Dopo gli interessanti convegni fatti a Bova Marina, (1) voglio trattare in questo articolo dei ritrovamenti del neolitico nella costa Jonica del reggino, con particolare riferimento agli interessanti ritrovamenti effettuati a San Salvatore territorio posto nei campi di Bova (RC). (2) (3) Cito Sebastiano Stranges Ellesmere, perché Sebastiano, ispettore onorario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (4) ha, negli anni 80, il merito di avere mappato il territorio della costa Jonica meridionale reggina, mettendo in rilievo, insieme a Luigi Saccà di Bova i posti dove si trovavano reperti archeologici e mi riferisco a quelli del neolitico. Sebastiano l’ho voluto ricordare perché in queste cose spesso la verità viene a volte modificata, ed ecco io la voglio dire nella maniera corretta. Grazie al lavoro di questi ed altri indomabili ricercatori e alle loro notizie, molti studiosi, famosi in tutto il mondo, si sono occupati di questa materia avvalendosi delle loro notizie. Il prof. Tinè, ha redatto una prima mappatura di centinaia di siti, ritrovati da questi mappatori e studiosi. Dopo di Lui il prof. John Robb dell’Università di Cambridge, (5) ha integrato le ricerche per il territorio di Bova e Bova Marina, effettuando scavi che hanno dato una svolta importantissima sugli insediamenti del neolitico nella provincia di Reggio. Voglio qui ricordare che questi reperti del neolitico sono stati trovati in vari luoghi della costa ionica e precisamente a Saline, Melito, Condofuri, Bova e Bova Marina, Palizzi e Capo Spartivento nell’omonima fiumara. Oggi i reperti più importanti sono esposti presso i Musei di Reggio, Locri e anche Bova Marina. Il prof John Robb dell’Università di Cambridge, moltissimi anni fa in conseguenza delle segnalazioni di Sebastiano Stranges, chiese al Ministero competente e al Museo di Reggio Calabria, di poter effettuare delle ricerche nel territorio di Bova Marina, poiché quest’ultimo presentava una ricchezza di reperti del periodo neolitico. Il prof. Robb collaborato dalla Sopraintendenza archeologica di Reggio, nella persona dell’archeologo responsabile della zona Dr.ssa Emilia Andronico (6) e da numerosi esperti universitari di tutto il mondo Leicester, Southampton, New York, Michigan, Durham, Birmingham, ed Oxford iniziarono la ricognizione di quel territorio, mappando i reperti del neolitico. La maggior parte sono reperti di area Stentinelliana. Le analisi col C.14 danno la presenza umana risalente a 5800 anni a. C. Subito furono trovati importanti reperti a S.Aniceto, Umbro, Penitenzeria e San Salvatore io vi voglio descrivere i reperti di San Salvatore, perché il sito è insolito, in quanto posto in un luogo situato nei Campi di Bova a 1300 mt. di altezza, attraversato da una pineta, in un’area di circa un ettaro, trattasi di reperti archeologici trovati in una zona la più alta della fascia ionica, un luogo fortificato. La prima domanda che ci si pone:” Come mai una fortezza risalente al VI° sec. a. C. in un luogo cosi alto? Sicuramente sanciva un confine tra due grandi potenze probabilmente RC e Locri. Sicuramente in quel posto un po pianeggiante venivano coltivate piante e utilizzato il legname, ricco di resina, dell’entroterra calabrese, famoso ai greci. (7) (8) Durante gli scavi diretti da LIN FOXHALL, Prof. di Archeologia greca, presso l’Università di Leicester (Regno Unito) (9)sono emersi un grosso e ampio muro di cinta lungo 34 m in direzione nord-sud e 29 m in direzione est-ovest. ed una torre da qui deriva che l’insediamento era fortificato, della dimensione di 7 mq. Nel sito vi sono numerose tegole a testimoniare il crollo del tetto, vi sono anche i resti di elementi strutturali lignei della torre costituiti da travi in legno. Sotto questo materiale tracce di carbone ed elementi incendiati, distinguibili frammenti di legno incendiato di grande dimensioni che erano le travi. (10) Nella porta della scalinata d’accesso, una punta di freccia conficcata. Nel pavimento della torre frammenti di ceramica ben conservati contenitori da fuoco, ceramica comune e vasellame per cibo e bevande in ceramica a vernice nera.(11) Al di fuori del muro occidentale della torre sono stati rinvenuti numerosi frammenti ossei di animali, e almeno uno di essi mostra tracce di macellazione. Si tratta indubbiamente di resti di pasto gettati dagli abitanti del sito. Questi reperti indicano che la torre fu utilizzata come alloggio e probabilmente anche come magazzino per lo stoccaggio delle derrate. La ceramica più tarda rinvenuta nei livelli di distruzione indica che l’incendio ebbe luogo nel V sec. a.C. Fuori della torre sono state rinvenute nove cuspidi in bronzo,(12) una punta di giavellotto in ferro,(13) pezzi di armatura in bronzo. (14), una punta di lancia. (13 Bis) L’incendio è avvenuto a causa di un violento attacco. Il recipiente più interessante è il resto di una coppa ionica fattura