Attraverso il mio sito www.dattola.com ho cercato sempre di fare un po di storia dei nostri centri e fatto articoli inerenti Africo e il suo territorio a cui vi rimando
Nel Palazzo degli Alberti, di notevole stile, posto sulla via Nazionale, nel bivio per Taranto-Reggio Calabria e l’Aspromonte, fatto costruire da (Don Domenico Alberti nel 1667), vi è un palazzo nella cui entrata principale si trovano in bella vista due splendide colonne con capitelli dorici sicuramente recuperati da qualche precedente monumento,
e ci sono due importanti epigrafi in latino impresse su marmo “parce Manu viator” etc. che tradotto:”Fermati un poco, o viandante, pregusta almeno con gli occhi, questi ameni giardini, deliziose dolcezze che il Marchese di Pentedattilo
Domenico Alberti scelse fra i resti della Magna Grecia e pose sotto il patrocinio dell’Immacolata Vergine protettrice di questo luogo”.
L’altra “Laeta sub Hoc Coelo” che tradotto: “ Ecco che la gioconda aurea lietamente spira sotto questo cielo; ora spandendo dolcezza, splendono le terre di miele, nel tempo di Don Domenico Alberti marchese di Pentedattilo, nell’anno del signore 1667”. Essa fu utilizzata come residenza del Marchese di Pentadattilo sede delle sue attività agricole. Durante lo sbarco di Garibaldi “poiché il bombardamento aveva già ferito e uccisi parecchi volontari, l’Ospedale fu posto all’altro capo del loro schieramento, dentro Melito stesso, nel grande palazzo, pure dei Ramirez, ma in origine anch’esso degli Alberti, già splendida villa munita e indi abbellita da verzieri alveari e statue, sita in piazza casino che da essa suppongo prende il nome.In quell’edificio furono trasportati, e curati, e precisamente al pianterreno, nei due bassi posti a destra guardando, i moribondi e i feriti, di quella giornata. Tutto ciò nella tarda mattina di quella domenica d’agosto 1860. E questo fu, se non erro, per quanto sembri assurdo e improbabile, l’unico luogo di cura, posto al limite dello scacchiere a circa 3 km dal punto di sbarco, che lo Stato Maggiore eresse nel settore di Melito. E i feriti arrivavano dignitosi e silenti”.
Riprendendo questo tema dico:” o viandante se ti trovi a passare per Melito soffermati a guardare le albe e i Tramonti che sono un meraviglioso cantico della natura.
buona visione.
Melito di Porto Salvo, li 23.11.2014
daniele dattola
E’ da dicembre 2013 che La “Rete delle grandi Macchine a spalla” è da questa data, patrimonio immateriale dell’umanità. A Baku, in Azerbaijan, con un giorno di anticipo sulla tabella di marcia è arrivato il riconoscimento dell’Unesco. Macchina di Santa Rosa, Varia di Palmi, Candelieri di Sassari e Gigli di Nola sono dunque ufficialmente iscritti nella “Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity”.(ANSA).
Dunque anche noi per la curiosità mediatica ci siamo voluti recare a Palmi, in questa magnifica città calabrese per partecipare all’evento che si ripete nell’ultima domenica di Agosto. Uno spettacolo di folla, gli emigranti rientrati per la pausa estiva da tutte le regioni d’Italia, e i cittadini provenienti da tutte le parti della Calabria, erano presenti per assistere a questo spettacolo , unico al mondo, fatto in onore della Madonna della Lettera. Molte delegazioni hanno assistito alla cerimonia, tra cui, una delegazione della Varia di Messina, Autorità Civili, Politiche e Militari. La cerimonia celebra l’assunzione della Vergine in cielo. Dopo la S. Messa della mattina al Duomo, il pomeriggio, un lungo corteo con a capo il Sindaco si è recato a casa Tigano per prendere ed accompagnare l’Animella, questa è stata presa e portata su una portantina adornata di Palme.
Una volta raggiunto il carro, la ragazzina, è stata assicurata, al suo posto nella parte più alta che è a circa 16 mt. dal terreno. Una volta che la varia era pronta, dopo un colpo di cannone la processione ha avuto l’avvio. Nei tempi passati il percorso veniva fatto di corsa ma oggi per questioni di sicurezza tutto ciò viene evitato. La durata si svolge in circa 8 minuti.
