero in Sinai per tre anni, dopo ad Antioca e ancora in Africa. Nell’878 una volta che gli arabi s’impadronirono di Siracusa egli tornò in Sicilia e andò a trovare la madre a Palermo, dopo tornò a Taormina e a lui si unì il monaco Daniele, che lo seguì sempre imitandolo. Passò in Calabria e nell’880 fondò il Monastero di Saline, costretto dalle incursioni saracene si recò in Grecia a Patrasso e dopo a S. Cristina d’Aspromonte. Da qui si recò a Roma e una volta tornato fondò il monastero di Aulinas (900-901) sul monte che prese il suo nome S. Elia di Palmi.

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(Foto da internet di S. Elia, del Monastero di S.Elia e della Chiesa di S.Elia)

 

La  fama della sua vita e dei suoi miracoli varcò i confini per cui fu invitato dall’imperatore Leone VI il filosofo, a Costantinopoli.
Giunto durante il viaggio a Tessalonica nella Macedonia si ammalò e mori il 17 agosto del 904.
Il fedele monaco Daniele, portò il suo corpo a Aulinas presso Palmi e li fu seppellito dopo essere stato tumulato nella chiesa del Monastero dove in seguito fu anche seppellito S. Filerete. Il suo nome resta legato al monte S. Elia ed a altre Località come la fiumara di S.Elia, il borgo di S. Elia etc.

 

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Ed ancora sul  sito di Prastarà io ricordo che da giovane studente la tradizione attraverso il popolo faceva eco che in quel luogo c’era una caverna che era una vecchio passaggio per il mare, alcune volte  siamo andati a visitare questa grotta, c’erano dei cocci d’argilla e la cosa che mi meravigliò era che al centro delle 4 rocce, sotto un cumulo di queste pietre stratificate,  mi accorsi che c’era un vecchio muro in mattoni, che ci faceva quel muro sotto le rocce in quel posto così aspro e solo? A sostegno di quanto vi sto dicendo un interessantissimo articolo di Giovanni Crea sul periodico “I foni tu Richudìu la voce di Roghudi” dove il sito di Prastarà viene indicato come uno dei più importanti siti storici e archeologici del comune di Montebello Jonico. Sono stati ritrovati reperti archeologici, risalenti all’età del bronzo, nel periodo compreso tra il 1200 e il 900 a.C. da parte di archeologi volontari Stefano Ferrante e Giuseppe Praticò, del loro amico Giovanni Mallamaci, coordinati dal direttore Archeologico della soprintendenza ai beni Archeologici Dr.ssa Emilia Andronico. Sono stati rinvenuti pezzi di vasi in terracotta con vere incisioni dette a “dente di Cane”, frammenti di punta di lancia in ossidiana per la caccia degli animali, frammenti di utensili in ossidiana che servivano per scuoiare le pelli. L’uomo che frequentava Prastarà lavorava la creta, aveva scambi commerciali (l’ossidiana era di Lipari), e dopo venne S.Elia.
Si ringrazia Nino Marino per avere, con grande disponibilità, collaborato al servizio fotografico.

 

22.01.2008

daniele dattola

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