risalente al VI° sec. a.C. verniciata a strice rosse e nere, su questo manufatto il nome graffito Σ[Ι]ΜΟΝ. “SIMON” è parola di origine greca, come attestato da Senofonte e Aristofane, e quindi questo reperto risale al VI° Sec. a. C. (15) I vasi di tipo indigeno sono numerosi , cosi quelli tipo greco di ceramica fine, ceramica comune e recipienti per cucinare. Sono stati anche trovati un gran numero di piccoli ciottoli che sembrano proiettili per fionda. (16) In un deposito rituale risalente alla costruzione della fortezza è stata trovata una statuetta di alabastro una Kore che tiene nella mano destra una colomba, risalente al VI° sec. a.C., (17) deposta con la faccia in giù, con vicino quattro piccole brocche, una con il fondo bucato. (18) La statuetta che probabilmente rappresenta Persefone, oggi è conservata nel Piccolo Museo di Bova Marina loc. S. Pasquale. Questi reperti datano la costruzione dell’edificio sicuramente al periodo del VI° secolo a.C. Probabilmente il sito è stato occupato per un breve periodo. Le ceramiche rinvenute nelle parti incendiate sono databili al V° sec a.C.. Ancora oggi non si può stabilire chi ha assaltato il sito, che è stato incendiato e da allora in poi mai più occupato. Una ricostruzione puntuale e più professionale la troverete edita dal prof. John Robb, dell’Università di Cambridge nel lavoro:” Bova Marina Archaeological Project” nel seguente link: http://www.arch.cam.ac.uk/research/projects/bova-marina/bmap-files/bmap-2007-report.pdf Qui di seguito le foto dei ritrovamenti alcune tratte da questo stesso sito.
Melito di Porto Salvo, li 6.7.2014 daniele dattola
L’ AS Medici di Melito Porto Salvo dopo aver superato i medici di Palermo in semifinale col punteggio di 1-0
grazie al goal nella ripresa di Sergio Maimone sono entrati in finale, per cui i camici bianchi melitesi affronteranno domani i colleghi cosentini per il titolo italiano. La partita si svolgerà allo stadio “Vincenzo Mazzella” di Ischia.
Calcio d’inizio alle 18.
In bocca al lupo Medici di Melito.
Melito di Porto Salvo, Li 03/07/2014
Daniele Dattola
A Reggio Calabria è stato presentato presso il salone del palazzo della Provincia, il 2.7.2014, alle ore 17,30,
il libro di Natina Pizzi: ” Trilogia dell’istante”, edito da Edizioni del Sole, i cui lavori sono
stati introdotti dall’editore Franco Arcidiaco, dopo l’introduzione hanno relazionato, il Prof.
di estetica Ettore Rocca, ha concluso le relazioni Gianfranco Neri direttore del Dipartimento
d’arte dell’Università Mediterranea di RC. Presente all’evento il Consigliere Provinciale Pier paolo Zavettieri.
Durante e alla fine dei lavori c’è stato un intermezzo musicale da parte del bravissimo armonicista
Domenico Canale.
l’Istante di Natina Pizzi è la sintesi in un volumetto di tre volumi da Lei pubblicati: “Afrodite, l’istante perfetto, e lo spigolo del cerchio”.
Afrodite è un viaggio nel mondo del mito greco, dove è evidenziato il conflitto tra Amore, dolore, odio e morte. L’Amore diventa mistero.
L’istante perfetto è composto da vari brani in cui l’essere è travagliato fra il Bene e il Male, la Vita e la Morte, che sono stimoli a vivere la vita.
Lo spigolo del cerchio è un’opera di Natina in cui l’uomo è rappresentato come un miscuglio, un’alternarsi di sogni e realtà, elementi indissolubili.
Dall’unione di questi tre elementi Rocco Familiari ci dice che l’Opera di Natina è la celebrazione del “trionfo della morte” perfettamente consapevole, comunque, del paradosso che la vera poesia, anche quando tratta un argomento così “assoluto” e in apparenza nullificante, in effetti sancisce il predominio della vita, essendo sempre, in sé l’espressione creativa, una manifestazione di forza, di reazione al male, al nulla.
Interessante il panaro portato nel salone da Natina con dentro tante collane legate tra di loro, formate dalle perle che rappresentano gli istanti.
Il Salone era gremito. Alla fine delle relazioni, vari sono stati gli interventi da parte dei presenti.
Melito di Porto Salvo, in data 28 Giugno 2014, alle ore 18,30, presso il Mausoleo Garibaldino sito in via Lungomare dei Mille, si è svolto un importante incontro che ha sancito l’introduzione a Melito Porto Salvo di questa organizzazione tutta al femminile. I lavori hanno avuto inizio, all’aperto all’interno del mausoleo garibaldino, dove per la prima volta sono stati portati i saluti e la presentazione del Cif. Il tema dell’incontro è stato:” Il ruolo della Donna come entità multipla e aperta al terzo millennio”. Al tavolo erano presenti la Presidente del CIF Melitese Dr.ssa Franca Carrabotta, la presidente del CIF Regionale Dr.ssa Maria Giovanna Ferrara. I lavori sono stati introdotti dalla prof.ssa Caterina Capponi. Dopo i saluti e la presentazione sono intervenuti il Prof. Carmelo Carabetta dell’università degli Studi di Messina che ha trattato il tema:”Mutamento socio culturale/Mutamento di genere.