Quest’anno davanti al mare non hanno girato il carro, bensì l’Animella. La processione si svolge lungo tutto il Corso principale di Palmi, arriva difronte al mare, Nei tempi passati, quando la processione terminava l’Animella si faceva scendere assicurandola per mezzo di una lunga scala oggi invece sono i vigili del fuoco a farla scendere. Non è una cosa facile stare in quella posizione e a quell’altezza, infatti una figura che gli sta molto vicino, il Padreterno, la sorregge e gli raccomanda lungo il percorso di non guardare mai a terra, quest’anno una processione riuscitissima e molto ben organizzata.
Questa processione ha origini antichissime 1500, cos’è la Varia è un carro trionfale alto 16 mt. dal peso di 20 tonnellate, ha una struttura in ferro, con la base detta “cippu” costruita con travi di legno, sotto di esse ci sono due lunghe travi sottili dove si sistemano 200 giovani che provvedono a trasportarla, questi sono chiamati “Mbuttaturi” e appartengono alle categorie dei marinai, degli artigiani, dei mulattieri, dei contadini, dei bovari. Ci sono anche due robuste corde che vengono tirate dal popolo. Nella parte più alta si sistema il padreterno, che sostiene l’Animella, che rappresenta la Madonna e appare come sospesa nell’aria. Più giù sulla nuvola insieme al sole , alla luna e alle stelle ci sono fissati 30 bambini angioletti. Di sotto un cerchio che gira gli angeli, il sacerdote, il chierichetto e gli apostoli. La ragazza scelta per Animella, tra le più povere e belle della città, riceverà parecchi regali e deve essere di età compresa tra 10 e 12 anni. Oltre all’animella una figura molto importante è quella del Padreterno che sostiene e da forza alla ragazza. Alla fine della serata il concerto di Alex Britti
vedrete nelle gallerie che seguonole foto, scattate per questo evento da mia figlia Luigia Dattola.
Palmi, 31.8.2014
daniele dattola
In occasione dei festeggiamenti religiosi e civili in onore della protettrice S. Anna, ci siamo recati la sera del 26 a Staiti la festa si è svolta dal 16 al 26 luglio. Siamo arrivati di sera in questo paesino sito a 500 mt. s.l.m., da li una bella vista della fiumara di Bruzzano, un bel Paese, ben raccolto, risalente al 1500, che prende il nome dai proprietari che erano gli Staiti, ben tenuto, le stradine sono molto ben curate, si vede che è costruito sulla roccia, è cosi ben fatto che percorrendo le piccole stradine, si avverte un senso di sicurezza, oggi conta circa 260 abitanti, ma d’estate tornano gli emigrati da ogni parte d’Italia e d’Europa e i devoti dei paesi vicini, per cui Staiti diventa un paese vivace e palpitante, tutti tornano in occasione delle vacanze e della festa di S. Anna che costituisce il momento culminante della vita religiosa e civile della comunità staitese. Dopo avere attraversato alcuni vicoli arriviamo nella piazza principale dove è posta la chiesa di S. Maria della Vittoria, luogo di incontro dei cittadini, una comunità piccola ma solida, che a tutt’oggi mantiene viva la cultura musicale bandistica,
entriamo nella chiesa e usciti vediamo il palco dove si esibiranno i Mattanza.
Una serata ventosa ma resa piacevole dal clima festoso, in alcuni punti vengono venduti i panini e le caratteristiche pitte. Molti sono venuti dai paesi vicini per ascoltare questo gruppo famosissimo, che da più di 30 anni, attraverso il suo capo storico Mimmo Martino rappresenta la nostra musica popolare,
Mimmo Martino è riuscito attraverso la sua ricerca, e la meticolosa passione che lo contraddistingue a trovare, trasformare e proporre i brani migliori della musica etnico popolare riproponendola attraverso i suoi concerti, con grande professionalità, facendoci amare questa musica che ognuno di noi porta dentro, e attraverso la sua musica la celebriamo ogni volta, rivivendola e amandola.
Dopo essere saliti sul palco il gruppo cosi costituito:
MIMMO MARTINO: voce, flauto dolce, percussioni, armonica
ENZO PETEA e GINO MATTIANI: fisarmonica, tastiere,
FABIO MORAGAS: chitarra battente, chitarra classica,
ROBERTO ARICO’: basso, contrabbasso
MARIO LO CASCIO: chitarre, lira calabrese,
ROSAMARIA SCOPELLITI voce,
GIACOMO FARINA (ex KUNSERTU): tamburi a cornice e percussioni.
