Durante le mie lunghe ricerche sulla storia di Pentedattilo, al fine di scrivere un libro che faccia luce sull’intera vicenda tragica, e sulla storia di questo splendido borgo. Ho riscoperto molti atti inediti, riguardanti gli Alberti, i fatti tragici avvenuti, e la storia di questo antico centro,
Tra questi atti, vi è uno, particolarmente importante, un’antica pergamena datata 15 luglio 1615, atto unico! (Con questa pergamena anteriore di ben 36 anni e 7 mesi al matrimonio del Marchese di Pentedattilo D. Domenico Alberti con D. Maddalena Wanachthoven) veniva ordinato cittadino Onorario di Malta “Jacobi Vannuffele Hollandesis;…””Privilegium Civitis Melitae in Personam Iacobi Vannuffele”; Questo documento mi fece riflettere sull’articolo apparso nella Gazzetta del Sud del 24 marzo 1975 in esso si faceva riferimento all’importante ritrovamento, dell’affresco rappresentante il paese, la rupe e il castello di Pentedattilo.
Ecco il documento inedito riscoperto e fotografato dal sottoscritto., durante le sue ricerche su Pentedattilo.
(Bella pergamena riscoperta da daniele dattola durante le sue ricerche)
Nella Gazzetta del Sud di lunedì 24 marzo1975 è stato pubblicato un articolo con il quale si portava a conoscenza dei lettori che era stato rinvenuto, nel corso di attive ricerche, un affresco del 700 della vecchia Pentedattilo, grazie alle ricerche del Prof. Pietro Tropea, che lo aveva scoperto dando la visione esatta di com’era Pentedattilo nei secoli scorsi e mostrava come case e rocce formassero un tutt’uno. Il Prof. Tropea ha riprodotto in fotografia l’affresco a colori ritrovato, ristampare questa fotografia sul giornale è stato sconsigliato per la precarietà del risultato, per cui si è ricorso ad un disegno che riproduceva fedelmente la foto dell’affresco, ad opera della professoressa Filomena Tripodi. Cosi i lettori si sono potuti rendere conto di com’era una volta Pentedattilo. Il Prof. Tropea in seguito provvide ad esporre la fotografia originale in un locale pubblico di Reggio.
Egli nell’articolo precisava che nel corso delle ricerche aveva potuto rendersi conto che i feudatari di Pentedattilo avevano più feudi e possedevano dimore di ottimo gusto architettonico e parchi adiacenti con sedili elegantissimi rivestiti di ceramica. Nel corso di queste indagini che aveva esteso in Lombardia e a Malta in una dimora degli ex feudatari di Pentedattilo, ormai ridotta in rovine, aveva reperito un affresco miracolosamente conservato che riproduceva Pentedattilo ed il suo magnifico castello, dipinto con colori delicati e molta chiarezza nel disegno.
In questo articolo che riproduco fedelmente qui di seguito, il Prof. Tropea, che ha ritrovato l’affresco non dice dove effettivamente è stato ritrovato.
(Gazzetta del Sud del 24 marzo 1975)
Se l’affresco è stato ritrovato come il prof. Tropea sostiene in una dimora degli ex feudatari a Malta, probabilmente è finito lì a Malta o addirittura in Lombardia grazie a questo personaggio Giacomo Vannufele, sicuramente parente degli Alberti, tramite Maria Vannufele, moglie del Console Fiammingo Ettore Wanachthoven, madre di Maddalena, a sua volta sposa di D. Domenico Alberti. Sicuramente Maria Wannufele e per essa Maddalena, ereditò da questo parente Cittadino Onorario di Malta, Giacomo Wannufele, degli immobili in uno dei quali è stato ritrovato l’affresco. Il nobile Giacomo Wannufele poteva essere anche il padre o uno zio di Maria Wannufele, o addirittura causa la parentela vi fu una frequentazione tale che qualcuno fu incaricato di riprodurre la meravigliosa scenografia di Pentedattilo. Ecco perchè quell’affresco riproducente Pentedattilo e il suo castello finì nell’isola di Malta o in Lombardia.
E ora un pò di storia per fare capire meglio tutta la questione:
Come ben si sa il 4 Febbraio 1652, il Marchese di Pentedattilo D.n Domenico Alberti, sposa D.na Maddalena Wanachthoven.”
Il cognome Vanachthoven non è italiano Wan-de indica la sua origine Nordica.
In quei tempi famiglie colte, che cercavano di emergere combattendo per i potenti di turno, scendevano e si stabilivano in Italia e i governi stranieri avevano in cuore di affidare ad essi importanti incarichi di fiducia, tra questi la famiglia Wanachthoven Olandese.
Il capo famiglia che era di Messina, era anche Console della Nazione Fiamminga, Marchese D. Ettore Vanachthoven, console dell’Impero Austriaco per le Fiandre. A quei tempi il Sacro Romano Impero si estendeva fino alle rive nord-Occidentali dell’Europa; e Vienna aveva avuto grazie all’apporto di Massimiliano I°, con la Borgogna , anche i Paesi Bassi, nel cui territorio faceva parte, nella Zelanda, la Fiandra Settentrionale. Il Wanachthoven era originario di quest’ultimo Paese. La famiglia da cui derivò la sposa di D. Domenico Alberti era formata dal Console Fiammingo Ettore Wanachthoven, e dalla moglie D. Maria Wannuffele entrambi Olandesi. Ettore Vanachthoven era figlio del Maestro di campo dell’esercito Imperiale di Rodolfo II°, l’Olandese Cornelio Wanachthoven. Il Wanachthoven a Messina al di là delle competenze politiche, esercitava ed aveva assunto, varie branche del Commercio e il Censo di quel Comune.
E grazie a questo atto, ritrovato tra gli atti degli Alberti, che ho avuto possibilità di collegare quell’articolo apparso sulla Gazzetta del Sud di Reggio Calabria nel 1975, da dove si può con sicurezza concludere che quell’affresco di Pentedattilo antica, comparso in una casa, nell’isola di Malta o in Lombardia, non poteva che essere, una casa o dimora degli Alberti, transitata a loro, grazie a questo parente che era diventato cittadino onorario di questo paese (Malta).
La presente notizia è stata pubblicata sul giornale “il Quotidiano” del 27.04.2008.
E qui viene riportata per il sito www.dattola.com
28.04.2008
daniele dattola
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