Il Dr. Sandro Autelitano Psicologo-Psicoterapeuta, Dirigente Responsabile presso la locale ASL n. 5 di RC, che ha trattato il tema: Stalking:” Dipendenza della donna-psicopatologia della relazione affettiva”;
Il Dr. Emanuele Mattia Dirigente che ha trattato il tema:”Cenni giuridici su femminicidio e Stalking”;
Il Sacerdote don Domenico Di Biasi della Parrocchia di San Giuseppe di Melito P.S., che ha trattato il tema:” Mulieris Dignitatem “La figura di Maria immagine e modello di una donna del presente”.
Tra i presenti varie autorità, il Consigliere Regionale Pier Paolo Zavettieri, la Vice Presidente Cif Melito”. Arch. Dominella Iaria, la segretaria organizzativa rappresentata dall’Avv. Annarita Foti, la Segretaria Cif Prof.ssa Antonietta Melidona, tutte le iscritte socie e simpatizzanti.
Mai si era visto a Melito di Porto Salvo una presenza femminile così folta, il Mausoleo Garibaldino era stracolmo, così come si evidenzia nelle foto, un vero successo delle donne.
Complimenti all’ organizzatrice Dr.ssa Carrabotta e allo staff, a cui esprimo vive congratulazioni e un augurio di buon lavoro, ogni piccolo tassello può contribuire a rendere questo paese un po’ più vivo.
Melito di Porto Salvo, li 28.6.2014
daniele dattola
Ricevo da parte di Nunziella Squillaci il terzo collegamento dall’Africa, (Sierra Leone) ricordo che loro sono in missione umanitaria presso un ospedale nel Distretto di Pujheun, dove Tito svolge il compito di medico pediatra rispondendo ad un appello di:”Medici con L’Africa – Cuamm” una Org. appartenente alla diocesi di Padova che si occupa di cooperazione sanitaria a livello internazionale e che gestisce l’Ospedale insieme all’Unicef, ecco di seguito la lettera.
Cari amici finalmente riesco a spedirvi la seconda lettera ma prima voglio ringraziarvi di cuore per l’affetto e il sostegno che continuate a darci con le vostre preghiere e le vostre mail.
Un caro abbraccio Nunziella e Tito 28.6.2014
20 Giugno. Come vorrei potervi raccontare che l’ospedale si sta svuotando, invece no, si riempie sempre di più. Stamani i casi gravi sono stati 3, ma, grazie a Dio, pomeriggio con chinino e trasfusioni di sangue, questi bimbi stavano un po’ meglio. Mentre eravamo nell’ufficio “poste e telecomunicazioni” , per il solito appuntamento serale, una telefonata allarmante dalla pediatria avvisa Tito che un bimbo è gravissimo. Tito scappa ed io dietro lui, pensando a Gassimu non riuscivamo a proferir parola, solo giunti alla porta dell’ospedale, Tito quasi a prepararmi mi dice: “Non so se ce la farà, è molto grave”. La prima a raggiungere il letto di Gassimu sono stata io, ma vedo che il piccolo è stazionario… e allora? Su un lettino per le visite, purtroppo posto nella stessa stanza dei degenti, un altro bambino si scuote in preda alle convulsioni, che, i parenti riferiscono, ha continuamente dal mattino, ed è incosciente (malaria cerebrale), si chiama Jakaja ed ha circa 3 /4 anni. Mentre le infermiere, con grande difficoltà, tentano di prendergli la vena e Tito lo visita e dà disposizioni sul da farsi, io mi avvicino al letto di Gassimu. La mamma mi sorride, come ad un amica e chiama Gassimu per farmi vedere che il bambino fa dei movimenti con le braccia, quasi a cercare qualcosa che però non vede, poi con dei cenni mi fa capire che deve andare a lavare qualcosa e a prendere un po’ di acqua e mi affida il bambino in sua assenza. La bombola di ossigeno che ventilava Gassimu si è di nuovo bruciata, per fortuna ne è arrivata un’altra, ma stanno ventilando Jakajà, allora prendo il mio ventaglio e sventolo Gassimu. Il caldo è afoso, opprimente, insopportabile e quei poveri piccini hanno tutti febbre molto alta. Chiamo Gassimu, lui alza le manine, io avvicino la mia e lui mi stringe un dito, lo dico a Tito che nel frattempo, ha finito con Jakajà, e lui sorridendo mi dice: “Sta migliorando, speriamo non abbia esiti per la troppa carenza di ossigeno”. Arriva la mamma e risollevata dai nostri sorrisi, guarda Gassimu con tanta dolcezza. Mi avvicino ad Jakaja e gli faccio una carezza, gli scossoni sono finiti, ma il bambino è in coma. I parenti, sono tanti al suo letto, hanno delle facce tesissime, prive di speranza, cerco di accennare un sorriso e quasi in punta di piedi mi allontano per rispettare il loro dolore. Poi un saluto veloce a tutti i bambini e a casa.