Ha iniziato il concerto. Mimmo Martino, storico fondatore, che ha terminato l’evento con la famosa frase: : “Un popolo senza storia è come un albero senza radici: è destinato a morire!”, ecco il loro intento, mantenere viva la tradizione popolare calabrese che la modernità può rischiare di modificare e cancellare. Un impegno che tende a valorizzare le tradizioni e la cultura musicale della nostra terra e dell’area del Mediterraneo. Una serata con il gruppo in gran forma, nonostante il vento teso, suoni melodiosi e ritmici uscivano dalla strumentazione in loro possesso tipica della tradizione calabrese, il flauto, l’armonica, la lira, il mandolino, il tamburello. Un grande concerto seguitissimo dalla piazza che ha applaudito a lungo il gruppo. Auguro a loro un sempre maggior successo e crescita musicale, bravo e complimenti Mimmo.
Dopo i Mattanza il tradizionale e bellissimo ballo dell’asino (u camiddu), ed infine uno splendido spettacolo pirotecnico.
Staiti, li 26.7.2014
daniele dattola
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Chi ha (trova) un’amico ha (trova) un tesoro. Gli amici si devono accettare così come sono, con i pregi e qualche volta con i difetti ( se ne hanno), quando si vedono i difetti degli altri in genere non si notano i propri.
Nel lontano Luglio 2011 Carmelo Giuseppe Nucera, Presidente del Circolo Culturale “Apodiafazzi”, già sindaco di Bova, (voglio qui operare come fanno nell’Associazione Unicef , badano alla bontà degli uomini e al loro modo di fare senza citare i titoli che possiedono) comunque dottore è,
mi ha regalato un volume con questa dedica:”Al Carissimo amico daniele dattola con stima e amicizia”.
Il titolo è:”Bova Storia di una Comunità Greca di Calabria”, scritto da Carmelo Giuseppe Nucera, G. Caridi, ed E. Cozzetto, edito da Associazione culturale “Apodiafazzi”.
Così come in genera faccio, tornato a casa, lo depositai in libreria in attesa di tempi migliori e vuoi per un motivo, vuoi per un altro, oggi, dopo tanto tempo ho avuto modo e mi sono reso conto, leggendolo che è veramente un ottimo libro. Dopo averlo letto, con molta modestia, consiglio la sua lettura, a chi è particolarmente interessato alla storia di Bova, a chi ama la storia di questo territorio e a tutti quelli che amano leggere un buon libro di storia. Ci tengo a precisare, comunque, che questa non è un’operazione commerciale. Il libro, curato nei minimi particolari, inizia con una lettera dell’Autore scritta al Presidente della Repubblica, On.le Giorgio Napolitano con cui evidenzia le origini greche della nostra gente e dove Lo mette a conoscenza che intorno al 730 a.C. coloni provenienti da Calcide, insieme ad un gruppo di Messeni approdarono sul fiume Apsias (attuale Calopinace) e fondarono Reggio, una delle più importanti città della Magna Grecia. Ben presto dice il Nucera i cittadini reggini, divennero fedeli alleati di Atene. Tanto è vero che ad Atene, nel cimitero dal V° sec a.C., ci sono le ceneri dell’ambasciatore di Reggio Sileno, che era andato li per ottenere questa alleanza, quando la guerra del Peloponneso portò a Reggio l’armata navale dei Greci contro i siracusani. Nell’epigramma sepolcrale e’ scritto: ”Un tempo la vasta Atene seppellì questo eroe, venuto dalla patria qui per un’alleanza: è infatti Sileno figlio di Foco, che già nutri Reggio felice, uomo giustissimo”.
Il mare Jonio fu navigato dai Greci verso l’occidente per secoli e secoli, era una tappa d’obbligo per quelli che lo attraversavano per raggiungere il Tirreno. Cosa trasportavano le navi?, anfore,vasi dipinti, grosse giare piene di olio,
vino, grano per i loro commerci, invece i reggini si recavano ad Atene, per studiare, diventare filosofi o filologi, cosi quando tornavano in patria insegnavano nelle scuole. La cultura a Reggio era alta cultura. Reggio fu l’Atene, la seconda Atene del mondo antico. Nucera conclude la lettera dando il benvenuto al Presidente nella Reggio di cultura greca e lo invita a sollecitare le istituzioni della Calabria e il Governo Nazionale a concordare ed attuare un progetto per lo sviluppo e il lavoro in questa terra dove l’emigrazione decapita le forze del cambiamento, per rinverdire la lotta ai poteri mafiosi, che soffocano la Comunità per la mitigazione dei rischi: il sismico, l’idrogeologico, la desertificazione e io aggiungo la decarbonizzazione del territorio laddove qualcuno vorrebbe fare il contrario.
