Il Sito di Daniele Dattola

BOVA 3000 ANNI DI CONTINUITA’ CULTURALE. LA FESTA DELLE PAPAZZE. DEMETRA E PERSEFONE SI TRASFORMA NELLA FESTA DELLE PALME

 

 

Bova non è solo la capitale della lingua greca di Calabria, non è solo uno dei borghi più belli d’Italia, è molto di più, e scoprirlo è un atto di riaffermazione culturale enorme, come lo è l’affermazione della permanenza culturale nella Magna Grecia pilastro della civiltà occidentale.

Ogni anno nella ricorrenza della festa cristiana delle palme, si perpetua una festa arcaica che prende origine nel mondo remoto della mitologia greca e dei misteri eleusini. I misteri eleusini erano riti religiosi misterici che si celebravano ogni anno nel santuario di Demetra nell’antica città greca di Eleusi.

 

DEMETRA                                                                                         (Demetra da internet)

 

 

 

 

I riti eleusini erano antichissimi, si svolgevano già prima dell’invasione ellenica sin daL periodo miceneo , circa 1600-1100 a.C.). Secondo alcuni studiosi il culto di Demetra fu fondato nel 1550 a.C.. Quando, nel VII secolo a.C., Eleusi diventò parte dello Stato ateniese, i riti si estesero a tutta la Grecia antica e alle sue colonie

I misteri rappresentavano il mito del ratto di Persefone, strappata alla madre Demetra dal re degli Inferi Ade,

 

 

ratto persefone                                                                                ( ratto Persefone da internet)

 

in un ciclo di tre fasi, la “discesa” (la perdita), la “ricerca” e l’ascesa, dove il tema principale era la “ricerca” di Persefone e il suo ricongiungimento con la madre.

Il rito era diviso in due parti: la prima, piccoli misteri, era una specie di purificazione che si svolgeva in primavera, la seconda, grandi misteri, era un momento consacratorio e si svolgeva in autunno.

La cerimonia voleva rappresentare il riposo e il risveglio perenne della vita delle campagne.

I riti erano in parte dedicati anche alla figlia di Demetra, Persefone, poiché l’alternarsi delle stagioni ricordava l’alternarsi dei periodi che Persefone trascorreva sulla terra e nell’Ade.

 

 

persefone 2                                                                                         (Persefone da internet)

 

 

I riti, le cerimonie e le credenze erano tenute segrete. Gli iniziati credevano che avrebbero ricevuto la giusta ricompensa dopo la morte.

Demetra : Δημήτηρ, “Madre terra” o forse “Madre dispensatrice”, probabilmente dal nome Indoeuropeo della Madre terra *dheghom mather) nella mitologia greca è la dea del grano e dell’agricoltura, costante nutrice della gioventù e della terra verde, artefice del ciclo delle stagioni, della vita e della morte, protettrice del matrimonio e delle leggi sacre. Negli Inni omerici viene invocata come la “portatrice di stagioni”, un tenue indizio di come ella fosse adorata già da molto tempo prima che si affermasse il culto degli Olimpi, dato che l’inno omerico a Demetra è stato datato a circa il VII secolo a.C. Le figure di Demetra e di sua figlia Persefone erano centrali nelle celebrazioni dei Misteri eleusini, anch’essi riti di epoca arcaica e antecedente al culto dei dodici dei dell’Olimpo.

Demetra era la dea della vita è lei che ha dato agli uomini i cereali, ecco che per i romani diviene Cerere, la dea madre porta molti titoli,

Potnia- “Padrona

Chloe – “Il verde germoglio”

Anesidora – “Colei che spinge in sui doni

Malophoros – “Colei che dà mele” o “Colei che dà greggi

Kidaria – (si è perso il significato )

Chtonia – “Che si trova nel suolo

Erinys – “Implacabile

Lusia – “Che prende il bagno

Thermasia – “Calorosa

Kabeiraia- nome di origine pre-greca di significato incerto

Thesmophoros – “Fornitrice di consuetudini” o anche “legislatrice”, titolo che la lega all’antica dea Temide. Questo titolo era usato in connessione con la Tesmoforie, una cerimonia segreta riservata alle donne che si svolgeva ad Atene, e connessa con le tradizioni matrimoniali.

Per i Greci Demetra era ancora la dea che reggeva fasci di grano e papaveri-

 

demetra e persefone                                                                                (Demetra e Persefone da internet)

 

 

Probabilmente le sacerdotesse legate a Demetra ( le Melisse) praticavano la divinazione usando sostanze oppiacee, uso che si protrasse fino al dopo guerra anche da noi, quando ai bambini insonni si somministrava il” papazzo,” ovvero un intingolo ricavato dai semi di papavero.