Cari amici stasera vi affido anche Jakaja, che sta lottando per la sopravvivenza e i suoi parenti, soprattutto quello che credo sia il nonno e che mi è sembrato avesse lo sguardo totalmente perso nel dolore. Incrociando il suo sguardo, quando ho sorriso tentando di infondere un po’ di speranza, ho avuto la netta sensazione che sapesse che era un’illusione, per la quale, però, ringraziava.
1° Domenica a Pujehun. Santa Messa ore 9,30. Come mi piacerebbe vedere solo un’ Africa in festa!
L’incedere della croce retta da un bambino, che va a passo di danza, lento, molto lento, e solenne, e le voci di tutta l’assemblea, gioiose, esultanti, in festa, mi restituiscono quella vita che sembra spegnersi nel respiro affannoso di Jakajà e nel sorriso da troppi giorni spento di Gassimu. Un nodo alla gola non mi fa respirare e gli occhi mi si riempiono di lacrime al passaggio di “quella” croce. “Lento all’ira e grande nell’amore” Non guardare i nostri peccati Signore, ma per il Tuo amore salvaci.
Quanto il cielo è alto sulla terra …(Is 55,9). … quanto…? Alle volte mi sembra irraggiungibile. E sicuramente per noi lo è… se non fosse per Lui , che ci viene incontro e colma con il suo amore tutto ciò che va colmato. 0re 15 “Oggi in Cielo è festa”… Jakaja è insieme al Re ed è insieme a Giovanni, Elisa, Caterina, Clara, nonno Lucio… la lista si allunga… il cielo, in questo momento, sembra troppo alto e non riusciamo a sentirne la gioia. Erano giunti altri parenti per vederlo, avevano intuito, ma quanta dignità nel loro dolore.
Prosegue:
Sarà gioia
Questo dolore
che mi segue come un’ombra.
Dammi la mano,
ti porto io.
Insieme cammineremo
per giungere a Colui che ci darà la Vita.
Le più nascoste lacrime, quelle che,
nell’attesa,
si celano
lì dove il sole non le può asciugare,
brilleranno di gioia
quando ci rincontreremo.
Saranno il gioiello più bello
che vestiremo alla presenza del Re.
“Credo, aiutami – Signore – nella mia incredulità” (Mc 9, 24)
Zia Nunziella
(6 settembre 2008- scritta per l’amato nipotino Giovanni, che il 6 settembre 2007, all’età di soli 5 anni, dopo una brevissima malattia di sole 13 ore, è andato in braccio a Gesù)
da Pujheun
Nunziella Squillaci
Melito di Porto Salvo, li 29.6.2014
daniele dattola
In data 16/17 GIUGNO 2014 Nunziella Squillaci da Pujehun (SIERRA LEONE), ha scritto la seguente lettera ai bambini della Scuola Materna”Crescere Insieme” di Bova Marina
Miei piccoli amici, è stato bello narrare, recitare e cantare insieme a voi la grandezza e l’amore di Dio, e scoprire come questa meravigliosa storia, lunga millenni, continua ancora oggi attorno a noi e dentro di noi. Permettetemi, cari bambini, di spiegare brevemente ai vostri genitori le nostre conquiste. Abbiamo scoperto che Dio ha creato tutte le cose e le ha fatte belle e all’uomo ha affidato il compito di rispettarle e custodirle. Abbiamo capito che la disubbidienza ci ha allontanato da Dio, così come ci allontana dalle persone che ci vogliono bene e abbiamo compreso che per essere felici bisogna stare vicino a Dio, come un bimbo vicino al suo papà. Poi Luca ci ha svelato che Dio “sta nel nostro cuoricino”, ma sappiamo anche che alcune cose, come bugie, monellerie, disubbidienze, parolacce, cattiverie, ecc…, a volte gli impediscono di entrare, come successe ad Adamo, Eva, Caino. Ricordiamoci sempre, dunque, che permettiamo a Dio di entrare nel nostro “cuoricino” solo se siamo disponibili a trasformare la nostra vita in capacità di bene, seguendo, così, ciò che Dio vuole, come hanno fatto Abele, Noè, Abramo. Lascio a voi bambini il compito di raccontare le storie di questi personaggi ed anche la storia della torre di Babele. Sapete, bambini, in questi giorni ho pensato tanto ad Abramo… la gioia di seguire Dio e… il timore…per quello che lasci …per quello che trovi, ma la spinta ad andare è forte, quanto tutta la vita, perché sostenuta dalla vita. Tito ed io siamo partiti dalla nostra terra, abbiamo lasciato i nostri affetti e le nostre comodità, per andare in una terra tanto bella quanto piena di problemi, per incontrare tanti bambini come voi, che soffrono la fame e la malattia a causa dei nostri sprechi. Oggi vi scrivo per chiedere il vostro indispensabile aiuto, perché Gesù ci dia la forza e la capacità di fare bene e ciò che è veramente utile ai nostri amici: la vostra preghiera e il vostro impegno a