Melito di Porto Salvo, domenica 3 luglio 2016, alle ore 19.00 il circolo culturale Meli ha organizzato un incontro : “Citrus Alice spunti di riflessione su forme di tutela e valorizzazione del bergamotto” .
Ha introdotto i lavori il Presidente del Circolo avv. Pasquale Pizzi,
cui sono seguite delle, riflessioni di vita sul bergamotto, di Paolo Praticò.
I bravissimi relatori intervenuti sono stati l’On.le Fortunato Aloi autore de “Il bergamotto di Reggio Cal., nonché proponente dell’attuale Legge sul bergamotto da Lui proposta nel 2000, cosi come diremo in seguito.
Interessante e esaustivo l’intervento del Presidente del Consorzio del bergamotto Dr. Ezio Pizzi un ottimo incontro che ha fatto luce sull’attuale situazione del bergamotto lungo la costa jonica zona di produzione.
Mi sono occupato del bergamotto detto “l’Oro verde di Melito” , inserendo un articolo di Nino Marino, nel sito dattola.com, ben fatto, per cui ritengo di riproporlo
Origini, coltivazione e l’industria dell’essenza
Il Bergamotto è un agrume classificato come Citrus Bergamia Risso, appartiene alla famiglia delle
Rutacee, sottofamiglia Mesperidee, genere Citrus. Il frutto ha forma sferica con un peso medio di 200
grammi, il frutto del bergamotto ancora verde si presenta così
il colore, alla maturazione è giallo.
La fioritura avviene nel mese di aprile e i frutti sono raccolti da novembre a marzo. I fiori sono profumatissimi (zagara) e si presentano così
Il suo habitat più idoneo ed esclusivo è costituito dalla sottile striscia di terra , lunga un centinaio di
chilometri, tra Villa San Giovanni e Gioiosa Ionica, compresa tra le propaggini estreme dell’Aspromonte
e i mari Ionio e Tirreno, in provincia di Reggio Calabria.
L’ utilizzazione dell’essenza
Con i suoi 350 componenti chimici, l’olio essenziale di bergamotto è indispensabile nell’industria
profumiera internazionale avendo la funzione non solo di fissare il bouquet aromatico dei profumi,
ma anche di aromatizzare le altre essenze contenute esaltando le note di freschezza e fragranza.
Oltre che nella vasta gamma di acqua di toilette, profumi, deodoranti chypres, fougeres, lozioni
antiforfora rinfrescanti contro la caduta dei capelli, saponi profumati ad alto potere disinfettante,
prodotti antisolari, sali da bagno, dentifrici, l’essenza di Bergamotto viene impiegata nell’industria
farmaceutica per il suo potere antisettico e antibatterico, nelle sepsi chirurgica, in odontoiatria,
oftalmologia, ginecologia, dermatologia, tanto da essere inserita nelle farmocopee di diversi paesi.
L’essenza è infine usata nell’industria alimentare e dolciaria come aromatizzante di liquori, the,
caramelle, canditi.
l’essenza o oro giallo
Le origini
I più ritengono che esso derivi da mutazione da altra specie. Per quanto attiene la provenienza, si è detto di tutto : Cina, Spagna, Canarie ; tuttavia, l’unico luogo nel mondo dove il Bergamotto fruttifica
ottimamente è quella zona del territorio calabrese. L’etimologia più attendibile è Beg-armudi,” pero
del signore ” in turco, per la somiglianza che il Bergamotto ha con la pera bergamotta.
La coltivazione del bergamotto e l’industria dell’essenza
La superficie oggi coltivata a bergamotto è di circa 1.500 Ha., con una produzione media di 120.000 kg.
di essenza.
Per ottenere un Kg. di essenza occorrono 200 Kg. di frutti.
Gli addetti del settore sono stimati in ca. 4.000 unità.
Il primo bergamotteto di cui si ha notizia venne impiantato nelle vicinanze di Reggio Calabria da Nicola
Parisi, nel feudo denominato ” Giunchi ” nell’anno 1750.
A quei tempi l’essenza veniva estratta per pressione manuale dalla scorza del frutto e fatta assorbire da
spugne naturali collocate su appositi recipienti.
Oggi viene ricavata per abrasione, mediante un sistema di grattugie e nelle apposite ” pelatrici “, dalla
parte superficiale esterna dei frutti. Il 1844 registra la prima vera e propria industrializzazione del
processo di estrazione dell’essenza di Bergamotto con l’invenzione, da parte del reggino Nicola Barillà,
di una macchina per l’estrazione denominata ” macchina calabrese “, la quale riusciva a garantire non
solo resa elevata in tempi più brevi, ma anche una finissima qualità dell’essenza. (Wikipedia).
La difesa della qualità, la commercializzazione della qualità ed il Consorzio del bergamotto.
