Dopo gli interessanti convegni fatti a Bova Marina, (1) voglio trattare in questo articolo dei ritrovamenti del neolitico nella costa Jonica del reggino, con particolare riferimento agli interessanti ritrovamenti effettuati a San Salvatore territorio posto nei campi di Bova (RC). (2) (3) Cito Sebastiano Stranges Ellesmere, perché Sebastiano, ispettore onorario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (4) ha, negli anni 80, il merito di avere mappato il territorio della costa Jonica meridionale reggina, mettendo in rilievo, insieme a Luigi Saccà di Bova i posti dove si trovavano reperti archeologici e mi riferisco a quelli del neolitico. Sebastiano l’ho voluto ricordare perché in queste cose spesso la verità viene a volte modificata, ed ecco io la voglio dire nella maniera corretta. Grazie al lavoro di questi ed altri indomabili ricercatori e alle loro notizie, molti studiosi, famosi in tutto il mondo, si sono occupati di questa materia avvalendosi delle loro notizie. Il prof. Tinè, ha redatto una prima mappatura di centinaia di siti, ritrovati da questi mappatori e studiosi. Dopo di Lui il prof. John Robb dell’Università di Cambridge, (5) ha integrato le ricerche per il territorio di Bova e Bova Marina, effettuando scavi che hanno dato una svolta importantissima sugli insediamenti del neolitico nella provincia di Reggio. Voglio qui ricordare che questi reperti del neolitico sono stati trovati in vari luoghi della costa ionica e precisamente a Saline, Melito, Condofuri, Bova e Bova Marina, Palizzi e Capo Spartivento nell’omonima fiumara. Oggi i reperti più importanti sono esposti presso i Musei di Reggio, Locri e anche Bova Marina. Il prof John Robb dell’Università di Cambridge, moltissimi anni fa in conseguenza delle segnalazioni di Sebastiano Stranges, chiese al Ministero competente e al Museo di Reggio Calabria, di poter effettuare delle ricerche nel territorio di Bova Marina, poiché quest’ultimo presentava una ricchezza di reperti del periodo neolitico. Il prof. Robb collaborato dalla Sopraintendenza archeologica di Reggio, nella persona dell’archeologo responsabile della zona Dr.ssa Emilia Andronico (6) e da numerosi esperti universitari di tutto il mondo Leicester, Southampton, New York, Michigan, Durham, Birmingham, ed Oxford iniziarono la ricognizione di quel territorio, mappando i reperti del neolitico. La maggior parte sono reperti di area Stentinelliana. Le analisi col C.14 danno la presenza umana risalente a 5800 anni a. C. Subito furono trovati importanti reperti a S.Aniceto, Umbro, Penitenzeria e San Salvatore io vi voglio descrivere i reperti di San Salvatore, perché il sito è insolito, in quanto posto in un luogo situato nei Campi di Bova a 1300 mt. di altezza, attraversato da una pineta, in un’area di circa un ettaro, trattasi di reperti archeologici trovati in una zona la più alta della fascia ionica, un luogo fortificato. La prima domanda che ci si pone:” Come mai una fortezza risalente al VI° sec. a. C. in un luogo cosi alto? Sicuramente sanciva un confine tra due grandi potenze probabilmente RC e Locri. Sicuramente in quel posto un po pianeggiante venivano coltivate piante e utilizzato il legname, ricco di resina, dell’entroterra calabrese, famoso ai greci. (7) (8) Durante gli scavi diretti da LIN FOXHALL, Prof. di Archeologia greca, presso l’Università di Leicester (Regno Unito) (9)sono emersi un grosso e ampio muro di cinta lungo 34 m in direzione nord-sud e 29 m in direzione est-ovest. ed una torre da qui deriva che l’insediamento era fortificato, della dimensione di 7 mq. Nel sito vi sono numerose tegole a testimoniare il crollo del tetto, vi sono anche i resti di elementi strutturali lignei della torre costituiti da travi in legno. Sotto questo materiale tracce di carbone ed elementi incendiati, distinguibili frammenti di legno incendiato di grande dimensioni che erano le travi. (10) Nella porta della scalinata d’accesso, una punta di freccia conficcata. Nel pavimento della torre frammenti di ceramica ben conservati contenitori da fuoco, ceramica comune e vasellame per cibo e bevande in ceramica a vernice nera.(11) Al di fuori del muro occidentale della torre sono stati rinvenuti numerosi frammenti ossei di animali, e almeno uno di essi mostra tracce di macellazione. Si tratta indubbiamente di resti di pasto gettati dagli abitanti del sito. Questi reperti indicano che la torre fu utilizzata come alloggio e probabilmente anche come magazzino per lo stoccaggio delle derrate. La ceramica più tarda rinvenuta nei livelli di distruzione indica che l’incendio ebbe luogo nel V sec. a.C. Fuori della torre sono state rinvenute nove cuspidi in bronzo,(12) una punta di giavellotto in ferro,(13) pezzi di armatura in bronzo. (14), una punta di lancia. (13 Bis) L’incendio è avvenuto a causa di un violento attacco. Il recipiente più interessante è il resto di una coppa ionica fattura risalente al VI° sec. a.C. verniciata a strice rosse e nere, su questo manufatto il nome graffito Σ[Ι]ΜΟΝ. “SIMON” è parola di origine greca, come attestato da Senofonte e Aristofane, e quindi questo reperto risale al VI° Sec. a. C. (15) I vasi di tipo indigeno sono numerosi , cosi quelli tipo greco di ceramica fine, ceramica comune e recipienti per cucinare. Sono stati anche trovati un gran numero di piccoli ciottoli che sembrano proiettili per fionda. (16) In un deposito rituale risalente alla costruzione della fortezza è stata trovata una statuetta di alabastro una Kore che tiene nella mano destra una colomba, risalente al VI° sec. a.C., (17) deposta con la faccia in giù, con vicino quattro piccole brocche, una con il fondo bucato. (18) La statuetta che probabilmente rappresenta Persefone, oggi è conservata nel Piccolo Museo di Bova Marina loc. S. Pasquale. Questi reperti datano la costruzione dell’edificio sicuramente al periodo del VI° secolo a.C. Probabilmente il sito è stato occupato per un breve periodo. Le ceramiche rinvenute nelle parti incendiate sono databili al V° sec a.C.. Ancora oggi non si può stabilire chi ha assaltato il sito, che è stato incendiato e da allora in poi mai più occupato. Una ricostruzione puntuale e più professionale la troverete edita dal prof. John Robb, dell’Università di Cambridge nel lavoro:” Bova Marina Archaeological Project” nel seguente link: http://www.arch.cam.ac.uk/research/projects/bova-marina/bmap-files/bmap-2007-report.pdf Qui di seguito le foto dei ritrovamenti alcune tratte da questo stesso sito.
Melito di Porto Salvo, li 6.7.2014 daniele dattola
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