non sprecare nulla di quello che avete, ci sosterranno. E ancora vi chiedo non di ricordarvi di noi, ma di ricordarvi ogni giorno di ringraziare Dio: ciò vi insegnerà ad apprezzare tutto quello che vi è stato dato. Nulla è dovuto, tutto è dono! Vi voglio tanto bene e vi porterò nel mio povero “cuoricino” e porterò il bene di cui mi avete arricchito ai nostri piccoli amici in Africa, almeno, spero di esserne capace. Non sono necessari anni per volersi bene, basta riconoscere negli occhi e nel sorriso di chi incontri quel Gesù che hai da sempre amato, che hai da sempre cercato, che è “più intimo a te di te stesso“, e che ti porta a colui che ti ha impastato per donarti il Suo alito di vita: Dio. Una tenera carezza Nunziella Squillaci. Bova Marina (ITALIA) – Pujehun (SIERRA LEONE) 16/17 GIUGNO 2014 Melito di Porto Salvo, li 28.6.2014 daniele dattola
Sierra Leone, Pujehun 26.62014 Nunziella Squillaci mi scrive per la 2° volta, già ho trattato l’argomento il 24.6.2014 quando ho descritto la loro missione umanitaria, comunque per chi volesse ancora guardare l’articolo ecco il link
http://dattola.com/25573/africa-sierra-leone-tito-e-nunziella-squillaci-in-missione-umanitaria/
Oggi Nunziella mi ha riscritto, continuando parte del suo precedente racconto di viaggio, Ella dice:”
Tutte le donne hanno pettinature diverse, spesso complesse e bellissime”
Questa nella foto sopra è Sui. Dopo continua, (ed ecco cosa io avevo messo in conto quando nella puntata precedente avevo fatto accenno che il loro non era nient’affatto un giro di piacere), ecco cosa dice:
“Qui la situazione è drammatica oggi sono morti 5 bambini di malaria cerebrale e 2 sono in coma…pregate tanto.
Ogni giorno e ogni notte temiamo e Tito lavora a ritmo continuo e con poche risorse, mancano medicine, mancano sacche per il sangue, mancano bombole d’ossigeno….”.
Clara che si occupa dell’Amministrazione dell’Ospedale ci ha detto che sabato dovrebbero arrivare da Freetown, le medicine e le bombole d’ossigeno, speriamo che non ci siano più giornate e nottate come questa.
Ecco questo è toccare con mano quanto l’UNICEF e le altre organizzazioni sanitarie (Cuamm) ci predicano da anni sulla mortalità infantile ecco una soluzione prospettata dall’UNICEF
Una campagna per far sì che si diffonda la cultura del “vaccino” nei Paesi dove si verifica un quarto delle morti infantili nel mondo. È l’obiettivo di “100% vacciniamoli tutti” , la nuova campagna lanciata da Unicef per permettere ai bambini di Afghanistan, Angola, Repubblica Democratica del Congo, Ciad, Nigeria, Pakistan, Sud Sudan e Yemen, di accedere alle cure di base.
I dati in possesso dell’organizzazione sono drammatici. Un bambino muore ogni venti secondi a causa dell’assenza di vaccini. Negli otto Paesi in questione sono circa sei milioni i bambini non vaccinati e che non riescono ad averne la possibilità perché vivono in zone disagiate o remote. L’Unicef si è posta come obiettivo il risultato del 100 per cento di vaccinazioni entro il 2017.
Spero che Tito dopo un po’ di tempo, (ora è impegnatissimo), ci farà sentire su questo tema anche la sua voce.
Melito di Porto Salvo, li 26.6.2014
Daniele Dattola
In data 15.5.2014 Nunziella Cocuzza moglie del Dr. Tito Squillaci, pediatra, di Bova Marina, (RC)
(Il dr. Tito Squillaci e la moglie Nunziella)
dato l’amicizia che ci lega, m’informa sempre delle sue iniziative umanitarie, in questa occasione, mi ha comunicato quanto segue:
“Cari amici la bontà del nostro Dio ha voluto trovare un “posto” per noi (Tito e io) in Sierra Leone nel distretto di Pujheun, in un ospedale retto dall’ UNICEF e dal CUAM, dove avevano bisogno di un pediatra. Anche lì non potrò fare l’insegnante di religione, ma indegnamente, con la grazia di Dio potrò tentare di dare testimonianza del Suo amore, e penso che non c’è compito più bello, più grande e più difficile. Sono 54 anni che ci tento e devo dire che i risultati non sono esaltanti, visto che risulto sempre piuttosto maldestra, inadeguata e ribelle, ma forse le vostre preghiere, se con esse vorrete accompagnarci, potranno raddrizzare questo vecchio legno indomito e aiutarmi a fare qualcosa per questi miei fratelli, che ho sempre amato tanto e che vivono in questa terra bellissima e piena di problemi. Partiremo il sedici giugno e ci fermeremo fino al 31 dicembre, Vi voglio bene, grazie Nunziella”.
