In data 17.5.2014, dopo esserci recati, a visitare, col Circolo culturale “Meli” di Melito P.S., il Monastero S. Giovanni Therestis e la grotta eremo S. Maria della Stella, nel pomeriggio abbiamo fatto un’escursione presso l’antica Kaulon, situata nei pressi di Punta Stilo, nel Comune di Monasterace, città fondata dagli Achei, che fu colonia della Magna Grecia. Al tempo di Strabone era deserta. L’odierna Caulonia è nota dall’anno Mille sino all’Unità d’Italia come Castelvetere.
L’ interpretazione sull’origine di Kaulon sono due, la prima, Strabone propende che la fondazione dipenda dagli Achei. La Seconda, più recente, è che Kaulon sia una colonia di Kroton.
La città limita a Sud col fiume Sagra, qui nel VI° sec. a.C. avvenne la famosa battaglia, nella quale Kaulon e Crotone furono sconfitti da Locri e Reggio, grazie all’intervento dei Dioscuri. Kaulon subì anche una dura sconfitta nel 389 a.C. a cura dei Lucani e di Dionisio I° di Siracusa che cedette il terreno agli alleati Locresi e deportò i suoi abitanti a Siracusa.
Fu nel VI° sec. A.C. dopo la sconfitta che subì Kaulon da parte dei Locresi che Kaulon iniziò a battere monete d’argento, quindi si ebbe un periodo di prosperità. Con l’egemonia dei romani sulla Magna Grecia perse d’importanza. Sono di questo periodo le “fattorie”, ville romane disseminate nel territorio.
L’attuale paese sorse nel periodo tardo romano ed era chiamato Castrum Vetus (Castelvetere), fu nel 1863 che Castelvetere fu chiamato Caulonia. Nel periodo Angioino fu feudo dei Scarano di Taranto e dei De Chevreuse. Dal 1331 al 1466, fu gestito dai Ruffo, conti di Catanzaro e marchesi di Crotone. Nel 1479 fino al 1526 dai Carafa, che lo ebbero fino all’eversione della feudalità nell’anno 1806.
L’antica città, è posta a Monasterace Marina, per essere più precisi attorno al faro di Punta Stilo.
La cosa più importante è il tempio dorico (enorme) che si trova a 150 mt. dal mare, risalente al V° sec. A.C. formato da sei colonne difronte al mare e 14 sui lati. I tetti erano in marmo. Sempre nelle vicinanze, resti di un’abitazione, fortificazioni, torri etc. ; a 200mt. un santuario con terrecotte del VI° sec. A.C. . Una cittadella di importanza unica. Questo territorio eroso dal mare, nelle ultime mareggiate stava portando via anche parte del tempio, all’occhio dei visitatori appare molto maltenuto (considerato i tempi e la crisi) ma è un posto che non si può fare a meno di visitare.
All’entrata ci ha fatto da guida l’archeologa Dr.ssa Minniti originaria di Placanica, bravissima, esperta e molto professionale. Per fare capire l’importanza dei luoghi, riporto quanto da Lei descritto, con grande professionalità e semplicità.
(Incontro con la Dr.ssa Minniti –archeologa- davanti l’area museale di kaulon)
Dopo essere partiti dall’area museale,
arriviamo in una prima zona che la guida identifica come zona di S. Marco,
perché oltre la ferrovia c’è una chiesa di origini bizantine, costruita sopra una stazione romana. Il primo sito è un’abitazione,
qui gli esperti sono riusciti a effettuare gli scavi portando alla luce una stratificazione da dove si sono ricostruite le varie fasi di vita della città, la tardoarcaica, l’arcaica, la classica e l’ellenistica.
Qui hanno recuperato i materiali più antichi in assoluto della colonia di Kaulonia che risalgono alla prima metà dell’VIII° sec. a.C. a dimostrazione che questa Colonia non è una sub colonia di Crotone, ma una Colonia primaria fondata dagli Achei, molto tempo prima in un periodo che si aggira tra i primi dell’VIII° e i primi decenni del VII° sec. a.C.
I materiali del primo periodo Arcaico, sono pochi per diventare quelli dell’VIII° a.C. più abbondanti.
La Colonizzazione greca non è avvenuta a caso, ma perché la zona era particolarmente appetibile, infatti nel comprensorio delle Serre e a Nord della Colonia, grazie al fiume Stilaro, In alcuni paesi Mongiana, etc. all’interno dello Stilaro, c’è una zona ricchissima di limonite, minerale da cui si ricava il ferro, era appetibile anche perché, i nostri boschi, avevano legname ricchissimi di resina,
gli ateniesi arrivavano fin qui per rifornirsi di questo legname e costruire principalmente le navi, in quanto era un legno resistente all’acqua.
Ci siamo recati, dopo, in un posto dove c’è un’area con un mosaico, di dimensione enorme, il più antico mai scoperto nell’Italia meridionale.
Si tratta delle Terme dell’Antica Città di Caulonia, scoperte recentemente, si era capito subito che si trattava di Terme perché proprio dietro c’era una fornace per produrre calore,
la dimensione dei mosaici e del locale era molto più grande di un’abitazione normale, c’erano intorno le panche, risale agli ultimi decenni del IV° sec. a.C. e ai primi decenni del III° a.C..
Nella parte centrale come un tappeto, fatto da una specie di cassettoni, come se riflettessero la decorazione del tetto, tipo quelle delle chiese, come se avessero voluto fare riflettere il tetto nel pavimento.