Un nome Miceneo in scrittura lineare B ricorda Demetra come “grande dama “ su questo titolo approfondiremo in seguito .

Spesso si sovrappone al culto di Demetra  quello della Sibilla, anche se crediamo che ci sia stata confusione tra i personaggi con l’avanzare dei tempi. Alla Sibilla si attribuiscono tutti i caratteri di Demetra e spesso Demetra e Persefone sono la stessa identità nei miti ricorrenti ancora ai nostri giorni. Singolare è la leggenda della Madonna di Polsi, sita in una vallata non distante dall’antro della Sibilla- Demetra- Persefone. Quando la statua della Madonna viene portata in processione, si sta attenti che questa non volti le spalle all’antro maledetto dove regna la dea delle oscurità, questa approfittando della distrazione della santa Vergine potrebbe scatenare le ire del vulcano e generare i terremoti.

Difficile credere che tradizioni e culture così ataviche possano sopravvivere, ma a Bova si ha la prova di ciò. La festa delle “Papazze” da non confondere con il dispregiativo dialettale di pupazze , prende origine dalla più antica mitologia, forse già nel 1500 a. C. poiché il culto di Demetra era celebrato a Micene .

 

 

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Persefone la dea figlia

Il più importante mito legato a Demetra, che costituisce anche il cuore dei riti dei misteri eleusini, è la sua relazione con Persefone, sua figlia nonché incarnazione della dea stessa da giovane. Nel pantheon classico greco, Persefone ricoprì il ruolo di moglie di Ade il dio degli inferi. Diventò la dea del mondo sotterraneo quando, mentre stava giocando sulle sponde di un lago in Sicilia, con alcune ninfe che poi Demetra punì per non essersi opposte a ciò che accadeva trasformandole in , sirene, Ade la rapì dalla terra e la portò con sé nel suo regno. La vita sulla terra si fermò e la disperata dea della terra Demetra cominciò ad andare in cerca della figlia perduta, riposandosi soltanto quando si sedette brevemente sulla pietra Agelasta. Alla fine Zeus, non potendo più permettere che la terra stesse morendo, costrinse Ade a lasciar tornare Persefone e mandò Hermes a riprenderla. Prima di lasciarla andare, Ade la spinse con un trucco a mangiare dei semi di melograno magici, che l’avrebbero da allora costretta a tornare nel mondo sotterraneo per sei mesi all’anno. Da quando Demetra e Persefone furono di nuovo insieme, la terra rifiorì e le piante crebbero rigogliose ma per sei mesi all’anno, quando Persefone è costretta a tornare nel mondo delle ombre, la terra ridiventa spoglia e infeconda. Questi sei mesi sono chiaramente quelli invernali, durante i quali in Grecia la maggior parte della vegetazione ingiallisce e muore.

 

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Nella ricorrenza bovese si fanno doni alle dee madre e figlia, con le primizie, non si deve dimenticare il seme del melograno che consente la rinascita , come per il grano la semina, che atto di sotterrare come fosse morto e che poi le dee fanno prosperare donandogli la vita, tutto in un cerchio, in un circuito di alternanze tra la vita e la morte. La festa delle palme che precede di una settimana la grande festa di Pasqua di resurrezione, ha il medesimo significato.

 

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La morte di Gesù per un tempo e la sua resurrezione in un perpetuarsi di culture e promesse mantenute. Come il grano cade come morto nelle fredda terra, Gesù muore in croce e fu sepolto in una tetra caverna, il grano simbolo di Gesù stesso rinasce e gli uomini fedeli a lui rinasceranno a vita eterna in un circuito di continuità tra Dio e gli uomini. Bella la festa che serve a ricordare che la morte tanto temuta non esiste, essa è un passaggio una fase del ciclo e come il grano l’uomo rinasce. Gesù ha affermato la supremazia della vita ma i greci già lo sapevano-

 

 

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Tra i nomi dati alla papazze c’è quello di dama, gran dama. Solo a Micene si dava questo appellativo, forse serve ricordare che anni fa nei pressi di Bova trovai un frammento di anfora micenea ( conservata ora presso il museo di Reggio Cal) il frammento era un versatoio a becco con resti di colore a strisciate in rosso e grigio proveniente da Micene, sembra che alcuni vocaboli bovesi ancora in uso siano micenei ,

 

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forse bisogna sedersi e rivedere alcune cose sulla presenza greca a Bova.

 

Bova, li 01.04.2012

 

Sebastiano STRANGES

 

 

 

 

Si ringrazia Sebastiano Stranges per le foto di Bova e l’articolo, daniele dattola.

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