Nel 1948 L’Europeo pubblicò un servizio sulle condizioni del Mezzogiorno, e per mettere in risalto la povertà dell’estremo sud fece effettuare un servizio fotografico ad Africo Vecchio ad un rinomato fotografo che era Tino Petrelli, che ci ha lasciato una serie di fotografie bellissime di Africo e delle condizioni di vita di allora, per darvi l’idea pubblico qualcuna, solo per un confronto tra ieri e oggi, le foto sono state tratte da vari siti internet. Le foto scattate allora dal Petrelli furono numerosissime, per cui oggi sono un importantissimo documento fotografico di quella che era la vita nel 1948 ad Africo eccone alcune:
(F. T. Petrelli da internet)
(F. T. Petrelli da internet)
(F. T. Petrelli da internet)
(f. T. Petrelli da internet)
Una violenta alluvione nel 1951, costrinse gli abitanti ad abbandonare il paese, essi si stabilirono nel territorio di Bianco lungo la statale 106. Per cui questo centro oggi è abbandonato, per raggiungerlo occorre arrivare a Bova Marina, salire verso Bova e raggiungere i Campi di Bova, dopo si deve prendere la discesa di Pedempiso
fino ad arrivare alla contrada Carrà da qui si lascia l’automobile e si raggiunge il paese a piedi.
Si arriva alla casa detta:”dello Strapunto”
Ecco cosa si vede più in basso
una serie di fabbricati dell’epoca del fascio che ricomprendevano, la caserma dei carabinieri, le scuole elementari etc.
Qui bisogna lasciare le automobili e proseguire a piedi. Prima di arrivare al paese i ruderi di un antico frantoio
E’, un percorso che ho già fatto e descritto in questo sito in data 17.8.2011, in quell’occasione dopo la pubblicazione delle foto mi scrisse l’Associazione Santu Leu apricus ribadendomi che il Borgo oggi era ripulito grazie alla loro azione e poteva essere visitato, praticamente prima era invaso dai rovi che non consentivano di camminare tra i ruderi. Ho deciso quest’anno di fare un’altra visita al borgo, chi vuole può visitare il mio precedente servizio, i paesaggi sono bellissimi,
la nostra macchia mediterranea si presenta stupenda, i rovi sono sempre li pronti ad avanzare dappertutto.
Il paese ha un origine molto antica, probabilmente cosi come ci tramanda la tradizione, sembra che discenda dall’antico centro di Melea un centro abitato dagli antichi italici, descritto anche da Tucidide, posto ai confini tra Reggio e Locri.
(Casa dello strapunto)
Il dialetto ha delle inflessioni etrusco-toscane invece che italo grecaniche, cioè popolazioni preesistenti ai grecanici. Si trova a 700 m dal livello del mare, il nome deriva dal latino “apricus”, paese posto al sole,
(ed ecco il centro del paese con la chiesa)
(I compagni di viaggio con davanti la guida)
davanti al paese in alto si staglia e si vede chiaramente un altro centro, Casalnuovo vecchio.
(In alto Casalinuovo)
Africo dipendeva dal Feudo di Bova, l’imperatore Arrigo VI lo diede all’Arcivescovo di Reggio che lo tenne fino alla fine dei feudi 1806. Ormai rimangono solo ruderi, Tinelli fotografò lo stile di vita degli abitanti, io ho fotografato i ruderi, ma vi posso assicurare che camminando tra questi ruderi si sente la presenza umana di quelli che ci abitavano.
Non poteva mancare una sosta di ristoro ai campi di Bova.
Africo, li 24.8.2012
daniele dattola
sTRAORDINARIO ED AFFASCINANTE. Desidero da anni visitare Africo, vedere le caldaie del latte e la rocca del drago. A questo proposito una domanda: è possibile raggiungere Africo vecchio salendo da Casalnuovo? Il navigatore mostra la strada, ma vorrei sapere se è troppo accidentata. Se mi lascia la Sua mail Le invio l’itinerario che avrei intenzione di fare. Grazie
Africo io l’ho sempre raggiunto percorrendo la strada da Bova , Campi di Bova poi sempre più su fino a dove c’è un bivio verso dx salendo che porta a Africo, Casalnuovo è la stessa strada ma con direzioni diverse. Da Africo si vede Casalnuovo in alto sulla dx guardando a nord. Le Caldaie del late e la Rocca del Drago sono nel territorio di Roghudi altra cosa. Si faccia accompagnare da qualcuno che conosce la strada per Africo.