In questo sito più volte ho trattato dei monaci bizantini e del loro insediamento in Calabria: “Durante il periodo bizantino, e ancor più durante il periodo iconoclasta molti monaci greco-ortodossi abbandonarono l’oriente e trovarono rifugio nelle numerose grotte montane del versante Jonico Reggino. Essi furono imitati e seguiti dai giovani del luogo e si dedicarono tutti insieme alla vita monastica. Essi oggi sono definiti monaci italo-greci. Si stanziarono, come detto prima, in luoghi solitari con grotte naturali vivendo in contemplazione, lavorando e pregando, si cibavano dei prodotti della terra, studiavano testi sacri, e chi aveva doti particolari operava miracoli”.
All’inizio il monaco era un eremita, cioè viveva nella completa solitudine. Dopo questa fase diventa lauritico, cioè vive da solo, in una grotta o in eremo, ma vicino ad esso ci sono altre grotte con altri monaci, che in occasioni speciali, per es. le grandi feste liturgiche, si riuniscono. Alcuni costituiscono una comunità (cenobio) cioè fanno vita comune, obbedendo alle stesse regole. Tra di loro eleggono un responsabile, detto “igùmeno”.
I monaci arrivano in Calabria nel sec. VII provenienti da Siria, Libia, Egitto, quando questi paesi furono invasi dagli arabi (635-638), arrivano in Sicilia con mezzi di fortuna e da qui passano in Calabria. Questa emigrazione continua anche nell’VIII sec. a seguito della persecuzione operata nel 726 dall’imperatore Leone III Isaurico. Nel 902, caduta anche Taormina sotto il dominio musulmano, la maggior parte dei monaci siciliani scappò e, attraversato lo stretto, giunse in Calabria dove si stanziò, per evitare le invasioni saracene, nelle alture, in luoghi solitari e riparati.
Nel IX secolo, quando quasi tutta la Sicilia è dominata dagli arabi, in Calabria il monachesimo è di tipo eremitico e lauritico, solo nel X sec. vengono fondati veri e propri monasteri.
Ben presto accanto ai monasteri sorgono villaggi (chorìa), con contadini che coltivano le terre intorno alle chiese, i monaci diventano gli esperti dell’agricoltura e insegnano ai contadini nuove tecniche, derivate dalla loro preparazione culturale.
Nel 1054 la Chiesa subisce la tragedia dello Scisma d’Oriente, cosi i paesi dell’Italia meridionale che seguivano il rito greco si ritrovarono vicini al Patriarca di Costantinopoli, piuttosto che al Papa, ecco perché i Normanni cercarono in ogni maniera di sostituire i vescovi greci con vescovi latini e sottoposero i monasteri bizantini alla giurisdizione dei monasteri benedettini.
La latinizzazione religiosa dell’Italia meridionale avviata dai normanni influenzò anche l’aspetto linguistico e culturale e, poco per volta, il dialetto neolatino si sostituì al greco. Tuttavia rimase viva nella nostra terra l’impronta della spiritualità orientale.
Quindi la Calabria ebbe una presenza monastica cospicua e molti furono, rispetto a preti e vescovi santi, i monaci santi, i quali, a partire dal periodo Bizantino, fino all’arrivo dei Normanni e ancora per lunghi secoli, promossero in questo territorio una profonda spiritualità.
Ancora oggi questa spiritualità monastica è mantenuta viva ed è presente in diversi luoghi. Insieme ai miei amici Tito e Nunziella Squillaci
ho avuto la possibilità di conoscerne uno, giorno 3 febbraio, quando ci siamo recati al piccolo monastero di S. Maria di Monserrato, presso l’EREMO DELL’UNITA’, luogo di preghiera e spiritualità, nei pressi di Gerace.
All’inizio della visita non riuscivo a capire il senso del titolo “Sacro Eremo dell’Unità”, ma poi ho capito che significava Eremo dell’Unità delle Chiese.
La chiesetta del monastero è antica, si vede benissimo dalle mura che è stata costruita e ricostruita in diversi periodi.
Chiedo notizie e apprendo che il vescovo Bregantini ha voluto il recupero di questa struttura che si trova ai piedi di Gerace. Credo che le parole possano dire poco di questa chiesa, certamente le immagini dicono molto di più, guardatele con attenzione.
Il posto è magico, si trova su un’altura da dove le cose che si notano di più sono l’orizzonte, il mare infinito, il nostro superbo Jonio che si stende da est a ovest abbracciando un po’ tutto.
Dentro la chiesa si respira una spiritualità particolare, ci sono delle icone di una bellezza inimmaginabile, le foto non rendono la loro bellezza.
Ci viene incontro (vero motivo di questa visita) madre Mirella, nativa sidernese, iconografa eremita, a cui è stato affidato l’eremo di Monserrato, dopo un passato di ricercatrice presso la Sorbona di Parigi dal 1971 al 1989 (due lauree, ma lasciamo stare queste cose, voglio invece parlare e cercare di trasmettervi le mie emozioni).