Intorno, da cornice alternati a coppie delfini e draghi, con il volto strano, sono dei mostri marini, perché avevano una funzione apotropaica, per farci capire meglio detto in calabrese, “contra u malocciu” ,
un drago in particolare riprende esattamente il modello del drago della famosa casa del drago, rinvenuto qui aldilà della ferrovia, e che si trova oggi a Roma per il restauro, era in una stanza con una soglia molto simile a quello delle foto precedenti.
Sul basamento di forma circolare c’era un enorme vaso di terracotta , insomma un locale sauna, quando sentivano troppo caldo si alzavano e si bagnavano con l’acqua del vaso.
Proseguiamo la visita nel TEMPIO.
Il Tempio è stato individuato da Paolo Orsi.
Nella tettoia hanno scoperto una vasca con tegole piane con nella parte bassa una serie di vasi bucati quindi si tratta di una vasca rituale, qui gli studi sono condotti dall’università di Pisa che scava dal 1999 in collaborazione con la Scuola normale Superiore di Pisa .
La gradinata che si vede permetteva ai fedeli di sedersi ed assistere ai sacrifici.
Difronte verso il mare si è rinvenuto nel 1999, un altare risalente al VII° sec. a. C., probabilmente relativo ad un tempio antecedente a questo del V° sec. a. C. e un altro grande altare che sta rischiando che il mare lo porti via, che si trova nella zona più a Nord, dove è vietato andarci per l’erosione del mare ma che di seguito vi mostro
(Poveri versi miei buttati al vento!!!)
Dove c’è un grosso masso circolare con all’interno un foro e un anello di ferro, venivano legati gli animali, poggiati con la testa e uccisi. In questo punto sono stati trovati, vari pugnali in bronzo, usati per questo culto.
Sempre nell’area del tempio, l’Università di Pisa, ha scoperto una serie di cassette fatte con le tegole piane che non si sa precisamente a cosa servissero, forse all’interno c’erano delle piante sacre.
L’area è piena di pietre conficcate nel terreno ”Cippi”, soprattutto al di fuori del tempio verso sud,
quello che vedete all’interno è un capitello dorico, mentre quello che vediamo è un pezzo di colonna, un altro capitello si trova all’ingresso del comune di Monasterace Superiore.
Ora la visita al Piccolo Museo, che data l’ora tarda abbiamo fatto con una certa fretta, quindi ritengo che la descrizione non sia molto esaustiva.
Ecco i reperti scoperti da Paolo Orsi al di fuori della cinta muraria della città all’inizio del 1900.
Interessanti le vasche da bagno che erano collocate in una stanza adiacente alla stanza del mosaico, otto vasche messe a raggera, in cui si sedevano sul sedile e mettevano i piedi nella buca poggiando le braccia sul poggia braccia. Otto vasche in un bagno circolare ci fanno pensare ad un bagno pubblico.
In questa vetrina ci sono gli ultimi rinvenimenti fatti nel tempio e alla necropoli tra i più importanti in assoluto perché l’elmo e l’altro pezzo sono di bronzo , sono ex voto e sono stati recuperati all’interno del tempio, sull’anno c’è una dedica dov’è scritto in greco “A ZEUS” il che vuol dire che il soldato che era tornato dalla guerra probabilmente, per avere avuto la vita risparmiata, ha donato parte della sua armatura alla divinità venerate nel tempio,
attenzione il fatto che l’elmo sia dedicato a Zeus non vuol dire che si venerava nel tempio solo Zeus, infatti sono stati trovati altri frammenti con la dedica ad Afrodite Afr. E poi riutilizzata, con una dedica scritta con dialetto italico, probabilmente di Brezzi che era una popolazione succeduta ai Greci . Al centro una tabella scritta in dialetto Acheo unica nel suo genere per la lunghezza, e dopo degli specchi in bronzo realizzati in parte a Kaulon in parte in Grecia, rinvenuti nella Necropoli di Santa Croce trovata in un’area adiacente all’attuale cimitero.
Notate il galletto che probabilmente risale al 5° sec. a.C. e quell’uomo che si vede nell’altro specchio su una tartaruga probabilmente è Achille, che si diceva aveva fatto un viaggio su una tartaruga.
(La pece e la resina estratta dagli alberi che veniva usata per conservare gli alimenti negli otri)
(pesi da telaio, rocchetti etc. di terracotta)
Continuo a ringraziare la Dr.ssa Minniti esaustiva, brava e chiara, con l’invito a tutti quelli che non hanno mai visto questo posto di visitarlo, e il circolo Culturale “Meli” che grazie all’eccellente organizzazione ci permette di visitare questi posti ampliando le nostre conoscenze e ci permette di far conoscere anche a tutti quelli che ci seguono la nostra storia del passato.
Questo è un posto che tutti dovrebbero visitare e che nasconde delle grandi sorprese. Quando questi scavi, attraverso fondi adeguati, saranno portati a compimento verranno alla luce, sicuramente, reperti straordinari. Il primo intervento deve riguardare la protezione dalla violenza del mare. Non c’è più tempo, se non s’interviene subito, il mare porterà via buona parte di questo tempio, sembra che gli aiuti economici sono stati già stanziati, quindi ora è diventata una corsa contro il tempo.
Vi chiedo venia se mi sono dilungato oltremodo…ma l’argomento era interessante
Kaulon, li 17.5.2014
daniele dattola