Detto così sembrava un messaggio in cui si comunicava, chiamiamola una “gita” quasi di piacere, invece le cose non stanno cosi vediamo perché…dopo un approfondimento ho trovato qualche cosa che riguarda la triste realtà sanitaria di questo paese.
Nel corso del 2011 Medici con l’Africa Cuamm ha avviato un intervento in Sierra Leone, piccolo paese dell’Africa occidentale, stretto dal 1991 al 2002 nella morsa di una guerra civile e attualmente uno dei più poveri del pianeta.
Con il supporto e l’accordo del Ministero della Salute della Sierra Leone, dell’UNICEF e Medici con l’Africa Cuamm ha deciso di intervenire nel distretto di Pujehun che conta una popolazione di circa 250.000 abitanti e si trova a sud, al confine con la Liberia, in una delle zone più lontane dalla capitale Freetown. Strade in terra battuta, ancora più difficili da percorrere durante l’abbondante stagione delle piogge, ostacolano l’accesso all’unica struttura ospedaliera nella città di Pujehun, nel centro del Distretto. Nella zona ci sono solo 2 medici di cui 1 lavora in ospedale, 1 ostetrica qualificata realmente in attività e 4 infermiere qualificate. In questo contesto, le donne non accedono alle visite pre-natali e solo il 6% dei parti riceve cure idonee.
Medici con l’Africa Cuamm intende portare avanti nei prossimi 3 anni un progetto per rafforzare l’ospedale e il sistema sanitario del distretto, migliorando in particolare l’accesso a servizi sanitari di qualità per le mamme e i bambini.
Ecco ora il racconto di un medico pediatra (tratto da internet) il titolo è: “Storie da non dimenticare”
A pagina 12 di È Africa (n. 1, aprile 2013) la testimonianza di Luca Scali, medico Cuamm a Pujehun: in questa pagina il suo racconto completo.
Ho lavorato in Sierra Leone, esattamente nel distretto di Pujehun, come medico di sanità pubblica dal febbraio all’agosto 2012.
Si tratta di un distretto vasto, abitato da circa 250.000 persone, con un territorio difficile, attraversato da molti fiumi non dotati di ponti. L’unico traghetto esistente per attraversare il fiume Moa,
(f. da internet)
che taglia a metà il distretto, è manuale e si aziona tirando una fune a braccia. Purtroppo, all’inizio della stagione delle piogge è affondato rendendo ancor più complicate le comunicazioni. Le strade tutte sterrate sono difficilmente percorribili soprattutto durante la stagione delle piogge. Nel distretto, inoltre, ci sono ampie zone di foresta senza strade. Tutto questo rende estremamente difficile, per molte persone, raggiungere i servizi sanitari.
(f. da internet)
(f. da internet)
In particolare, a pagare il prezzo più alto a causa di tali difficoltà, sono le donne in gravidanza che devono superare ostacoli, talvolta insormontabili, proprio per raggiungere i centri sanitari al momento dell’inizio del travaglio del parto: fare molte ore di cammino, aspettare barche per traghettare i fiumi e poi, attendere auto e bici, azioni queste molto complicate specialmente nelle ore notturne e nei periodi delle piogge. Di conseguenza, ancora molti dei parti sono effettuati a domicilio con la sola assistenza dei familiari o delle ostetriche tradizionali e nei casi in cui le donne intraprendano il viaggio verso gli ospedali, accade spesso che la morte le colga per strada oppure all’ingresso dell’ospedale.
Questi elementi, ci offrono una prima spiegazione dell’elevata numerosità delle morti materne in Sierra Leone, i dati al riguardo parlano da soli: 890 morti materne ogni 100.000 bambini nati vivi; in questo panorama, il distretto di Pujehun è uno dei distretti con la situazione peggiore all’interno dello Stato.
(omissis)
Luca Scali – aprile 2013
Spero che questa testimonianza sia stata esaustiva.
Ecco ora invece la testimonianza diretta trasmessami da Nunziella Cocuzza, so perfettamente la riservatezza dei miei due amici e in modo particolare quella di Tito che ha deciso di fare questa esperienza sicuramente importante, ma che comporta tanti sacrifici, decido di pubblicare questo servizio per portare a conoscenza di tutti le difficoltà in cui vivono queste popolazioni. Nunziella, in data 20.6.2014, mi scrive quanto segue:
Cari amici vi scrivo con un allegato, per dover poi solo spedire, nelle poche ore di luce e di internet che abbiamo. Vi scrivo con un’unica lettera e con un unico grande affetto e sentimento di gratitudine per il vostro sostegno. Internet c’è solo in un piccolissimo ufficio del CUAMM, a cinquanta metri circa da casa nostra e ci ritroviamo almeno in quattro a quell’ora, chi per telefonare con viber o skipe, chi per messaggiare con whatsApp, chi per scrivere al computer. La difficoltà e il sudore di quelle due ore chiusi nell’ufficio (fuori lasciamo le zanzare) sono ripagate dalla gioia di avere vostre notizie e meglio, qualora fosse possibile, di sentirvi, e poi a casa, da un bicchiere di acqua FRESCA, perché il frigorifero nel frattempo ha lavorato per noi, prima di mettersi di nuovo a riposo fino all’indomani alle 18,30. Ieri sera sia io che Tito avevamo dimenticato la lampadina tascabile (quando siamo usciti c’era ancora luce, confido che ci abitueremo a portarla sempre con noi) e con la sola luce del cellulare non vedevamo neanche dove mettevamo i piedi, per fortuna che la strada per arrivare a casa era dritta e breve, ma da sola avrei avuto un po’ paura. Siamo giunti in Sierra Leone giorno 17 alle 2 del mattino (in Italia le 4 del mattino) e dopo aver distribuito mance siamo arrivati in un porticciolo con un autobussino locale,
(f. da internet)
li abbiamo preso una specie di motoscafo che ci ha portato, tagliando un golfo sull’atlantico, a Freetown, la capitale.
