(f. Internet)
In data 15.5.2014 Nunziella Cocuzza moglie del Dr. Tito Squillaci, pediatra, di Bova Marina, (RC)
(Il dr. Tito Squillaci e la moglie Nunziella)
dato l’amicizia che ci lega, m’informa sempre delle sue iniziative umanitarie, in questa occasione, mi ha comunicato quanto segue:
“Cari amici la bontà del nostro Dio ha voluto trovare un “posto” per noi (Tito e io) in Sierra Leone nel distretto di Pujheun, in un ospedale retto dall’ UNICEF e dal CUAM, dove avevano bisogno di un pediatra. Anche lì non potrò fare l’insegnante di religione, ma indegnamente, con la grazia di Dio potrò tentare di dare testimonianza del Suo amore, e penso che non c’è compito più bello, più grande e più difficile. Sono 54 anni che ci tento e devo dire che i risultati non sono esaltanti, visto che risulto sempre piuttosto maldestra, inadeguata e ribelle, ma forse le vostre preghiere, se con esse vorrete accompagnarci, potranno raddrizzare questo vecchio legno indomito e aiutarmi a fare qualcosa per questi miei fratelli, che ho sempre amato tanto e che vivono in questa terra bellissima e piena di problemi. Partiremo il sedici giugno e ci fermeremo fino al 31 dicembre, Vi voglio bene, grazie Nunziella”.
Detto così sembrava un messaggio in cui si comunicava, chiamiamola una “gita” quasi di piacere, invece le cose non stanno cosi vediamo perché…dopo un approfondimento ho trovato qualche cosa che riguarda la triste realtà sanitaria di questo paese.
Nel corso del 2011 Medici con l’Africa Cuamm ha avviato un intervento in Sierra Leone, piccolo paese dell’Africa occidentale, stretto dal 1991 al 2002 nella morsa di una guerra civile e attualmente uno dei più poveri del pianeta.
Con il supporto e l’accordo del Ministero della Salute della Sierra Leone, dell’UNICEF e Medici con l’Africa Cuamm ha deciso di intervenire nel distretto di Pujehun che conta una popolazione di circa 250.000 abitanti e si trova a sud, al confine con la Liberia, in una delle zone più lontane dalla capitale Freetown. Strade in terra battuta, ancora più difficili da percorrere durante l’abbondante stagione delle piogge, ostacolano l’accesso all’unica struttura ospedaliera nella città di Pujehun, nel centro del Distretto. Nella zona ci sono solo 2 medici di cui 1 lavora in ospedale, 1 ostetrica qualificata realmente in attività e 4 infermiere qualificate. In questo contesto, le donne non accedono alle visite pre-natali e solo il 6% dei parti riceve cure idonee.
Medici con l’Africa Cuamm intende portare avanti nei prossimi 3 anni un progetto per rafforzare l’ospedale e il sistema sanitario del distretto, migliorando in particolare l’accesso a servizi sanitari di qualità per le mamme e i bambini.
Ecco ora il racconto di un medico pediatra (tratto da internet) il titolo è: “Storie da non dimenticare”
A pagina 12 di È Africa (n. 1, aprile 2013) la testimonianza di Luca Scali, medico Cuamm a Pujehun: in questa pagina il suo racconto completo.
Ho lavorato in Sierra Leone, esattamente nel distretto di Pujehun, come medico di sanità pubblica dal febbraio all’agosto 2012.
Si tratta di un distretto vasto, abitato da circa 250.000 persone, con un territorio difficile, attraversato da molti fiumi non dotati di ponti. L’unico traghetto esistente per attraversare il fiume Moa,
(f. da internet)
che taglia a metà il distretto, è manuale e si aziona tirando una fune a braccia. Purtroppo, all’inizio della stagione delle piogge è affondato rendendo ancor più complicate le comunicazioni. Le strade tutte sterrate sono difficilmente percorribili soprattutto durante la stagione delle piogge. Nel distretto, inoltre, ci sono ampie zone di foresta senza strade. Tutto questo rende estremamente difficile, per molte persone, raggiungere i servizi sanitari.
