Bova Marina, Domenica 23 Luglio alle ore 21,30, presso la Biblioteca Comunale, l’Associazione Bova Life ha svolto un interessante incontro dal tema: “ La Questione Calabrese e Meridionale negli scritti di Pasquino Crupi e Totò Delfino.
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I lavori sono stati coordinati dal giornalista Gianfranco Marino e presieduti da Saverio Micheletta, che è il Presidente dell’Associazione Bova Life. Ha partecipato all’evento la scrittrice Giusy Staropoli Calafati con l’opera: “La Terra del Ritorno”. Dopo l’introduzione del giornalista Gianfranco Marino,
che ha ricordato i due personaggi conosciutissimi e famosi, per il loro operato e le loro opere Pasquino Crupi e Totò Delfino, che ha conosciuto personalmente e di cui ha raccontato qualche episodio, ha precisato che da questa serata a Bova Marina prendono il via una serie di incontri itineranti sul territorio, legate a personaggi che hanno dato lustro a Bova Marina ma anche a tutto il territorio reggino. Pasquino era un intellettuale controcorrente, passionale, capace di una analisi dei fenomeni sociali non comuni.
La questione Meridionale e Calabrese è assai vasta e affonda le radici in tempi lontani , i mali del sud dicevano i due protagonisti nascono dai Borboni, dal Regno delle due Sicilie, da una spoliazione calcolata , messa in atto con chirurgica precisione e con cinica spietatezza loro erano riusciti a capire e analizzare le origini dei nostri mali. in una Sala molto partecipata e attenta con uditori di un certo rilievo,
era presente anche la moglie di Totò Delfino col figlio e la nuora e la figlia e il nipote di Pasquino Crupi, sono intervenuti il giornalista Ilario Ammendolia e l’On.le Saverio Zavettieri. Ilario Ammendolia,
ex sindaco di Caulonia, è oggi opinionista del quotidiano “cronache del Garantista” e del settimanale “la Riviera”. Saverio Zavettieri
sindacalista e politico, è stato deputato della Repubblica italiana per 3 legislature. Avrete modo di seguire la serata attraverso la galleria fotografica e i filmati allegati al presente lavoro. I saluti all’incontro sono stati portati dal Presidente dell’Associazione Saverio Micheletta
Lui ha detto che Bova Life ha voluto inaugurare questa manifestazione a Bova Marina non a caso, ha ricordato i due personaggi dicendo che hanno onorato l’intera Calabria con le loro opere e il loro operato. Dopo Micheletta è intervenuta la scrittrice Giusi Staropoli Calafati
che ha parlato del suo libro dedicato a Saverio Strati “La terra del ritorno”, Pasquino stimava Strati. La questione meridionale ha fatto emigrare tante persone, è la storia di un giovane che diventa medico a Torino , che fugge dal suo paese, dalla sua casa, fugge dalla terra, dalla fatica della sua terra, non ha speranze e fugge, è una storia che si adatta a tutti i tempi, quello che sentono i nostri giovani oggi, che vivono il problema dell’emigrazione, perché non hanno le giuste opportunità per rimanere nel proprio paese. Turi il protagonista diventato un professionista torna nel proprio paese per le solite vacanze estive, trova il padre che gli dice Turi un morbo ha colpito la nostra terra, quale dice il figlio?, e viene a sapere che dei personaggi, non del paese, sono venuti a costruire una centrale a Carbone , impossessandosi della terra dei contadini di Pietragrande, ma i costruttori non riescono a prendere la terra del padre di Turi e di altri perché per loro la terra era sacra, Turi tornando capisce che il suo posto era li, a Pietragrande, quindi si presta a risolvere quelli che sono i problemi del paese, in questa città del carbone, potendo dare a quelli che erano rimasti qualcosa di più, Turi si pone la domanda , la domanda che si pongono i nostri ragazzi, e razza o e stazza andare o restare, che cosa devo fare?, se resto quello che ho costruito si perde, se vado mi lascio dietro tutti i problemi che in effetti potevo risolvere, c’è qualcosa che lo trattiene l’amore per una donna, una donna radicata che non vuole andare via, probabilmente Turi resterà e dopo il matrimonio i figli, ed ecco lo stesso interrogativo andare o restare? Un tema che ci riporta al meridionalismo. Ilario Ammendolia, intervenendo,