(f. da Internet)
Ad attenderci un driver del CUAMM. Alle 4,30 (6,30 Italia) eravamo alla sede, dopo aver attraversato il cancello “automatico”. Il driver ha bussato col muso della macchina e subito si è aperto, e dietro c’erano 4 grandi fari, (gli occhi di 2 ragazzini). L’indomani dal balcone della mia camera ne ho visto uno seduto dietro il cancello, a guardia. Tutto il 17 siamo stati a Freetown per sbrigare alcune prassi burocratiche e fare un poco di spesa (qui tutto costa carissimo, es. mezzo chilo di fagioli 15000 leoni, ossia 2,50 euro) Tito ha anche partecipato ad un incontro di tutte le ONG presenti sul territorio, tenutosi al Ministero della Salute.
Giorno 18, alle 9, finalmente partiamo per Pujehun, nella foresta tropicale. (Inserisco foto di Nunziella pervenute il 24.6.14)
(Partenza)
A metà strada facciamo il cambio di gip, driver e medici. Silvana dà le necessarie informazioni di lavoro a Tito, in un area di rifornimento, pranziamo con delle buonissime pannocchie bollite comprate da una ragazzina e ripartiamo. Sulla strada ci fermiamo per comprare dell’ananas buonissimo e delle noci di cocco e poi a Bo per comprare il pane ed altro,
(Impalcature a Freetown)
(Lungo la strada)
(Mercato)
(Mercato)
(Mercato) (Ambrogio)
(Mercato)
(Flora e Fauna)
con Chiara, l’ostetrica, che è venuta a prenderci, insieme a Muamed, il nuovo driver. Verso le 5 arriviamo a casa.
(es. di cancello automatico)
(Chiesa)
(Moschea la mattina alle 5 e al pomeriggio il Muazin prega al microfono)
Conosciamo Clara, che si occupa dell’amministrazione dell’ospedale e di tutto il progetto e Paolo, il chirurgo.
Le piogge sono intense, soprattutto notturne, ma durano poco, circa un’ora per 2 o 3 volte, a luglio ed agosto so che aumenteranno. 19 giugno, oggi la pioggia e arrivata a bagnare quasi metà letto prima che riuscissimo a chiudere le finestre. Stamattina ho ordinato le cose che abbiamo portato e insieme a Naffi, che viene a fare le pulizie e a lavare i panni, abbiamo pulito la casa, Tito alle 8,30 è andato in ospedale. Alle 14 Tito non era ancora tornato. Ho cucinato un po’ di patate da mangiare con un buon salame calabrese e il pane, ma quando è arrivato non aveva fame…ho capito…era come avevo temuto nell’attesa. Dopo aver lottato per un bimbo, Gassimu, di 2 anni e 5 mesi, che il giorno prima era giunto gravissimo con un attacco di malaria, e respirava con grande fatica (un respiratore era a Bo, per farlo aggiustare e l’altro vanno a prenderlo ed era GUASTO), verso le 2 è arrivato un altro bimbo, di 7 mesi , ma per lui le cure non sono servite a nulla, dopo mezz’ora è morto. Pomeriggio sono andata a trovare Gassimu è bellissimo e soffre molto, febbre a 40 e respira a fatica, gli somministrano i medicinali con un sondino naso-gastrico ed anche un po’ d’acqua. La mamma lo guarda innamorata e spaventata, cerca con lo sguardo un barlume di speranza. Le ho sorriso ed ho segnato il bambino sulla fronte affidandolo a Gesu’, poi sono andata all’ ufficio per affidarlo alle preghiere degli amici che sono riuscita a raggiungere … sia fatta la Sua volontà. Ore 22,20 Tito è andato a vedere come sta Gassimu, io sto facendo bollire l’acqua da bere per poi filtrarla domani quando sarà fredda. Vorrei farmi una doccia fredda, tanto calda è impossibile, perché non c’è neanche il rubinetto dell’acqua calda, per Tito che soffre di un allergia al freddo è un problema, per me sarà solo questione di abitudine, ma stanno per chiudere il generatore e rischio di rimanere al buio a parte che non posso poi asciugarmi i capelli. Gassimu è gravissimo, aiutiamo lui e la sua mamma. 20 giugno il bimbo è ancora gravissimo, oggi ci sono stati momenti di grande timore, poi verso le 18 è arrivato l’ossigeno, ma manca una medicina importante che non c’è neanche nel vicino ospedale. Intanto è arrivato un altro bimbo, denutrito con malaria ed emoglobina bassa , si chiama Cumu ed ha circa 5 anni. L’ospedale in questo periodo e pieno e Tito lavora quasi senza sosta… fra poco deve di nuovo passare a fare un giro di controllo. Chiudo per andare a spedire la lettera… un caro abbraccio Nunziella e Tito
Grazie Nunziella e Tito per questa interessante testimonianza di vita, speriamo, Nunziella, che presto ti attrezzerai per spedirci delle foto direttamente da questo territorio sicuramente travagliato ma molto bello.