L’idea del Consorzio nacque per sopperire alle crisi commerciali del primo trentennio del ‘900 dovute
ad altalene di produzioni e prezzi.
Nel 1931 venne istituito il ” Consorzio Produttori del Bergamotto “, ” antenato ” dell’attuale Consorzio del Bergamotto, con lo scopo di gestire l’ammasso dell’essenza di Bergamotto e tutelare il prodotto mediante
un’azione equilibratrice e a garanzia della purezza della essenza.
Il Consorzio oggi elabora piani di sviluppo delle aziende produttrici, vara iniziative tecnico – scientifiche
per il miglioramento delle coltivazioni , promuove l’associazionismo tra i produttori e la ricerca per il
miglioramento dei processi tecnologici di lavorazione del bergamotto, ritira i frutti dalle aziende agricole
e provvede alla trasformazione in olio essenziale nel proprio stabilimento di San Gregorio di Reggio Calabria, gestisce l’ammasso del prodotto tra i produttori, cura la collocazione del prodotto sui mercati internazionali garantendo ai consumatori nazionali e stranieri, con il proprio marchio di qualità ed il ” Certificato di Analisi “della Stazione Sperimentale delle Essenza e Derivati Agrumari di Reggio Calabria, la genuinità del prezioso
liquido.
IL BERGAMOTTO ORIGINI E CARATTERISTICHE
Vogliamo parlare del “bergamotto”, delle sue incerte origini e delle sue caratteristiche, nella speranza
che ciò possa interessare la gioventù di oggi, distratta e certamente non partecipe ad un tradizionale
aspetto dell’economia agricola locale ed dalla esclusività di una coltivazione, unica al mondo.
A MELITO PORTO SALVO e nel basso jonio reggino la tradizionale lavorazione del bergamotto inizia
verso la fine del mese di novembre e finisce verso la fine del mese di febbraio.
Il BERGAMOTTO è un pregiato frutto agrumario, da cui si estrae il famoso olio essenziale,
molto ricercato nell’industria profumiera di tutto il mondo, per la sua qualità di ” fissatore ” dei profumi.
Nei primi lustri di questo secolo, la lavorazione del BERGAMOTTO a MELITO PORTO SALVO, era
una ricorrenza che coinvolgeva tutti, grandi e ragazzini, anche per l’aspetto folkloristico nella fase della
raccolta e del trasporto del frutto presso i centri di lavorazione.
Il “bergamotto” è un agrume, che ha la forma e la dimensione dell’arancia ed il colore del limone, ma un
profumo soave ed eccezionale.
Sulle sue origini c’è una letteratura controversa: qualcuno afferma che questa pianta si formò nei Paesi
Mediterranei e che verso la metà del secolo XVII si propagò; altri dicono che essa ebbe origine nel territorio
di Berga, una cittadina spagnola, da dove fu importata nell’Italia meridionale.
C’è anche una teoria, secondo la quale il nome “bergamotto” deriva dal turco o dall’arabo “signora delle
pere” e che, pertanto la pianta del bergamotto possa essere arrivata dai Paesi del Levante.
Certo è che la pianta del bergamotto attecchisce soltanto ed esclusivamente nel basso comprensorio
jonico tra Reggio Calabria, Brancaleone e Bianco, con epicentro Melito Porto Salvo in quanto si tratta
di un agrume che mal sopporta il freddo ed i venti impetuosi.
La sua coltivazione assunse carattere industriale soltanto nella metà dell’800 e raggiunse anche una
superficie di 3.000 ettari.
La produzione media raggiunse anche la cifra di 340.000 quintali di frutto, con 170.000 chilogrammi
di essenza.
Una vera ricchezza, che spesso subì e subisce ancora periodi di crisi, specie dopo la immissione sul
mercato di prodotti sintetici.
Altro elemento di disturbo nella commercializzazione dell’essenza del bergamotto è rappresentato dall’adulterazione praticata selvaggiamente da Ditte straniere, grandi distributrici di tutte le materie prime di profumerie.
Per molti studiosi il bergamotto è un “ibrido” di arancio, per quanto si riferisce alle foglie ed ai fiori e
di limone, per quanto, invece, si riferisce al frutto; per la soavità del suo profumo, comunque, esso è
superiore all’uno ed all’altro.
Infine, è accertato che la pianta di bergamotto non si riproduce per seme e quelli che in esso si
riscontrano non sono che il prodotto di fecondazioni avvenute naturalmente per opera di polline
di altra specie di agrumi.
La maggiore affinità biologica del bergamotto è per il cedro.
IL BERGAMOTTO ORIGINI E CARATTERISTICHE
Nella prima parte abbiamo parlato delle origini della pianta del “bergamotto”, e attecchisce
esclusivamente sulla fascia Ionica reggina, dove viene coltivata sin dal 17° secolo. Parliamo, ora,
della raccolta di questo pregiato “frutto”, dal quale si estrae la famosa “essenza di bergamotto”.