dice di avere conosciuto bene i due personaggi sia Totò Delfino che Pasquino Crupi, che scrisse per lui la Repubblica Rossa di Caulonia, che cosa univa e che cosa divideva i due personaggi di cui discutiamo questa sera? Totò era graffiante era lucido si faceva leggere, ricorda affettuosamente, Ilario, che quando vinse elettoralmente ricevette una telefonatà di Totò che gli disse: “Ricordati che dove non ci sono cavalli trottano gli asini” e si ricorda dell’ultimo articolo che parlava del Museo della ndrangheta. Crupi era un intellettuale, non era conformista, loro erano spiriti liberi e ci mancano tanto, in un momento in cui gli intellettuali sono una razza in via di estinzione, gli intellettuali stanno morendo (il grido di Ilario) , gli spiriti liberi in questo momento stanno morendo, Totò Delfino trovava la risposta all’interno di un sistema, Pasquino comprendeva che questo sistema produce queste malformazioni. Lui parlava da uomo di sinistra. Se noi oggi abbiamo perso è perché, (parlo da uomo di sinistra), abbiamo perso il linguaggio, è morto il linguaggio della sinistra. Noi perdiamo alle elezioni perché diciamo cose simili. Se voi cogliete notate che le cose che dice Berlusconi si assomigliano alle cose che dice Renzi, io lo dico con amarezza, sono figli della stessa cultura. Non si va fuori di li. Il conformismo abbraccia tutti, quando leggo gli articoli, quasi sempre della grande stampa nazionale , mi viene in mente quella frase che fu convertita in greco e che io non so pronunciare, che cosa ho a che fare io con gli schiavi?, che cosa ho da fare io con i servi?, questo è un momento in cui noi ci asserviamo al potere, c’è stata l’ultima operazione “Mandamento Ionico” che era un’operazione inventata, quando tu lo dici la gente ti guarda , ti guarda stranita, perché bisogna conquistare sempre le prime pagine dei giornali, e perché bisogna essere sempre più forcaioli degli altri ed è amaro capire che molte volte, succede un fatto di cronaca, assume il rilievo di dimensione nazionale e su quello si costruisce poi una polemica, una tragedia, per cui si parla di queste cose è dove è finito l’umanesimo cattolico, l’umanesimo socialista, l’umanesimo comunista?, che ha avuto tanta parte nella storia del nostro paese, è morto, è morto!, ecco perché pensando a Pasquino Crupi , pensando a Totò Delfino io dico quanto ci mancano, quanto siamo più deboli perché la cosa che ci amareggia, perché sempre di più noi questa bolla, questo linguaggio, noi ci stiamo muovendo all’interno per cui adesso si parla, può essere anche giusto, un migrante ci costa 30 euro al giorno, ma in una società come la nostra, come l’Occidente dove 8 persone posseggono oltre 3 miliardi e mezzo di esseri umani, lo scandalo lo fanno i 30 euro che danno per migrante, lo scandalo è quello, oppure lo scandalo vero sono le immense ricchezze, gli immensi patrimoni, allora ci sarebbe bisogno di persone, di intellettuali, una volta si diceva intellettuali organici oggi mancano quelli organici e disorganici, perché mancano gli intellettuali?, perché noi pensavamo di poterci liberare con la rete, perché noi pensavamo che la rete potesse portare più libertà, invece il potere è molto più intelligente di noi, e la rete la utilizza, e la utilizza come nel 1984 , per spegnere la nostra intelligenza, per spegnere sempre di più la nostra intelligenza,
ecco perché oggi più che mai, noi dobbiamo rendere onore a queste persone. E’ stato grande il contributo che hanno dato, noi abbiamo bisogno di fare una secessione, una secessione anche nel modo di essere, nel linguaggio, noi possiamo usare lo stesso linguaggio , non possiamo usare lo stesso metro di giudizio che il potere vorrebbe trasmettere, perché se noi usiamo quel metro di giudizio, siamo perdenti siamo già perdenti, la cosa che mi fa paura, orrore, non per me, ma quando io guardo mio nipote dico ma in che razza di società crescerà?, perché hanno avuto la capacità di farci odiare tutto ciò che è diverso, perché cosi siamo l’uno contro l’altro e uno lo entriamo perché è meridionale, un altro perché è musulmano, un altro perché è negro, un altro perché è sud americano, un altro perché è carcerato, allora questa società si divide, si perde il concetto di popolo e una minoranza, una oligarchia potrà sempre comandare e comanderà su di noi e allora per questi motivi ribadisco ancora una volta la mia gratitudine a Totò Delfino cattolico democristiano con cui molte volte dialetticamente ci siamo contrapposti e a Pasquino Crupi la mia gratitudine è immensa, credetemi che ogni giorno quando mi metto a scrivere un articolo io, valuto quello che puo esserci, le reazioni che possono esserci e scopro quanto ognuno di noi è più debole, adesso invece dobbiamo avere dei timori, perché questa società, nel momento in cui ci sembra che dà ad ognuno di noi la possibilità di essere liberi, nello stesso tempo ci toglie la libertà, ci toglie la libertà di pensiero, quindi con questo grazie io concludo.
