Nella sezione “foto del Passato”, ho più volte fatto presente che sarebbe opportuno che la gente tirasse fuori dai cassetti, (rinunciando al proprio egoismo), le foto che sono un reperto importantissimo per ricreare attraverso le immagini la storia di Melito. Debbo dire, che non ho avuto una risposta partecipata, ma grazie a questo appello, in questi giorni, Luciana Familiari mi ha presentato, Giacomina, Giovanna Minniti, in arte Giami,
che ci ha accolto con molta cordialità, una donna che ha molteplici interessi, con vocazioni artistiche, i suoi lavori di pittura e di scultura mi hanno, sinceramente colpito, ed ecco un suo biglietto da visita:
I suoi lavori mi sono apparsi subito interessanti e ben fatti
Giacomina mi ha raccontato la storia di suo padre facendomi toccare con mano attraverso le foto le verità che andava dicendo. mi ha raccontato una storia inaspettata, ho capito subito che Giami è una donna sensibile e generosa.
La storia che ho ascoltato racchiude la vita di un uomo semplice, serio, rispettoso dei suoi datori di lavoro, intransigente con chi prestava la propria attività lavorativa a favore del Marchese Ramirez, scrupoloso, tanto che non ha mai approfittato della sua posizione, nello stesso tempo mentre parlavamo Giacomina mi ha messo davanti un piccolo tesoretto di foto del passato che qui di seguito man mano vi mostrerò.
Il padre di Giovanna si chiamava Santo Minniti ed era figlio di Giuseppe, nato a Melito di Porto Salvo il 16 agosto 1903, si sposò nel 1940 a Pompei, con Antonia Salsone di Pellaro.
I Minniti sia Giuseppe il padre, che Santo il figlio, furono fattori presso la famiglia dei Marchesi Ramirez di Melito P.S.. Santo così come ho potuto vedere da giovane studiò a Reggio Calabria
conseguendo presso la Scuola Tecnica Commerciale Pareggiata nell’anno scolastico 1919-20 la licenza tecnica,
e a Marzo 1938 frequentò un corso speciale di Agrumicultura con ottimo esito, corso effettuato nell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Reggio Calabria. quale Fattore del marchese Antonio Ramirez, dove gli fu conferito dal Comitato Direttivo dell’Albo d’Onore dell’Industria e Agricoltura Italiana della Ricostruzione 1945-56, “IL DIPLOMA DI BENEMERENZA” con la seguente motivazione:”Per la tenacia che lo avvince alla fatica nobilissima dei campi; per la esemplare condotta nella famiglia e nella Società, per il benessere che apporta a se e al Paese Il Comitato Direttivo lo Iscrive alla Rass. Albo D’Onore dell’Agricoltura italiana” registrato al Trib. di Napoli il 6.3.56 ecco il profilo dell’uomo.
Un uomo dedito al lavoro che aveva la fiducia dei marchesi Ramirez tanto che con atto del notaio Antonino Familiari n. 2898 del 1940 fu autorizzato e nominato dal marchese Ramirez Giuseppe fu Antonio a rappresentare lo stesso dinanzi le conciliazioni di Melito, Montebello, Saline, Pentedattilo. in tutte le cause attive e passive, con facoltà di transigere e conciliare, compresi i giudizi di convalida di Licenze, autorizzandolo anche a nominare avvocati e procuratori legali, presentare istanze memorie e conclusioni e fare quanto altro occorre per l’espletamento del mandato.
Ho citato queste cose per dimostrare la fiducia che i Ramirez avevano di questa persona,
che svolgeva il suo compito con grande professionalità e serietà.
Dopo aver dato un’occhiata all’incartamento messomi a disposizione dalla figlia, ho capito che Santo era un uomo con molti interessi, che amava le cose del passato, infatti raccoglieva francobolli, monete, cartoline, tutto in modo ordinato, tra le cartoline molte dei marchesi di Melito, cartoline postali che il padre e la madre trasmettevano ad Antonio Ramirez al collegio Nazareno di Roma,
durante la sua vita militare etc..
Il marchese Antonio Ramirez nacque a Reggio Calabria l’01.06.1896 dal Marchese Francesco Ramirez e dalla Sig.ra marchesa Paviglianiti Anna. Il Marchese Antonio partì da volontario fu assegnato presso il Cavalleggeri di Lodi e destinato in zona di guerra in Grecia e svolse il servizio militare da semplice graduato fino a raggiungere il grado di tenente.