Chissà se il Presidente ha mai risposto a questa richiesta??? Continua il Nucera e’ necessario un progetto per la valorizzazione dei beni e delle aree archeologiche e, per la minoranza calabro-greca, il rispetto della Legge 482/99 che prevede l’insegnamento nelle scuole della lingua e l’intervento programmato del sistema radiotelevisivo pubblico.
La premessa continua con due interessantissime lettere, una di Domenico Raso, una di Fausto Cozzetto.
Si entra nel vivo della storia di Bova con articoli, che trattano delle diverse età, completi e variegati tutti scritti da eminenti personaggi, uno diverso dall’altro tra questi vi voglio citare :
Nell’Età Antica:
Le scoperte del Neolitico fatte dal Prof. Jon Robb dell’Università di Cambridge e dalla sua equipe, nel territorio di Bova, Umbro, Penitenzeria, San Salvatore etc. Di queste cose me ne sono occupato anche io in qualche articolo del mio sito, ma nel libro le argomentazioni sono più collegate tra di loro e molto professionalmente bene esposte. Un altro articolo è scritto dall’eminente prof. Franco Mosino dove viene esposta una storia della città di Reggio in modo lodevole il titolo è: ”Dal poema dell’Odissea ai Calabro-Greci passando attraverso il laboratorio filologico del reggino Teagene (VI° sec. A.C.) ed infine un articolo del Prof. Filippo Violi dove si tratta di un antico rito bovese: “La Palma di Bova”. Demetra e Persefone?
Nell’Età Medievale:
L’orma della Regina. Identità urbana e funzioni territoriali di Bova Medievale, di Francesco Campenni;
Bova nel Medioevo, Annotazioni archeologiche, di Francesco Antonio Cuteri;
I Vescovi di Bova in epoca medievale nelle carte ASV (Archivio Segreto Vaticano), di Francesco Sepe;
Età Moderna:
Etnia, Economia e religiosità in una comunità grecanica in età moderna di Renata Ciaccio;
Bova e l’avvio dell’età moderna, di Fulvio Mazza;
La fine del rito greco in Calabria e nella Diocesi di Bova, di Carmelo Giuseppe Nucera;
I Vescovi della Diocesi latinizzata di Bova nella prima età moderna (1500, 1600), di Enzo D’Agostino;
La Comunità Italo-Greca in Calabria, di Thimoty Violi;
Il busto e il reliquario di S.Leo nel santuario omonimo di Bova, di Pasquale Faenza;
Il Tipikon della cattedrale di Bova, di Antonio Scordino;
Documenti d’archivio sulla contea di Bova, di Domenica Lia Baldissarro;
Il Risorgimento:
Da Bova a Bova Marina, di Rosa Ciacco;
I fratelli Plutino e i grecanici nel Risorgimento, di Pietro Stilo;
Alla “Marina”. L’avvio del processo di urbanizzazione a valle di Bova, di Giuseppe Caridi;
Un microcosmo produttivo: il mulino ad acqua, di Delia Franco;
Memoria e quotidianità tra le carte d’archivio, di Francesca Tripodi;
Il Novecento:
Una forte identità politico civile: Bova nel Novecento, di Rossana Sicilia;
Bova e l’eredità socioeconomica ottocentesca, di Cristian Biancofiore;
To Laiini: storia di un lemma bovese, di Irene Campolo;
Suppliche alla Santa Sede contro l’abolizione della Diocesi di Bova o l’aggregazione ad altre, di A. Chilà;
Cutry Vincenzo e la Banda musicale di Bova, del Sac. Domenico Iiriti;
Epilogo e Appendice
La lingua greca in Calabria, di Gehrard Rohlfs;
Il manoscritto dell’Alagna, di Maria Pia Mazzitelli.