A questo punto l’intervento dell’On.le Zavettieri,
che riporto integralmente, se non per qualche battuta che durante la registrazione è andata persa. Mi scuso per eventuali inesattezze, ma comunque potete seguire il tutto nel filmato. “ non lo so come avete organizzato i lavori se qualcuno vuole intervenire, anche qualcuno della famiglia di Totò e di Pasquino, di portare un contributo anche perché questo evento che abbiamo potuto organizzare, non è per nulla un evento in ricordo di Pasquino e di Totò Delfino. Non c’è dubbio che c’è una riconoscenza dovuta all’operato di questi due personaggi, che per me erano pure amici, molto amici, e anche in un rapporto di stretta collaborazione, con questo evento noi abbiamo voluto indicare una traccia, sulla quale si muove l’associazione Bova Life, che non è quella delle commemorazioni, ma è quella della ricerca, delle radici, della storia e delle risorse di questa comunità, quindi, un senso certamente di gratitudine che dobbiamo a questi nostri due amici, figli legittimi della terra di Calabria, ma la ricerca l’utilizzo del loro patrimonio culturale, delle opere che ci hanno lasciato, per ritrovare nel corpo della società nella quale noi viviamo le energie, le risorse, e gli stimoli culturali, per recuperare orgoglio, per andare avanti, dismettendo anche l’abito di una realtà, una regione, di un popolo rassegnato che accetta qualunque cosa senza spirito critico e senza reazione.
E’ vero Ilario che Pasquino e Totò ci mancano, ci mancano come amici, ci mancano come combattenti politici, su sponde diverse ma contratti comuni molto forti, che hanno lasciato un segno, loro ci mancano ma ci sono i loro libri e le loro opere, c’è il grande patrimonio culturale al quale noi dobbiamo attingere, per ritrovare le ragioni del nostro impegno. La presenza della giovane scrittrice Giusy Staropoli non è casuale, o estranea alle cose di cui discutiamo, tutt’altro, si inserisce in questo filone culturale, che non è rassegnato al destino al quale sembra condannata la nostra Regione, ma che vuole cambiare questo destino, è lo stesso filone quello di Stato, quello di Totò, quello di Pasquino, che deve rappresentare un elemento di grande forza, per noi che facciamo politica anche con le Associazioni culturali, le associazioni culturali oggi, coprono un vuoto importante che la politica non riesce a colmare. E tra erranza e restanza, noi siamo per la restanza. Tutti quanti siamo per la restanza, certamente i presenti, non tantissimi ma qualificati, come sarebbero stati e sono per la restanza sia Totò che Pasquino Crupi. Per la battaglia, su questa trincea difficile, nel tentativo di cambiare il corso delle cose, e se non si ha la forza di cambiare il corso delle cose, si ha comunque la forza e la libertà di rifiutare quello che ci viene offerto. E noi abbiamo accostati per gli elementi di forte affinità di fondo che hanno animato questi due personaggi, che non sono nostri ne di Bova Marina, ne di Platì, ne di Bovalino che sono della Calabria e che sono dell’Italia, perché hanno varcato entrambi i confini della nostra regione, per i destini, per gli insegnamenti, e per la capacità di descrivere una realtà, per questo ci sono tratti distintivi, perché non c’è dubbio che essendo due personalità molto spiccate, molto autorevoli, come personalità sono uniche, non comparabili. Totò è insuperabile, nella descrizione dell’Aspromonte, ma non dell’Aspromonte montagna o terreno fisico ma dell’Aspromonte anima, l’Aspromonte aveva un’anima era un tutt’uno, con chi ci abitava nell’Aspromonte e la sua battaglia è stata sempre contro la “criminalizzazione” di questa realtà che implicava la “criminalizzazione delle comunità degli insediamenti umani di chi operava e di chi lavorava, nel bene e nel male, con grandi errori anche con difetti ma con una spinta al miglioramento, ad uscire dai limiti angusti di questa terra assai difficile e tormentata e Lui riusciva nei suoi raccordi a fare dei tratti, diciamo insuperabili, delle pennellate artistiche….Totò ha avuto la forza e il coraggio di muoversi non controcorrente, ma di dire sempre una contro verità, rispetto alla verità del potere, dei poteri, la verità di facciata che faceva coro alle istituzioni pubbliche, e qua c’è una casistica spaventosa di situazioni a parte la confusione diciamo tra i latistanti e i latitanti che hanno determinato criminalizzazioni nell’intera comunità io mi ritrovo alcune carte e consiglierei ai tanti presenti, che sono presenze qualificate, di rileggere gli scritti di Totò e di Pasquino che hanno degli insegnamenti di un’attualità impressionante a distanza di 15, 20 anni, 25 anni, 30 anni sono di un’attualità impressionante, ho visto qua una locandina di un Convegno che abbiamo fatto a Polsi , proprio a Polsi, nel 2003 agosto del 2003, c’era Pasquino, c’era Giuseppe Caridi, c’era Totò Delfino, c’era il Prof. Teti, c’era Don Pino Strangio, oltre al sottoscritto che ci ha inoltrato a Polsi e nell’Aspromonte e che oggi vedo tra l’altro vittima di un’inchiesta discutibilissima, discutibilissima, che più che orientata a perseguire i reati, o a punire i colpevoli , probabilmente a fare curriculum per la carriera.