Siamo arrivati in gruppo. Lei ci viene incontro, naturalmente conosce tutti, le cose che mi colpiscono sono il suo sorriso, la gentilezza, la spontaneità …la dolcezza, intuisco subito la “grandezza” di questo personaggio, accolta in quel luogo da Mons. Bregantini e mons. Morosini, insieme ad un’altra suora, per fondare una comunità monastica nello spirito bizantino.
Grazie alla posizione di questo eremo (con la profondità del mare e la vista dell’orizzonte), l’augurio è che questa piccolissima comunità operi affinché quel mare non sia il mare della separazione, ma il mare dell’Unità. Ecco spiegato il nome “Eremo dell’Unità”: unità tra la chiesa di Oriente e quella di Occidente.
In questa luogo dove si è pregato in greco e in latino per lunghi secoli, madre Mirella realizza mirabilmente un apostolato che mira a ravvivare le radici spirituali calabresi attraverso lo studio, l’insegnamento, la produzione di icone, il verbo.
Entriamo e la madre comincia a parlare, abbandona il suo sorriso e diventa serissima, riflessiva, incisiva, fa capire la parola di Dio in tutti i suoi aspetti, risponde a tutte le domande dei presenti, con precisione, con profonda sapienza, si nota subito la sua preparazione, non ha mai un momento di smarrimento…
Una grande “Madre”, aggiungo una grande “donna”, illuminata dal Signore. Quando le chiedo delle icone mi risponde che ritiene siano “mediocri” (l’umiltà), invece sono opere di immensa bellezza fatte da lei. Certo, a questo eremo bisogna avvicinarsi con discrezione, e questa è stata per me una splendida occasione, per questo motivo Vi invito a visitare questo posto e conoscere madre Mirella, un personaggio unico.
Aggiungo una riflessione di una delle partecipanti all’incontro Nunziella Cocuzza moglie del Dr. Tito Squillaci:
RISONANZE
(in margine all’incontro di domenica 3 febbraio 2013 con madre Mirella, presso il Sacro Eremo dell’Unità a Gerace, nel solco dell’antica nostra tradizione bizantina)
Ed Egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’». Mc 6, 31.
È necessario alla nostra mente, al nostro cuore, alla nostra bocca
e alle nostre membra, ogni tanto, fermarsi dalla quotidiana corsa…
Non affannatevi… cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia. Mt 6,25-34
…ed in questa sosta ricomporre l’uomo, avvicinandolo all’immagine primigenia. Ri-posando il suo sguardo in Dio, l’uomo ritrova se stesso, la sua essenza, la sua origine ed il suo fine.
Ancora una volta madre Mirella, alle soglie della santa quaresima, ci è stata vicina in questa sosta di contemplazione del Mistero, ancora una volta ha guidato la nostra tensione alla metanoia, accompagnandoci sulla strada della kenosis.
Preparati, o anima, all’incontro (Anthologhion vol. II)
Tale preparazione presuppone la conoscenza di sé, la conoscenza dell’ospite e l’attesa, non come spettatori ma come ospitanti.
Il Regno è ormai giunto, è fra noi. E l’unico modo per entrare in relazione con il Regno è mangiare in quella cena che non ha mai fine. Unendo in questo modo la nostra volontà a quella del Figlio e così riconoscere liberamente (non come dovere, ma come desiderio, necessità dell’essere) la volontà del Padre come l’unica via dell’Amore.
Solo in tale prospettiva possiamo convertirci alla kenosis, uno zim-zum d’amore alla Visita, per far crescere l’immagine.
In questa domenica, giorno del Signore, abbiamo ri-posato il nostro sguardo in Dio e abbiamo contemplato la Sua Bellezza.
Ora è tempo di tornare a casa (teshuva), certi che la Misericordia di Dio ci sosterrà con la Sua Grazia in un cammino cosparso di rose, ma non privo di spine.
(Nunziella Cocuzza)
Gerace, 3 Febbraio 2013
daniele dattola
Sto cerchando di rintraciare suor Mirella con la mail che avevo prima ma non riesco ! Come fare per mettermi in contatto con lei?
Grazie
dio vi benedica
Marie de l’incarnation
Mi rivolgo a un amico cosi giriamo questa email direttamente a suor Mirella
speriamo di riuscire a farla contattare
Buongiorno, in queste festività natalizie vorrei andare a conoscere l’Eremo e suor Mirella.
Ne avevo già sentito parlare molto favorevolmente in ambito ignaziano.
Per poter rispettare l’altrui silenzio e gli orari, sarei lieto anche io, come l’autore del commento precedente, di avere l’indirizzo mail di suor Mirella.
Grazie.
paoloragni, Firenze