(f. da Internet)
(f. da internet)
(f. da internet)
In particolare, a pagare il prezzo più alto a causa di tali difficoltà, sono le donne in gravidanza che devono superare ostacoli, talvolta insormontabili, proprio per raggiungere i centri sanitari al momento dell’inizio del travaglio del parto: fare molte ore di cammino, aspettare barche per traghettare i fiumi e poi, attendere auto e bici, azioni queste molto complicate specialmente nelle ore notturne e nei periodi delle piogge. Di conseguenza, ancora molti dei parti sono effettuati a domicilio con la sola assistenza dei familiari o delle ostetriche tradizionali e nei casi in cui le donne intraprendano il viaggio verso gli ospedali, accade spesso che la morte le colga per strada oppure all’ingresso dell’ospedale.
Questi elementi, ci offrono una prima spiegazione dell’elevata numerosità delle morti materne in Sierra Leone, i dati al riguardo parlano da soli: 890 morti materne ogni 100.000 bambini nati vivi; in questo panorama, il distretto di Pujehun è uno dei distretti con la situazione peggiore all’interno dello Stato.
(omissis)
Luca Scali – aprile 2013
Spero che questa testimonianza sia stata esaustiva.
Ecco ora invece la testimonianza diretta trasmessami da Nunziella Cocuzza, so perfettamente la riservatezza dei miei due amici e in modo particolare quella di Tito che ha deciso di fare questa esperienza sicuramente importante, ma che comporta tanti sacrifici, decido di pubblicare questo servizio per portare a conoscenza di tutti le difficoltà in cui vivono queste popolazioni. Nunziella, in data 20.6.2014, mi scrive quanto segue:
Cari amici vi scrivo con un allegato, per dover poi solo spedire, nelle poche ore di luce e di internet che abbiamo. Vi scrivo con un’unica lettera e con un unico grande affetto e sentimento di gratitudine per il vostro sostegno. Internet c’è solo in un piccolissimo ufficio del CUAMM, a cinquanta metri circa da casa nostra e ci ritroviamo almeno in quattro a quell’ora, chi per telefonare con viber o skipe, chi per messaggiare con whatsApp, chi per scrivere al computer. La difficoltà e il sudore di quelle due ore chiusi nell’ufficio (fuori lasciamo le zanzare) sono ripagate dalla gioia di avere vostre notizie e meglio, qualora fosse possibile, di sentirvi, e poi a casa, da un bicchiere di acqua FRESCA, perché il frigorifero nel frattempo ha lavorato per noi, prima di mettersi di nuovo a riposo fino all’indomani alle 18,30. Ieri sera sia io che Tito avevamo dimenticato la lampadina tascabile (quando siamo usciti c’era ancora luce, confido che ci abitueremo a portarla sempre con noi) e con la sola luce del cellulare non vedevamo neanche dove mettevamo i piedi, per fortuna che la strada per arrivare a casa era dritta e breve, ma da sola avrei avuto un po’ paura. Siamo giunti in Sierra Leone giorno 17 alle 2 del mattino (in Italia le 4 del mattino) e dopo aver distribuito mance siamo arrivati in un porticciolo con un autobussino locale,
(f. da internet)
li abbiamo preso una specie di motoscafo che ci ha portato, tagliando un golfo sull’atlantico, a Freetown, la capitale.
(f. da Internet)
Ad attenderci un driver del CUAMM. Alle 4,30 (6,30 Italia) eravamo alla sede, dopo aver attraversato il cancello “automatico”. Il driver ha bussato col muso della macchina e subito si è aperto, e dietro c’erano 4 grandi fari, (gli occhi di 2 ragazzini). L’indomani dal balcone della mia camera ne ho visto uno seduto dietro il cancello, a guardia. Tutto il 17 siamo stati a Freetown per sbrigare alcune prassi burocratiche e fare un poco di spesa (qui tutto costa carissimo, es. mezzo chilo di fagioli 15000 leoni, ossia 2,50 euro) Tito ha anche partecipato ad un incontro di tutte le ONG presenti sul territorio, tenutosi al Ministero della Salute.