E si accusa Don Pino Strangio della colpa di avere tentato di mettere pace nella faida tra i due clan che si sono contrapposti , in quel di San Luca. Ma scusate come deve fare un prete, un pastore di anime, in una comunità scassata tra odi tra vendette , da omicidi, se non a mettere una parola di pace a fare finire la mattanza, cosa deve fare, ci sono altri elementi tirati fuori?, ma non si può, non si può!. Perché conviene magari dire, vabbè anche la chiesa era complice ora abbiamo conquistato Polsi alla vita civile e andiamo col Procuratore della Repubblica, col Prefetto a piantare la bandiera su Polsi, quando la ndrangheta si è trasferita, perché la ndrangheta non è più a Polsi. Ci sono le radici in Calabria, ci sono anche radici marce, radici dolorose ma la ndrangheta si è trasferita nelle grandi metropoli italiane, e però non viene definita ndrangheta, o non viene applicato il 416 bis, io non lo so come avrebbero interpretato e come avrebbero reagito Pasquino e Totò Delfino dinanzi alla sentenza di 1° grado del processo di Roma, io avrei agito così, conoscendoli credo che avrebbero reagito allo stesso modo. Se a Roma non c’è la mafia col 416 bis, ma c’è la cosiddetta mafia bianca, la mafia bianca cosi mi pare viene definita anche da un illustre magistrato in carica, Gianfranco che ha mandato un articolo di un magistrato, non faccio il nome per non danneggiarlo nel quale, diciamo, quest’insieme, questa cricca che si costituisce fra funzionari burocrati, amministratori della cosa pubblica non politici, distinguiamo amministratori della cosa pubblica, faccendieri, queste cricche a Roma non sono state riconosciute come associazioni mafiose da applicare il 416 bis. Ma scusate e che differenza fa? , se il giudizio è questo su Roma, con le tante inchieste che ci sono in Calabria e che sono anche in corso e una di queste riguarda il Sindaco uscente di questo Comune, che differenza c’è se a Roma non si applica perché è Roma giustamente se è cosi , giustamente il 416 bis, ma noi siamo in un paese nel quale c’è diciamo, un doppio binario delle Leggi, alcune valgono per il Centro Nord e altre valgono per il Centro Sud, le Leggi devono valere per tutti, sono uguali per tutti in tutto il territorio nazionale, quindi alla luce di questa Sentenza, e noi abbiamo, badate bene, tutti i giustizialisti d’Italia a partire dalla Presidente della cosiddetta Commissione antimafia e dal Procuratore Nazionale in uscita, diciamo, del PNA, hanno assieme a Repubblica, ovviamente, hanno fatto un’alzata di scudi, per dire che a Roma va comunque applicato il 416 bis. Ma scusate, se Voi siete quelli che consigliato vi inchinate alle sentenze della magistratura che non debbono essere sindacati, com’è che in questo caso vi permettete il lusso di consigliare cosa debbono fare e cosa non debbono fare, addirittura invitando i PM a fare i ricorsi e nessuno parla, di questo nostro paese nessuno parla, per questo ci mancano, diciamo, punte di diamante come Totò e come Pasquino che sarebbero preziosi ma credo che per alcuni che vanno, altri potrebbero scendere in campo, altri giovani, altre presenze, altri intellettuali che ci stanno proprio per dare il senso di una realtà che non si rassegna, rischio di farla lunga volevo esprimere anche alcuni tratti che ci sono stati, un paio di anni, che io ho avuto l’onore di avere tra i miei collaboratori Totò e Pasquino, questa cosa non è emersa sempre con la dovuta forza, ma è stato un periodo di grandi battaglie di battaglie esaltanti che abbiamo fatto per difendere l’immagine di questa regione e le risorse di questa regione senza negare il male che c’era, la malavita, il malaffare, la mala politica, ma dicendo che non era tutto malavita, malaffare e mala politica. Anzi dicendo che ci sono e c’erano risorse preziose alle quali dobbiamo attingere e le opere di Pasquino e di Totò sono diciamo un tesoro immenso ai quali attingere, consiglio, in maniera proprio