Il Sito di Daniele Dattola

Bova L’icona in occidente oggi, iconografia della santità italo-greca

Bova Chora, Venerdi  5 agosto 2016, alle ore 18,30 si è svolto presso la Sala Convegni del Museo della Lingua Greco-Calabra “G. Rohlfs” un interessante incontro dal tema: “L’Icona in Occidente oggi, L’Iconografia della santità Italo-greca”

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Evento patrocinato dal Gal Area Grecanica, e dal Comune di Bova. Organizzato dall’Associazione Ellenofona “Jalò Tu Vua” in collaborazione con la Comunità Bizantina “San Cipriano di Reggio” . La sala era gremita di persone, sono intervenuti Letizia Di Lorenzo, laureata all’Accademia di belle Arti di Reggio Calabria. Iconografa allieva del maestro Ivan Polverari;

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Francesca Geria, Iconografa allieva del maestro Giancarlo Pellegrini e del maestro  A. Stal’nov.

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Relatore d’eccezione L’Iconografo Ivan Polverari, laureando alla Pontificia Università della Santa Croce, autore di molte opere in Italia, in particolare a Roma e all’Estero.

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Autorevoli presenze in sala, tra cui madre Mirella, nativa sidernese, iconografa eremita, a cui è stato affidato l’eremo di Monserrato nel territorio di Gerace. Grazie alla posizione di questo eremo (con la profondità del mare e la vista dell’orizzonte), l’augurio è che questa piccolissima comunità operi affinché quel mare non sia il mare della separazione, ma il mare dell’Unità. Ecco spiegato il nome “Eremo dell’Unità”: unità tra la chiesa di Oriente e quella di Occidente. In questa luogo dove si è pregato in greco e in latino per lunghi secoli, madre Mirella realizza mirabilmente un apostolato che mira a ravvivare le radici spirituali calabresi attraverso lo studio, l’insegnamento, la produzione di icone, il verbo. Di Lei avevo scritto precedentemente un articolo, avrei voluta salutarla ma non ho avuto la possibilità.

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Il Sindaco di Bova Santo Casile ci ha accolto nella Sala citando il discorso di benvenuto, nell’antica lingua greco-Calabra.

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Subito dopo sono iniziati i lavori con un breve intervento del Presidente del Gal Dr. Paino, che ha patrocinato l’evento e ci ha brevemente informato dell’attività del Gal. Ha parlato del Parco dei Greci di  Calabria e dell’attività ad esso legata. Il Sindaco ha anche salutato suor Mirella, che è stata applaudita a lungo,  e il Direttore del Gal Andrea Casile. Un saluto in lingua greco-calabra anche da parte del Dr. Tito Squillaci, che ha ringraziato i presenti anche da parte della sua Associazione, il dr. Squillaci, ha parlato delle icone del nostro territorio tra cui quella di Amendolea, un affresco di San Nicola, l’altro a Fossato  di Sant’Anastasio, e quella di Gerace. Ha detto troviamo dappertutto nel nostro territorio icone, resti di esse sui muri delle nostre chiese antiche, parlare di icone non è parlare di cose lontane da noi, è un modo per fare un viaggio nel nostro passato più profondo, le icone hanno accompagnato la vita della nostra gente, il risveglio dell’iconografia che sta avvenendo in occidente passa per la Calabria attraverso persone del nostro territorio che stanno dando un contributo molto importante ed ha citato il prof. Giovanni Raffa che era presente all’incontro.

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Dopo il racconto delle  esperienze delle relatrici, un cammino di fede di servizio di comunione. Ivan Polverari inizia subito il discorso dei santi Italo-greci e dice mi ha sempre affascinato questo argomento , erano dei personaggi che non hanno più volto, non hanno più un viso, ci parla della sua esperienza dei suoi studi sulla icona di San Bartolomeo da Simari, scoprendo che lo stesso aveva fatto tantissime cose in Calabria ed era quello che durante il periodo normanno aveva tenuto in piedi i rapporti tra Roma e Costantinopoli, giocando un ruolo di ago della bilancia, durante questo studio ha pensato di ricostruire e dipingere tutti i santi italo greci calabresi, partendo dal primo Fantino l’antico, Fantino di Taureana e dopo è andato  a vedere, Bartolomeo da Simari,  Giovanni Theresti , e tanti altri l’ultimo San Nicola di Mammola e da qui lo studio dei santi della sua terra. Ci sono tantissimi santi che parlavano greco a questo punto ha pensato perché non ridiamo un viso, un volto a questi santi? Come fare a ridare volto a personaggi che non lo hanno più? Attraverso il loro bios ha cominciato a ripensare alle loro immagini, quindi ha preparato una sorta di scheda dove è stata rappresentata l’immagine di Cristo attraverso gli stadi della sua vita da cui nasce quella del buon pastore, poi sono stati ricostruiti altre immagini dai martiri e mostra l’immagine di un un santo di duemila anni fa. Le immagini hanno sempre delle caratteristiche comuni. Quindi attraverso la biografia e attraverso la ricostruzione tipologica qualche cosa è venuta fuori, noi sappiamo che la maggioranza di questi santi erano monaci, nella tradizione bizantina generalmente il monaco  è sottinteso somiglia a Cristo, quindi in qualche modo il santo deve assomigliare a Cristo, quindi piano piano si è cominciata questa ricerca e qui fa una carrellata di immagini per fare capire quanto detto nel concepimento della rappresentazione di un’icona di una santo di cui non abbiamo praticamente quasi nulla. Le prime icone muovono da immagini del mondo antico per es. il Cristo del Sinai, il ritratto è vero è vivo, è reale , il relatore ci dice che le caratteristiche di queste immagini antiche sono simili comuni, sono immagini modulari che vengono ripetute nel tempo, quindi queste immagini hanno un linguaggio comune. Per cui possiamo concludere che nell’ambito religioso  le immagini sono servite e servono per vari scopi: evangelizzare, persuadere, far ricordare e memorizzare gli eventi e i personaggi, illustrare un periodo storico e attestarne la veridicità, esse tramandano un sistema di significati, di dogmi, di insegnamenti morali, coinvolgendo emotivamente chi le guarda. Per cui è importante la ripetitività di un ‘immagine, a garanzia del mantenimento  del messaggio da far recepire a chi le guarda, è importante anche  la continuità della tradizione iconografica nella rappresentazione di temi sacri. Interessante anche la relazione del diacono Mario Casile.

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Occorre dire che questo è stato un evento molto interessante. Dopo le relazioni i presenti si sono recati nella chiesa dello Spirito Santo ed hanno assistito ad un esperinòs in rito greco Bizantino.

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Bova, li 5 8.2016

daniele dattola

 

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