Sono orgoglioso di essere amico con persone speciali come Voi!!! Complimenti!!!
Melito di Porto Salvo, li 23.6.2014
daniele dattola
Pentedattilo 21 Giugno 2014, ore 16.30, Chiesa di S. Pietro e Paolo, celebrazione del matrimonio tra Antonio Laganà e Katia Latella a cui esprimo i miei più sinceri auguri. Mi scuso per la qualità delle foto mi sono aiutato con l’unico mezzo che avevo a disposizione…il telefonino.
In data 19.6.2014, alle ore 18,30 presso i locali dell’ex Pediatria del Presidio Ospedaliero di Melito P.S., si è proceduto alla riunione per la costituzione di una nuova Sezione Adspem alla presenza della Vice Presidente avv.ssa Giuseppina Strangio.
(A sin. avv. Giuseppina Strangio Vicepresidente Adspem)
A Melito esisteva già un punto raccolta Adspem con la riunione odierna si è proceduto alla costituzione di una nuova Sezione, a suo tempo voluta dal Generale Michelangelo Azzarà,
quando per motivi di salute ebbe modo di frequentare l’ematologia degli Ospedali Riuniti. Grazie a questo suo desiderio oggi la moglie Pinella Costantino
e le figlie Alessia
e Paola Azzarà,
si sono adoperate per fare divenire realtà, il sogno del Generale Michelangelo Azzarà. Per cui costituita la Sezione da parte della Vicepresidente reggina, si è proceduto, alla nomina elettiva dei componenti del Consiglio Direttivo.
Giuseppa Costantino, Franca Carrabotta, Michela Barbera, Dominella Gangemi, Alessia Azzarà, Sebastiano Pezzimenti, Saverio Malaspina, Santo Ceravolo, Annunziata Floccari, Carmela Cavallaro, Antonino Meduri Giovanni Romeo etc. (non me ne vogliate se c’è qualche errore nel riporto dei nomi). Tutti i Soci fondatori hanno firmato la documentazione di rito.
Dopo l’elezione dei componenti il Consiglio Direttivo sono state nominate, la Presidente della Sezione Dominella Gangemi
e la Vice Presidente Alessia Azzarà
nonché la Segretaria Michela Barbera.
Naturalmente gli eletti hanno avuto il plauso di tutti i partecipanti, come d’obbligo il Presidente e la Vice Presidente hanno inaugurato i lavori con due interventi.
Non poteva mancare la commozione di Alessia che ha visto il sogno del padre realizzarsi,
alla fine l’abbraccio consolatore dello zio Rosario Azzarà che segue sempre con amore la famiglia da vicino.
Che cos’è Adspem L’A.D.S.P.E.M. (Associazione donatori di sangue per il paziente emopatico) opera sul territorio nazionale dal 1992. Da un primo nucleo di Donatori di sangue dell’A.I.L. (Associazione Italiana contro le Leucemie) si è costituita legalmente, nel 1992, l’A.D.S.P.E.M. (Associazione donatori di sangue per il paziente emopatico). L’80% del sangue raccolto è utilizzato per i pazienti emopatici, in quanto il loro fabbisogno non si esaurisce con una sola trasfusione, ma richiede un’affannosa ricerca per la sopravvivenza. È per questo che spesso si è costretti ad importare sangue. Ecco dunque l’attività dei volontari Adspem Fidas, costantemente impegnati in prima linea nella scrupolosa opera di:
– diffusione della cultura della donazione del sangue;
– informazione della cittadinanza sulle problematiche trasfusionali;
– tutela della salute del donatore;
– trasformazione dei donatori occasionali in donatori periodici associati;
– controllo del buon uso del sangue.
Missione
Sensibilizzare la realtà locale ed aumentare i donatori perché donare è ricevere!
La sede Centrale dell’ADSPEM si trova a RC e opera presso il S.I.T. (Servizio di Immunoematologia e Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera Bianchi – Melacrinò – Morelli di Reggio Calabria) con 3.093 donatori attivi, su un totale di 3.460 iscritti.
Alle Sezioni esistenti di: Santo Stefano d’Aspromonte, Scilla, Fossato, Lazzaro, Palizzi, Condofuri si aggiunge quella di Melito.
Complimenti per questa iniziativa che porta lustro al paese di Melito.
Melito di Porto Salvo, li 19.06.2014
daniele dattola