sintetica, Pasquino ha fatto la storia della letteratura calabrese, d’accordo con l’Assessorato con dei profili eccezionali che vengono fatti da quegli uomini di cultura della nostra regione che diversamente sarebbero stati condannati all’oblio, per dire che questa non è terra di mafia, che la Calabria non è terra di mafia, la mafia in Calabria c’è, come c’è in Sicilia, come ci può essere in Campania, come c’è nel Lazio, come c’è in Lombardia, come c’è in Piemonte, come c’è in Liguria, purtroppo e come c’è nella Toscana, ha fatto una collana dedicata ai grandi meridionalisti, puntando ai meridionalisti che hanno contribuito alla rinascita di questo territorio da Giustino Fortunato, a Salvemini, a Gramsci a tutti i grandi a Don Sturzo a tutti i meridionalisti senza escludere nessuno, perché gli intellettuali non appartengono a nessuno, pur avendo le loro idee liberali o socialiste o Dc o di altra natura, gli intellettuali sono il patrimonio di tutti, perché sono liberi quando sono liberi, quando non sono di regime. Comunque emerge in Pasquino la figura dell’intellettuale non organico , di sinistra poi diciamo con tendenze collaborazioniste con la destra ma sempre libero. Quindi emerge una figura di un grande intellettuale , l’ultima opera che lui voleva finire perché sentiva che la vita gli mancava era: “La questione meridionale al tempo della diffamazione programmata e calcolata del Sud”, che consiglio di leggere. Con Totò ero troppo amico, troppo familiare, quindi, pecco di partigianeria e non era un intellettuale organico, era diciamo un dilettante nel senso che si dilettava a scrivere, che amava l’Aspromonte, amava questa sua realtà e odiava tutte le mistificazioni perché Totò non era certamente un rivoluzionario, non era certamente un bolscevico tutt’altro, però aveva cultura cattolica, era un democristiano, ed era un uomo libero, era fondamentalmente libero, ed era un uomo della sua terra, era fratello del generale Delfino io ho un buon ricordo anche del generale che hanno tentato di infangarlo. Io non criminalizzo nessuno ci sono grandi responsabilità nell’informazione, rispetto le opinioni di tutti, però siamo viviamo in un paese democratico , formalmente democratico ma spesso su alcune cose c’è un’informazione di regime , la parte che prevale è quella che fa la storia e che assegna il titolo dei buoni e dei cattivi, poi noi abbiamo scoperto dopo anni dopo 10 anni o 15 anni o 20anni che Contrada il n. 2 del Sisde che è stato criminalizzato come un grande criminale è uscito ora totalmente assolto dalle accuse dalla Corte di giustizia Europea per dire come in italia spesso a volte si utilizzano anche alcune cose ovviamente per una lotta interna e per carriere, di Totò avrei tantissime cose da dire, ma non voglio farla lunga e quindi non mi soffermo da Lui e da Pasquino ho imparato a conoscere e ad amare Polsi e l’Aspromonte ci sono andato qualche volta non ci ero mai andato prima, anche se io ho radici nell’Aspromonte, io non conoscevo l’Aspromonte fino agli anni 2000-2002-2003 non ero mai andato a Polsi quindi nessuno mi ha battezzato, sono andato a Polsi negli anni dopo il 2000 da Assessore e l’ho conosciuto attraverso Pasquino e attraverso Totò Delfino. E mi voglio attenere diciamo a questi ricordi e a questa impostazione per evitare poi di sconfinare se le cose che abbiamo le abbiamo maturato le abbiamo immagazzinato in una battaglia anche difficile che è stata fatta in questa nostra regione anche con successi diversi, come alti bassi anche con bocconi amari, ma comunque nel rispetto della gente oggi credo che queste battaglie vengono affidate a pochi, giusto ogni tanto Ilario sui giornali che gli intelletuali liberi che non hanno paura che non debbano fare carriera e che mancano molto a questa regione, onestamente mancano molto gli spiriti liberi sia di Pasquino sia di Totò, intendiamo pure loro avevano difetti, come tutti quanti, però credo che