Giorno 18, alle 9, finalmente partiamo per Pujehun, nella foresta tropicale. (Inserisco foto di Nunziella pervenute il 24.6.14)
(Partenza)
A metà strada facciamo il cambio di gip, driver e medici. Silvana dà le necessarie informazioni di lavoro a Tito, in un area di rifornimento, pranziamo con delle buonissime pannocchie bollite comprate da una ragazzina e ripartiamo. Sulla strada ci fermiamo per comprare dell’ananas buonissimo e delle noci di cocco e poi a Bo per comprare il pane ed altro,
(Impalcature a Freetown)
(Lungo la strada)
(Mercato)
(Mercato)
(Mercato) (Ambrogio)
(Mercato)
(Flora e Fauna)
con Chiara, l’ostetrica, che è venuta a prenderci, insieme a Muamed, il nuovo driver. Verso le 5 arriviamo a casa.
(es. di cancello automatico)
(Chiesa)
(Moschea la mattina alle 5 e al pomeriggio il Muazin prega al microfono)
Conosciamo Clara, che si occupa dell’amministrazione dell’ospedale e di tutto il progetto e Paolo, il chirurgo.
Le piogge sono intense, soprattutto notturne, ma durano poco, circa un’ora per 2 o 3 volte, a luglio ed agosto so che aumenteranno. 19 giugno, oggi la pioggia e arrivata a bagnare quasi metà letto prima che riuscissimo a chiudere le finestre. Stamattina ho ordinato le cose che abbiamo portato e insieme a Naffi, che viene a fare le pulizie e a lavare i panni, abbiamo pulito la casa, Tito alle 8,30 è andato in ospedale. Alle 14 Tito non era ancora tornato. Ho cucinato un po’ di patate da mangiare con un buon salame calabrese e il pane, ma quando è arrivato non aveva fame…ho capito…era come avevo temuto nell’attesa. Dopo aver lottato per un bimbo, Gassimu, di 2 anni e 5 mesi, che il giorno prima era giunto gravissimo con un attacco di malaria, e respirava con grande fatica (un respiratore era a Bo, per farlo aggiustare e l’altro vanno a prenderlo ed era GUASTO), verso le 2 è arrivato un altro bimbo, di 7 mesi , ma per lui le cure non sono servite a nulla, dopo mezz’ora è morto. Pomeriggio sono andata a trovare Gassimu è bellissimo e soffre molto, febbre a 40 e respira a fatica, gli somministrano i medicinali con un sondino naso-gastrico ed anche un po’ d’acqua. La mamma lo guarda innamorata e spaventata, cerca con lo sguardo un barlume di speranza. Le ho sorriso ed ho segnato il bambino sulla fronte affidandolo a Gesu’, poi sono andata all’ ufficio per affidarlo alle preghiere degli amici che sono riuscita a raggiungere … sia fatta la Sua volontà. Ore 22,20 Tito è andato a vedere come sta Gassimu, io sto facendo bollire l’acqua da bere per poi filtrarla domani quando sarà fredda. Vorrei farmi una doccia fredda, tanto calda è impossibile, perché non c’è neanche il rubinetto dell’acqua calda, per Tito che soffre di un allergia al freddo è un problema, per me sarà solo questione di abitudine, ma stanno per chiudere il generatore e rischio di rimanere al buio a parte che non posso poi asciugarmi i capelli. Gassimu è gravissimo, aiutiamo lui e la sua mamma. 20 giugno il bimbo è ancora gravissimo, oggi ci sono stati momenti di grande timore, poi verso le 18 è arrivato l’ossigeno, ma manca una medicina importante che non c’è neanche nel vicino ospedale. Intanto è arrivato un altro bimbo, denutrito con malaria ed emoglobina bassa , si chiama Cumu ed ha circa 5 anni. L’ospedale in questo periodo e pieno e Tito lavora quasi senza sosta… fra poco deve di nuovo passare a fare un giro di controllo. Chiudo per andare a spedire la lettera… un caro abbraccio Nunziella e Tito
Grazie Nunziella e Tito per questa interessante testimonianza di vita, speriamo, Nunziella, che presto ti attrezzerai per spedirci delle foto direttamente da questo territorio sicuramente travagliato ma molto bello.
Sono orgoglioso di essere amico con persone speciali come Voi!!! Complimenti!!!
Melito di Porto Salvo, li 23.6.2014
daniele dattola