Il Marchese Antonio amava molto i cavalli eccovi alcune foto:
e un invito all’acquisto di cavalli
Una delle foto che ha acceso il mio interesse è questa qui di seguito, dove c’è il Marchese Antonio davanti alla propria abitazione, nella foto si vede la carrozza con i cavalli. Il marchese aveva nel suo parco 18 carrozze e 18 cavalli. Santo svolse il suo compito fino al 1969 data in cui il Marchese Antonio si trasferì a Siena, lavorando presso di Lui per ben 35 anni. Nella foto, davanti ai cavalli il custode, sopra la carrozza il cocchiere che era di Palermo, il primo a sin il marchese Antonio. Il 2° da sin Santo Minniti il 3° Antonio Crea, dopo il cuoco Giuseppe.
ed amava anche le automobili
In un certo periodo della sua vita è stato possessore di una “Itala” targata Napoli e di tante altre automobili.
Ecco due foto delle macchine per la lavorazione dell’essenza di bergamotto
(Foto Marchese Antonio Ramirez)
Nel 1823 il feudo passò per vendita dalle mani di D. Alessandro Clemente a D. Vincenzo Ramirez di Reggio Calabria che lo acquistò, favorendo l’introduzione di culture più pregiate e la costruzione di case coloniche, gli abitanti della frazione Annà, pagavano il censo al Comune per il pascolo degli animali. I Ramirez, pagarono questi censi ottenendo cosi i terreni che bonificarono. Costruirono le mura di confine con la fiumara, e circa 60 case coloniche, in mancanza di braccianti fecero trasferire molte famiglie da Cardeto e Croce Valanidi nelle case coloniche di Annà molti di questi cognomi infatti appartengono a famiglie da li provenienti. Davanti la casa dei Marchesi Ramirez vi era la piazza Baglio, cosi chiamata perché i contadini vi depositavano i prodotti che producevano, l’abbondanza era cosi vistosa che la piazza fu chiamata piazza del Bagliore, Baglio.
(Qui in questa vecchia foto si vede il canonino Mandalari, da Reggio Cal. ed altri)
Melito visse anche gli eventi delle due guerre mondiali e fa parte della memoria del Paese il bombardamento del 31.01.1943 che provocò la morte di tante persone che erano riunite in casa Ramirez e quello del 16 luglio 1943, verso l’undici ant. Un’aereo s’abbassò e lanciò 5 bombe vicino la fabbrica delle pipe alla marina, danneggiandola e uccidendo 11 ragazzi e un povero caporalmaggiore. Due di queste bombe penetrarono nella sabbia senza esplodere. Si dice, invece che verso il 15.01.1943 due grosse motonavi furono silurate da un sommergibile inglese, una nave calò a picco di fronte la Marina di Melito e oggi si trova in una secca alla profondità di 25 mt., l’altra danneggiata fini arenata sulla spiaggia senza affondare, si decise di scortare questa nave fino al porto di Messina per essere riparata. La nave partì da Melito verso Messina il 27 gennaio 43. Da terra un piccolo convoglio di automezzi munito di cannoni antiaerei sorvegliava la navigazione della nave, scortandola fino a Capo delle Armi. Dopo avere scortato la nave al ritorno, un guasto al motore di un camion fece sostare la colonna nei pressi della casa dei marchesi Ramirez, la colonna pare fu individuata da un aereo che segnalò quel luogo (tragica fatalità) fotografandolo come un obiettivo militare. La sera del 31 gennaio alle ore 20,00 mentre veniva bombardata Messina e il vescovo si era appena affacciato con gli altri a vedere la scena un aereo si portò sulla casa e sganciò otto bombe dirompenti che in pochi secondi provocò la morte dell’arcivescovo Enrico Montalbetti e di altre nove persone, tra cui il il Marchese Annunziato con la sua consorte Caterina Fieschi, Il figlio del marchese, Francesco Ramirez che era allievo Ufficiale alla Nunziatella di Napoli e nonostante rimase ferito, si rifiutò di essere operato per primo, per dare agli altri, compresi i propri genitori la possibilità di salvarsi, prodigandosi a far dare soccorso e pronunciando parole nobili in punto di morte, gli fu conferita la medaglia d’argento al valore militare. Un’altra vittima fu Don Rocco Trapani in servizio alla curia arcivescovile, il parroco di Anna’ don Giovanni Billari, i maggiori: Carlo Bertuscelli, Vincenzo Mirto e la moglie Beatrice, Filippo Notarbartolo. A Francesco Ramirez e a Mons. Enrico Montalbetti è stata dedicata una Piazza chiamata Baglio che si trova davanti alla chiesa di S. Giuseppe in contrada Anna’. Ecco la testimonianza dell’evento fatta dallo stesso Minniti presente al tragico evento:”Ad Annà il 31 gennaio 1943, un bombardamento falciò la vita di Mons. Enrico Montalbetti, di alcuni sacerdoti e di altra gente che era presente per rendere onore al Presule in visita pastorale. alle ore 19 di quello stesso giorno (31.01.1943) l’Arcivescovo si reca nella casa del marchese Ramirez assieme alle Autorità civili e militari. (per questa programmata visita i Ramirez avevano distribuito a tute le autorità, amici e conoscenti un apposito invito che qui di seguito riproduco).