i pregi sopravanzassero enormemente sui difetti, abbiamo fatto tante cose insieme a loro in Assessorato negli anni 2000-2005, pubblicando dei volumi e dando spazio alla ricerca avanzata e anche contribuendo ad avere questo patrimonio che i nostri due amici hanno lasciato, che è un patrimonio di idee di produzione libraria e anche di indipendenza, rispetto a fatti per i quali l’indipendenza non è facile da conquistare , io non lo so come avrebbero commentato per es. questa sentenza di 1° grado su Mafia Capitale laddove non è stato applicato il 416 bis, giustamente non è stato applicato, non c’è a Roma la mafia nera con la coppola e la lupara, ma la mafia con la coppola e la lupara non c’è più neppure in Calabria, diciamo questa è ormai storia romanzata, il peggio mito che si è applicato a questa regione diciamo, per criminalizzarla ma per saltarla per dare risposte d’ordine e per vantare risposte positive di sviluppo perché è comodo mettere una cintura, andiamo ad occupare simbolicamente Polsi, Polsi oggi è recuperata al vivere civile, ma a Polsi la mafia la ndrangheta non ci va più da anni, perché ormai si è trasferita nelle capitali d’Italia, non va a fare le riunioni a Polsi, a Roma dove è stato applicato giustamente il 416 bis, non è stato applicato nell’inchiesta di Roma, non c’è la mafia nera con la coppola e la lupara e non c’è più neppure neppure la gogna?…è la mafia bianca quella che dobbiamo invece individuare e combattere è la mafia bianca fatta di funzionari, faccendieri, di amministratori pubblici e che è destinata a fare questo perché sono altri metodi che vengono usati, quindi dobbiamo anche affinare per cosi dire i nostri interventi e guardare più a fondo alle cose, troppo comodo rivolgersi a due miliardari dice Voi siete mafia e quindi non avete diritto di cittadinanza, non avete diritto a parità di trattamento, dovete essere guardati a vista noi ora mettiamo una cintura per chiudere la regione e cosi il paese si sente più tranquillo, questo è il significato anche della nostra battaglia culturale che facciamo come associazione, facciamo una battaglia politica e culturale per tornare alla legislazione ordinaria, perché abbiamo una legislazione troppo straordinaria, quella dello scioglimento dei Consigli comunali per es. per mafia che ha potato all’allargamento degli apparati burocratici, l’allargamento della gestione burocratica, non democratica, della emarginazione dei cittadini, dell’annullamento della volontà dei cittadini e degli elettori comunque va bene, noi abbiamo patito anche questa scelta andiamo avanti con la battaglia politica e culturale e anche noi come associazione che non siamo partitici con gli intellettuali intendiamo portare avanti. Io per ora mi fermo qua convinto che ci siano delle domande, degli interventi doverosi, che qualcuno dal pubblico vuole fare e che credo ascolteremo con grande piacere perché è una serata dedicata a questi dua grandi vecchi amici, alla presenza della Dr.ssa Giusy Scaropoli che c’entra a pieno titolo, con gli argomenti che noi discutiamo, anche per le cose che ci ha detto per gli insegnamenti che ci ha dato e perché la battaglia per recuperare autonomia agibilità politica e democratica è una battaglia che c’interessa tutti, proprio per combattere come qualcuno diceva la battaglia per la restanza e contro l’erranza è una battaglia politica e culturale che bisogna fare altrimenti vince la battaglia dell’erranza che è una battaglia persa, quando si ritiene che non ci siano più le condizioni per vivere e prosperare per affermarsi nella nostra terra che ha grandi risorse naturali ambientali culturali e storiche che noi dobbiamo far venire fuori e che non riusciamo ad utilizzare adeguatamente. Per ora mi fermo qua, sollecitando gli interventi”. Dopo è intervenuta la moglie di Totò Delfino
il Dr. De Angelis
e il giornalista Vincenzo Vinci di Melito Tv
e altri.
Bova Marina, li 23 luglio 2017
daniele dattola