Grazie all’Associazione culturale”jalò tu Vùa” e ad altre Associazioni la lingua greco di Calabria ancora resiste e viene divulgata con attività volte a rendere la stessa più conosciuta da parte della popolazione. Alla fine degli anni settanta l’associazione Jalò tu Vúa ha formato un gruppo di studio per impostare gli standard metodologici per l’insegnamento del greco-calabro e per redigere una grammatica per le scuole.
Oggi, questa lingua arcaica, rischia l’estinzione e resiste (viene parlata) nella zona ellenofona in modo particolare, nei Comuni di Bova, Bova Marina, Gallicianò, Roghudi, Chorio di Roghudi e in qualche altro centro.
Ieri, grazie all’invito del Dr. Tito Squillaci e di sua moglie
(Dr. Tito Squillaci e moglie immagine di repertorio)
ho avuto l’occasione e il piacere di poter stare, insieme a loro, a pranzo nell’agriturismo dell’Avv. Sergi, presso Amendolea con alcuni componenti dell’Associazione culturale “jalò tu Vùa” tra cui la Presidente arch. Antonella Casile,
qui mi hanno presentato vari componenti dell’Associazione e tra questi il poeta Agostino Siviglia. Dopo un ricco e prelibato pranzo, quasi inaspettatamente, sono rimasto meravigliato per come quasi tutti i componenti parlavano fra di loro il greco di Calabria lasciandomi sinceramente stupito , riflettevo che grazie a quell’invito ho potuto partecipare a questo evento per me molto importante ed ecco a sorpresa, che il poeta Agostino Siviglia comincia a recitare alcune poesie in grecanico e dopo canta dei brani.
Siccome la cosa non era organizzata il Dr. Squillaci non trovando una chitarra si è fatto dare una lira appesa al muro e dopo vari tentativi è riuscito ad accordarla, traendo dalla stessa un suono melodioso.
Avevo con me una piccola macchina fotografica ed ho potuto riprendere qualche scena che qui vi propongo, chiedendovi scusa per il sonoro (pessimo).
Dal filmato potete capire con quale naturalezza i partecipanti parlavano il greco di Calabria.
Agostino Siviglia è nato a Chorio di Roghudi nel 1934 ed è insieme al fratello Salvatore un famoso poeta popolare che difende con passione il suo idioma ed ecco nel filmato che recita una sua famosa poesia spiegando i motivi per cui l’ha composta
Ecco le parole e la traduzione
Ghorìo dicòmmu Paese mio
pos eienàstise palèo come ti sei fatto vecchio
glossa dichìmu lingua mia
plèo den tragudào più non canto
Thorò to spìti vedo la casa
ti einasti palèo ch’è diventata vecchia
ciòla t’ambeli la vigna pure
ti eienàsti ghierondàro. che s’è appassita
Condoferro apìsso Ritorno indietro
ce clònda pào jatì e vado piangendo perché
tin màna den eho plèo. la mamma non ho più
Ce essà filisa, paracalò e voi amici, per favore
mi fighite appòde ando horìo non fuggite il mio paese
Mathete tin glossa ton pedìo insegnate la lingua ai bambini
jatì imme palèo ce egò pào. ch’io sono vecchio e passato oramai.
Dopo queste parole notate l’emozione del poeta alla fine del brano.
Mi auguro di poter incontrare ancora questo gruppo e i poeti che ne fanno parte.
Ritengo che sarebbe importante tutelare queste minoranze linguistiche, introducendo il greco Calabro quale materia nelle scuole superiori.
Amendolea 20.1.2013
daniele dattola
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