Come potete notare gli argomenti, ricomprendono un periodo che va dall’età antica a oggi, quindi si capisce benissimo che è un libro completo di tutta la Storia di Bova. Volutamente non mi addentro negli argomenti sarebbe come svelarne tutti i contenuti. Vi posso assicurare che è un buon libro che ognuno di noi che ama la storia dei paesi grecanici dovrebbe tenere in libreria. Non mi chiedete il prezzo perché per me è stato un regalo, chiunque è interessato all’acquisto può contattare il presidente del Circolo Culturale Apodiafazi per la difesa e la valorizzazione della lingua greco-calabra, Giuseppe Carmelo Nucera attraverso il sito
www.apodiafazzi.it
Occorre sempre guardare bene nel passato per avere un futuro migliore
Melito di Porto Salvo, li 16.7.2014
daniele dattola
Dopo gli interessanti convegni fatti a Bova Marina, (1) voglio trattare in questo articolo dei ritrovamenti del neolitico nella costa Jonica del reggino, con particolare riferimento agli interessanti ritrovamenti effettuati a San Salvatore territorio posto nei campi di Bova (RC). (2) (3) Cito Sebastiano Stranges Ellesmere, perché Sebastiano, ispettore onorario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (4) ha, negli anni 80, il merito di avere mappato il territorio della costa Jonica meridionale reggina, mettendo in rilievo, insieme a Luigi Saccà di Bova i posti dove si trovavano reperti archeologici e mi riferisco a quelli del neolitico. Sebastiano l’ho voluto ricordare perché in queste cose spesso la verità viene a volte modificata, ed ecco io la voglio dire nella maniera corretta. Grazie al lavoro di questi ed altri indomabili ricercatori e alle loro notizie, molti studiosi, famosi in tutto il mondo, si sono occupati di questa materia avvalendosi delle loro notizie. Il prof. Tinè, ha redatto una prima mappatura di centinaia di siti, ritrovati da questi mappatori e studiosi. Dopo di Lui il prof. John Robb dell’Università di Cambridge, (5) ha integrato le ricerche per il territorio di Bova e Bova Marina, effettuando scavi che hanno dato una svolta importantissima sugli insediamenti del neolitico nella provincia di Reggio. Voglio qui ricordare che questi reperti del neolitico sono stati trovati in vari luoghi della costa ionica e precisamente a Saline, Melito, Condofuri, Bova e Bova Marina, Palizzi e Capo Spartivento nell’omonima fiumara. Oggi i reperti più importanti sono esposti presso i Musei di Reggio, Locri e anche Bova Marina. Il prof John Robb dell’Università di Cambridge, moltissimi anni fa in conseguenza delle segnalazioni di Sebastiano Stranges, chiese al Ministero competente e al Museo di Reggio Calabria, di poter effettuare delle ricerche nel territorio di Bova Marina, poiché quest’ultimo presentava una ricchezza di reperti del periodo neolitico. Il prof. Robb collaborato dalla Sopraintendenza archeologica di Reggio, nella persona dell’archeologo responsabile della zona Dr.ssa Emilia Andronico (6) e da numerosi esperti universitari di tutto il mondo Leicester, Southampton, New York, Michigan, Durham, Birmingham, ed Oxford iniziarono la ricognizione di quel territorio, mappando i reperti del neolitico. La maggior parte sono reperti di area Stentinelliana. Le analisi col C.14 danno la presenza umana risalente a 5800 anni a. C. Subito furono trovati importanti reperti a S.Aniceto, Umbro, Penitenzeria e San Salvatore io vi voglio descrivere i reperti di San Salvatore, perché il sito è insolito, in quanto posto in un luogo situato nei Campi di Bova a 1300 mt. di altezza, attraversato da una pineta, in un’area di circa un ettaro, trattasi di reperti archeologici trovati in una zona la più alta della fascia ionica, un luogo fortificato. La prima domanda che ci si pone:” Come mai una fortezza risalente al VI° sec. a. C. in un luogo cosi alto? Sicuramente sanciva un confine tra due grandi potenze probabilmente RC e Locri. Sicuramente in quel posto un po pianeggiante venivano coltivate piante e utilizzato il legname, ricco di resina, dell’entroterra calabrese, famoso ai greci. (7) (8) Durante gli scavi diretti da LIN FOXHALL, Prof. di Archeologia greca, presso l’Università di Leicester (Regno Unito) (9)sono emersi un grosso e ampio muro di cinta lungo 34 m in direzione nord-sud e 29 m in direzione est-ovest. ed una torre da qui deriva che l’insediamento era fortificato, della dimensione di 7 mq. Nel sito vi sono numerose tegole a testimoniare il crollo del tetto, vi sono anche i resti di elementi strutturali lignei della torre costituiti da travi in legno. Sotto questo materiale tracce di carbone ed elementi incendiati, distinguibili frammenti di legno incendiato di grande dimensioni che erano le travi. (10) Nella porta della scalinata d’accesso, una punta di freccia conficcata. Nel pavimento della torre frammenti di ceramica ben conservati contenitori da fuoco, ceramica comune e vasellame per cibo e bevande in ceramica a vernice nera.