(F. da internet)
E’ un promontorio roccioso che si erge sul mare Jonio (134 s.l.m.), che scende a strapiombo sulle sue acque. Sulla sua sommità a dominare il paesaggio da circa 150 anni è posizionato il Faro, unica luce all’entrata dello Stretto di Messina, importante per tutti i navigatori di questo mare. Nella parte alta è attraversato dalla statale Ionica 106.
Anticamente il Capo delle Armi in epoca greca si chiamava Leukopetra Akroterion (Λευκοπέτρα ἀκρωτήριον), promontorio di pietra bianca. In epoca romana era chiamato Leucopetra Promontorium.
Del Capo delle Ami scrisse il Barrio geografo
“Inde est Leucopetra portus, distat à Regio millibus pass quinque. Et supra est eiusdem nominis graecum oppidulum olim P: Valerij Villa…, abest a Regio m. p. octo. Incolae in communi sermone …utuntur,…”
E cosi seguita:….
“ Inde est Leucopetra promontorium, distat a Regio m. p. duodecimo. De quo Strabo ait: “E Regio ad orientem naviganti Leucopetra promontorium occurrit. Quod a colore Leucopetram, id est sx album appellant, per stadia quinquaginta, ubi montis appennini finem adesse ajunt.” De hoc promontorium plurimi veteres scriptores meminere, ut Strabo ipse, et Plinius, et Mela, et Dionysius Apher, et Cic. Ad lib. XVI et Phil, prima…”
“ Avviene dopo, il porto di Leucopetra; il quale dista da Reggio 5 mila passi. E al di sopra c’è, dallo stesso nome, (oppidulum grecum ) un villaggio greco, una volta Villa di Pubblio Valerio….., lontana dalla stessa Reggio 8 mila passi. Ivi gli abitanti usano a vicenda il greco e il latino,….” Indi (di là dalla insenatura) appare il promontorio Leucopetra, a ostro da Reggio dodicimila passi; del quale Strabone scrisse:” A cinquanta Stadii da Reggio, navigando ad oriente, si erge il promontorio Leucopetra; il quale dal colore, lo chiamano Leucopetra, cioè bianca rupe o bianco sasso; dove dicono finiscono gli Appennini”. Molti antichi scrittori parlarono di questo promontorio; Strabone; Plinio, Mela, Dionisio Afro, e infine Cicerone: ad Attico, libro XVI, e nella Filippica prima…..”
(Cic. Phil., I,3, trad. in lingua italiana di Saverio Verduci)
Kalendis Sextibus veni Syracusas, quod ab ea urbe transmissio in Graeciam laudabatur; quae tamen urbs mihi coniunctissima plus una me nocte cupiens retinere non potuit. Veritus sum, ne meus repentinus ad meos necessarios adventus suspicionis aliquid afferet, si essem commoratus. Cum autem me ex Sicilia ad Leucopetram, quod est promontorium agri Regini, venti detulissent, ab eo loco conscendi, ut trasmitterem, nec ita multum provectus, reiectus austro sum in eum ipsum
locum, unde conscenderam. Cumque intempesta nox esset mansissemque in villa P. Valeri, comitis et familiaris mei,
postridieque apud eundem ventum exspectans manerem, municipes Regini complures ad me venerunt, ex iis quidam Roma recentes; a quibus primum accipio M. Antoni contionem, quae mihi ita placuit,ut, ut ea lecta, de reversione primum coeperim cogitare.>>
(Cic. Phil., I, 3,)
il primo agosto sono arrivato a Siracusa, perché mi veniva presentata come conveniente la traversata da quella città per la Grecia; ma quella città a me assai legata non poté trattenermi più di una sola notte, sebbene fosse molto desiderosa di avermi. Ho temuto che il mio improvviso arrivo presso amici determinasse qualche sospetto, se mi fossi trattenuto a lungo. Ma dopo che i venti mi avevano spinto dalla Sicilia a Leucopetra, che è un promontorio del territorio del Reggio, da quel punto mi imbarcai (nuovamente) per effettuare la traversata, e, senza che ancora avessi percorso un lungo tratto, fui ricacciato dall’austro nello stesso luogo da cui ero salpato. Era notte fonda e la trascorsi nella villa di Publio Valerio, mio alleato ed amico; l’indomani, mentre, sempre presso di lui, attendevo il vento favorevole, vennero da me diversi cittadini di Reggio, alcuni dei quali da poco tornati da Roma; ed è da loro che ricevo la prima notizia del pubblico discorso di Marco Antonio, che mi piacque così tanto che, dopo averlo letto, cominciai per la prima volta a pensare ad un ritorno a Roma.>>
Oltre alle bellezze naturali incontestabili in questo posto e anche nelle zone vicine sono stati sempre trovati reperti importantissimi :
tombe con suppellettili sepolcrali e monete di età romano bizantine. Una stele di periodo Romana Imperiale, nonché una Necropoli Protocristiana, con un prezioso corredo di oreficeria e una scritta funeraria latina con un brano di una epistola di S. Paolo, graffito Paleocristiano, con iscrizione arcaica sepolcrale, contenente parole d’ammonimento di S. Paolo (epistola ad Romanos, VIII 31). Reperti di età greca classica (statuette muliebre bronzee e terrecotte votive, lucerne ). Nella grotta di Dionisi nel 1957 prob Laura Basiliana fu trovata un’ansa vascolare con bollo (età latina imperiale), terrecotte ieratiche greche, una statuina bronzea con figura di donna, e il sostegno di una offerta dedicatoria alla Dea Persefone (V sec. A. C.). I ritrovamenti attestano l’esistenza in questo territorio di un Santuario o tempio dedicato a Demetra e Kozo.
Il panorama visto dalla rupe con il laghetto di Saline e l’ex fabbrica della Liquichimica.
il mare visto dalla parte più alta
Scendiamo nella parte centrale del promontorio a contatto con le meraviglie di questo posto.
L’Etna e Taormina vista da Capo delle Armi
I Luoghi quasi inaccessibili sono di una bellezza straordinaria.
Melito P.S., li 3.5.14
daniele dattola
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