Nell’attesa della cena gli invitati, l’arcivescovo e i Ramirez stanno sotto i portici, di detta casa anche per vedere lo Stretto di Messina illuminato a giorno dai bengala degli aerei nemici. Verso le 19.40 il cameriere Isser Giuseppe, avvisa il Marchese che la cena è pronta. Così tutti s’incamminano per rientrare a casa, ma in quel mentre l’ultimo aereo inglese che sorvolava la zona sgancia 5 bombe da 250 libbre. La prima bomba cadde a 10 mt. dalla casa, sulla sottostante piazzetta, provocando la morte dell’Arcivescovo e di altre 10 persone, altre 5 sono rimaste ferite, altre rimasero incolumi perché al riparo delle colonne dei portici…. La testa dell’Arcivescovo fu decapitata come se le avessero inferto un colpo di scimitarra… Tutti i morti e i feriti furono trasportati all’Ospedale di Melito ad eccezione dell’Arcivescovo. Io rimasi solo a vegliarlo per alcune ore, poi vennero i pompieri di Reggio Calabria… Francesco, il figlio del marchese Annunziato, gravemente ferito ad una spalla, morì nella stessa notte; rifiutò di essere medicato per primo esortando i medici a curare i suoi genitori, non sapendo che erano già morti. Per questo motivo le Autorità militari gli conferirono la medaglia d’argento e il Sindaco di Melito gli intitolò la strada vicino alla Stazione ferroviaria”.
A Pentedattilo
(Vecchia foto di Pentedattilo)
c’era una cappella dedicata a S. Giuseppe, i marchesi Domenico e Vincenzo Ramirez fecero costruire davanti la loro casa, una chiesa patronale dedicando la stessa a S. Giuseppe. la chiesa diventò parrocchia nel 1903. La Parrocchia venne distrutta nel tragico terremoto del 1908 e venne al suo posto costruita una chiesa baracca. Nell’anno dal 1929 al 1931 fu edificata una nuova chiesa in muratura, che subì danni nei bombardamenti del 1943 e fu restaurata dalla Curia nel 1959, altri danni subì la stessa chiesa nell’alluvione del 1971, riaperta al culto a dicembre 1988, dopo restauro.
Tra le foto in possesso di Antonio una interessantissima
quella di Ingrid Bergman, scattata sul terrazzo dell’albergo Moderno di Catanzaro il 4 aprile 1949 alle ore 12,30, chissà che non l’abbia scattata il marchese con le proprie mani. In quel periodo marzo 1949 la Bergman girava un film per Rossellini dal titolo “Stromboli terra di Dio” a Stromboli, cominciò durante questa lavorazione a trapelare l’indiscrezione della relazione sentimentale fra il regista e l’interprete di questo film. Fu a dicembre dello stesso anno la notizia della gravidanza della Bergman. Probabilmente fu in uno dei viaggi per Stromboli che la Bergman fu ritratta all’albergo Moderno di Catanzaro.
Non posso che ringraziare Giovanna Minniti che mi ha permesso di pubblicare questo piccolo angolo di storia di Melito.
Melito P.S., li 10.4.2012
daniele dattola
Esistono foto da giovane di Antonia Salsone? lavorava per i Ramirez? Si sa quando era nata?
grazie
mi dispiace non ho queste notizie
Invece grazie a un signore oggi posso risponderLe che Antonia Salsone è nata il 14.12.1910 morta il 13.3.1993 ho una foto col marito ma non so come mandarla dovrebbe mandare un indirizzo email o un suo recapito telefonico