(11) Al di fuori del muro occidentale della torre sono stati rinvenuti numerosi frammenti ossei di animali, e almeno uno di essi mostra tracce di macellazione. Si tratta indubbiamente di resti di pasto gettati dagli abitanti del sito. Questi reperti indicano che la torre fu utilizzata come alloggio e probabilmente anche come magazzino per lo stoccaggio delle derrate. La ceramica più tarda rinvenuta nei livelli di distruzione indica che l’incendio ebbe luogo nel V sec. a.C. Fuori della torre sono state rinvenute nove cuspidi in bronzo,(12) una punta di giavellotto in ferro,(13) pezzi di armatura in bronzo. (14), una punta di lancia. (13 Bis) L’incendio è avvenuto a causa di un violento attacco. Il recipiente più interessante è il resto di una coppa ionica fattura risalente al VI° sec. a.C. verniciata a strice rosse e nere, su questo manufatto il nome graffito Σ[Ι]ΜΟΝ. “SIMON” è parola di origine greca, come attestato da Senofonte e Aristofane, e quindi questo reperto risale al VI° Sec. a. C. (15) I vasi di tipo indigeno sono numerosi , cosi quelli tipo greco di ceramica fine, ceramica comune e recipienti per cucinare. Sono stati anche trovati un gran numero di piccoli ciottoli che sembrano proiettili per fionda. (16) In un deposito rituale risalente alla costruzione della fortezza è stata trovata una statuetta di alabastro una Kore che tiene nella mano destra una colomba, risalente al VI° sec. a.C., (17) deposta con la faccia in giù, con vicino quattro piccole brocche, una con il fondo bucato. (18) La statuetta che probabilmente rappresenta Persefone, oggi è conservata nel Piccolo Museo di Bova Marina loc. S. Pasquale. Questi reperti datano la costruzione dell’edificio sicuramente al periodo del VI° secolo a.C. Probabilmente il sito è stato occupato per un breve periodo. Le ceramiche rinvenute nelle parti incendiate sono databili al V° sec a.C.. Ancora oggi non si può stabilire chi ha assaltato il sito, che è stato incendiato e da allora in poi mai più occupato. Una ricostruzione puntuale e più professionale la troverete edita dal prof. John Robb, dell’Università di Cambridge nel lavoro:” Bova Marina Archaeological Project” nel seguente link: http://www.arch.cam.ac.uk/research/projects/bova-marina/bmap-files/bmap-2007-report.pdf Qui di seguito le foto dei ritrovamenti alcune tratte da questo stesso sito.
Melito di Porto Salvo, li 6.7.2014 daniele dattola
Sabato 14 giugno 2014, alle ore 18.00, presso il lungomare di Lazzaro, ristorante “Acccademia” , con il patrocinio del Comune di Motta S. Giovanni, l’Associazione culturale Athena, e Disoblio Edizioni, è stato presentato il libro: “LEUCOPETRA – La Storia Greco-Romana della Città” di Saverio Verduci.
La Sala era gremita di persone,
e in modo particolare di amanti dei temi che riguardano la nostra storia le nostre radici e posso dire che molti di noi ci siamo ritrovati in questa Sala. Tra questi il Presidente del Circolo Culturale “Apodiafazzi” Dr. Carmelo Giuseppe Nucera
e il Dr. Sebastiano Stranges Ellesmere, noto studioso, Ispettore Onorario del Ministero dei Beni Culturali.
Vari ed interessanti sono stati tutti gli interventi, quello del Sindaco di Motta San Giovanni, ing. Paolo Laganà,
del Vice Sindaco, della Responsabile Associazione Culturale Athena dr.ssa Sara Crea,
dell’Assessore Comunale di Motta S.Giovanni Dr.ssa Carmela Latella Marcianò, applauditissima quando alla fine dell’intervento ha posto l’accento sulla fabbrica a Carbone di Saline.
Interessante l’intervento del Ricercatore e scrittore Natale Zappalà che ha curato la Prefazione del libro.
Molto interessante l’intervento della Dr.ssa Antonella Repaci studiosa di Numismatica e Archeologia, che è stata precisa e sintetica nello stesso tempo.
Infine gli interventi del Direttore del Centro Documentazione Parco Archeoderi di Bova Marina dr. Franco Tuscano,
e dell’editore Disoblio dr. Salvatore Bellantone.
Infine l’intervento del Dr. Saverio Verduci,
storico e giornalista divulgatore, che con questo libro ha sancito la sua entrata in questo mondo alla continua ricerca della memoria storica, egli dice che la memoria ha il fondamentale compito di demandare alle future generazioni un flusso continuo di informazioni utili per comprendere l’identità storico-culturale alla quale si appartiene. Conoscendo la nostra storia e riappropriandoci delle nostre radici potremo da un lato capire realmente “chi siamo” e dall’altro lato studiare e valorizzare il nostro territorio e i nostri piccoli “tesori” che in esso si sono conservati, superando il tempo e ogni “tempo”. In questo libro, attraverso l’analisi dei dati storici, epigrafici ed archeologici, ha ricostruito la storia di Leucopetra-Lazzaro, dalla sua nascita fino alla tarda antichità, esaminando e analizzando i reperti presenti in quel territorio che sono le tracce inequivocabili del nostro illustre passato. Prima del suo intervento Verduci ha acceso una lanterna accendendo cosi simbolicamente la luce della conoscenza del nostro passato della nostra storia.
Complimenti a Saverio, al suo libro e alla sua iniziativa.
Lazzaro, li 14.6.2014
daniele dattola
In data 7.6.2014 alle ore 18.30, a RC presso i locali della chiesa Ortodossa S. Paolo dei Greci ha avuto luogo un interessantissimo incontro, organizzato dal Presidente del Circolo culturale “Apodiafazzi” Dr. Carmelo Giuseppe Nucera, con conversazione sul tema:”VALENZE ECONOMICHE DEI FLUSSI TURISTICI LEGATI ALLA FRUIZIONE DEI SITI ARCHEOLOGICI E DEI LUOGHI DELLA SPIRITUALITÀ, NEI TERRITORI DELLE COLONIE MAGNO GRECHE DELLA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA”.
Il Dr. Carmelo Giuseppe Nucera ha introdotto l’architetto Marianna Savrami.
La Savrami, nella giornata di ieri ha concluso nella Ns. Università Mediterranea, il dottorato di ricerca, dopo avere conseguito la laurea in Architettura presso l’Università di Genova. Ritornata dopo la Laurea in Grecia, questa donna che si presenta in modo umile e dolce, in Grecia dal 1994 ha assunto un lavoro importante presso il Ministero dei Beni Culturali e dopo presso la Soprintendenza Bizantina di Atene, oggi ricopre un’importante incarico nel settore Tecnico del Museo Numismatico di Atene, è membro dell’Eikonos greco con incarico di Tesoriere e si occupa della gestione del patrimonio archeologico ed è nel Comitato Scientifico internazionale dei paesi storici.
Il Dr. Nucera ha fatto presente, dopo averla ringraziata, che dopo l’Università di Genova, Lei ha scelto per il dottorato RC in quanto sente, come noi lo sentiamo, un legame forte tra la Grecia e la Magna Grecia, tanto da aver favorito una serie di scambi e di gemellaggi con varie importanti associazioni culturali italo greche.
L’architetto Marianna Savrami a conclusione del dottorato di ricerca presso l’ Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha relazionato sulla sua idea progettuale, che nasce con l’intento di valorizzare i flussi turistici, legati alla fruizione dei luoghi di spiritualità, tipici dei territori della provincia di Reggio Calabria e del patrimonio archeologico delle colonie magno-greche.
A conclusione del lavoro, nella quinta parte, fa la tesi di un piano di valorizzazione delle risorse culturali delle Colonie Magno Greche della Provincia di RC e traccia vari itinerari:
Il 1° itinerario è relativo alle colonie Magno greche ed include Crotone per le sue caratteristiche comuni al territorio reggino,
in modo particolare viene messo in mostra il primo calcolatore, ritrovato in Grecia:” il meccanismo di Antikithira”,
che rappresenta il primo calcolatore realizzato e progettato sui principi di Archimede Pitagorico, originario di Crotone. Antikithira è un’isola tra il Peloponneso e Creta, è un calcolatore meccanico databile tra il 650 o 100 a. C., delle dimensioni di 30 x 50 cm, si tratta di un sofisticato planetario, mosso da ruote dentate, che serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei 5 pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i giorni, i mesi, le date dei giochi olimpici.
Oggi la macchina è conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene, più lo studiano, più sorprende, è uno dei più famosi e studiati reperti archeologici, che rappresenta da anni un vero e proprio rompicapo per la storia della scienza e della tecnologia, è stato trovato in una raccolta di frammenti di bronzo, ripescati nel 1900 da un gruppo di pescatori di spugne in un relitto datato intorno al 65 a.C., vicino all’omonima isoletta greca. Le poche iscrizioni leggibili con nomi di costellazioni del sole, della luna, fecero capire da subito che i frammenti di quanto restava erano di una sorta di calendario astronomico, nel corso degli anni le analisi condotte da diversi studiosi portarono a pensare che si trattasse del primo meccanismo conosciuto basato su un sistema d’ingranaggi.
Ora le ricerche pubblicate descrivono un meccanismo ancora più complesso, avanti nei tempi più di quanto si credesse, un vero e proprio computer, anti litteram, in grado di calcolare, rappresentando rapporti matematici di grande complessità, attraverso il rapporto tra il numero dei denti dei diversi ingranaggi, le principali variabili astronomiche. E’ un reperto forse il più importante negli ultimi secoli ritrovato. Non si può muovere in quanto molto fragile. Forse, con le opportune autorizzazioni, si potrebbe portare una copia in Italia.
2° Itinerario Analisi del territorio delle minoranze linguistiche che in passato apparteneva a questa cultura e dell’Isola Ellenofona come territorio dove ancora oggi si parla l’idioma grecanico.
3° Itinerario Sui beni naturalistici ambientali.
4° Itinerario Valorizzare le risorse del rito Greco Bizantino che sono rappresentati dai luoghi di spiritualità, grotte, strade del culto etc.
5° Itinerario Si fa riferimento alle feste religiose, come polo di attrazione turistica, qui la dr.ssa Savrami ha messo in evidenza, che la festa della varia di Palmi è diventata patrimonio dell’umanità, cioè un bene riconosciuto a livello mondiale.
6° Itinerario Propone la valorizzazione di due prodotti tipici calabresi il bergamotto e il cedro.
La Dr.ssa Savrami conclude dicendo che solo utilizzando i tre elementi essenziali del passaggio culturale Il Bene, l’Uomo e l’Ambiente, come una realtà unica, si può arrivare allo sviluppo sostenibile di un sistema integrale di valorizzazione dell’ambiente.
Durante gli interventi, Il Dr. Nucera Giuseppe Carmelo, Presidente Apodiafazzi, ha sostenuto che al Museo Ceramico di Atene c’è una stele con epigrafe, realizzata dagli Ateniesi, per un reggino che perorò l’Alleanza in occasione dell’accordo tra Reggio ed Atene. Il signore in questione si chiamava Sileno, figlio di Fobo, che andò ad Atene, dalla Reggio “giusta e gentile”, (siamo prima del IV° sec. a.C., ed Atene aveva questo giudizio della città di Reggio). Il Dr. Nucera continua dicendo che questa epigrafe dell’Alleanza, noi non ce l’abbiamo perché si trova al British Museum, così come tante opere della Grecia e Magna Grecia si trovano nei Musei di tutto il mondo, tranne che nei nostri Musei.
A Reggio è stata realizzata una pubblicazione dal Presidente Apodiafazzi Nucera e il Prof. Mosino, nella quale sono riportate le due epigrafi di Atene e del British Museum. Non potendo farci restituire la stele conservata nel Britsh Museum, ed essendo l’altra conservata nei depositi del Museo di Atene, il Dr. Nucera ha chiesto alla Savrami di interessarsi affinché l’epigrafe conservata nei depositi del Museo di Atene sia riportata alla giusta luce rinsaldando con la città di Atene questa antica amicizia. Inoltre, ha richiesto alla Savrami di metterci a conoscenza delle monete coniate a Reggio e conservate nel Museo di Atene.
Non possiamo che complimentarci con il Dr. Carmelo Giuseppe Nucera, Presidente del Circolo culturale “Apodiafazzi” e la Dr.ssa Savrami che ci hanno regalato una splendida serata culturale.
Reggio Calabria, li 7.6.2014
daniele dattola
il 2.4.2014 ho trattato questo argomento nel mio sito, in questo link a cui vi rimando:
http://dattola.com/22424/melito-ai-tempi-della-citt-di-tukki-la-vallata-del-tuccio/
L’argomento è interessantissimo, non mi resta che ringraziare il Circolo Culturale “Meli” di Melito P.S., che come sempre in queste occasioni, dimostra sensibilità verso questi temi, ed ha organizzato con tempestività questo Convegno.
Melito di Porto Salvo, li 4.6.2014
daniele dattola