Fino agli anni ’40, la raccolta dei bergamotti durava dalla metà del mese di dicembre a metà del mese
di febbraio e si svolgeva con un sistema tipicamente artigianale, ma ricco d’aspetti folkloristici.
Alla raccolta sulle piante provvedevano i più giovani ed anche i ragazzi, che muniti di “panari” piccoli
cesti, rivestiti di tela di iuta per non danneggiare la buccia del bergamotto cosparsa di vescichette piene
di olio essenziale, staccavano delicatamente i frutti dai rami e quando rimaneva una parte di peduncolo,
lo tagliavano con una piccola roncola della quale erano muniti, ciò per evitare che il peduncolo impedisse l’abrasione totale della buccia del bergamotto durante la lavorazione nelle speciali e così chiamate “macchine”.
Al lavoro manuale si accompagnavano spesso il canto in coro di “mottetti” o di canzoni popolari, ai quali
faceva armoniosa eco quello delle donne, addette al trasporto dei “frutti” nei posti di lavorazione.
La nota di folklore si coglieva appunto in questa fase.
Queste donne, in gran parte giovani, effettuavano il trasporto con ceste, anch’esse rivestite di tela
di iuta e contenenti circa 30 chilogrammi di bergamotti, che caricavano in testa poggiandole in testa
sopra una sorta di cuscinetto, chiamato “giranda”. Il carico le costringeva a camminare con un
portamento eretto o quasi austero, ma dovevano sottoporsi anche ad una specie di gimkana lungo
i viottoli che correvano tra gli alberi.
La fatica diminuiva, in parte, quando uscivano dalle zone alberate e potevano camminare su sentieri
o tratti di strada completamente scoperti.
Si creavano, così, delle variopinte file indiane di donne, le cui ampie gonne,dai colori vivaci,
ondeggiavano, così come ondeggiante era il loro incedere.
Un lavoro certamente pesante, ma che veniva svolto allegramente e spensieratamente ogni giorno e
per lunghe settimane. Arrivate nei posti di lavorazione, che all’epoca venivano chiamati “fabbriche”,
queste donne-trasportatrici deponevano le ceste, aiutandosi vicendevolmente, come avevano fatto
in precedenza, quando le dovevano caricare in testa e le svuotavano nei cosiddetti “scari” accanto
alle macchine,
Nelle macchine di una volta lavoravano in sinergia tre validi uomini, che si alternavano in modo
cronometrico nei compiti, che la lavorazione stessa richiedeva.
Uno selezionava il frutto da immettere, di volta in volta, nella macchina, calibrandolo
opportunamente ; l’altro provvedeva ad estrarre dalla macchina il frutto lavorato e che comunemente
era chiamato ” boccia “.
Questi, prima di versare i bergamotti lavorati in una speciale tinozza per il successivo trasporto al
cosiddetto “torchio”, provvedeva, come se si trattasse di un rito a raccogliere con una spugna marina
i residui di ” essenza” rimasti sulla corteccia del bergamotto lavorato.
Il terzo uomo, era impegnato ad agire faticosamente, ora con il braccio destro ora con quello sinistro,
sulla manovella, che trasmetteva il movimento rotatorio al “rocchello” munito di lamelle metalliche
per grattugiare la buccia dei bergamotti. Questo era il lavoro più pesante per gli uomini addetti alle
macchine e pertanto ad esso, i tre si avvicendavano disciplinarmente e puntualmente.
Anche in questa fase di lavorazione si potevano ascoltare spesso canzoni popolari, cantate in coro dai
raccoglitori, specie quando la mattina montava il nuovo turno. Prima di recarsi al lavoro, i raccoglitori sorseggiavano immancabilmente, nelle vicine “putie” (empori, negozi), una sorta di cocktail di liquori
fortemente alcolici, che chiamavano volgarmente “mbrischio” e nel quale predominava l’anice.
Altri tempi ed altra educazione al duro lavoro !
LA LAVORAZIONE DEL BERGAMOTTO IERI ED OGGI
Parliamo ora dei metodi usati per l’estrazione dell’olio essenziale, chiamato comunemente “essenza
di bergamotto”, il fissatore per eccellenza dei più rinomati profumi.
La vecchia tecnica per l’estrazione di tale essenza, lenta e dispendiosa, dopo gli anni ’45 è stata
superata dall’introduzione di sistemi più moderni ed avanzati, studiati anche dalla “STAZIONE SPERIMENTALE”
di Reggio Calabria.
Ne sono derivate chiare possibilità di applicazione, non solo sotto il profilo economico, ma anche
soprattutto per la possibilità di creare centri di lavorazione consorziali, vantaggiosi particolarmente
per i piccoli produttori, che sono la maggioranza.
L’antica macchina per l’estrazione dell’essenza di bergamotto fu costruita artigianalmente nel limitato comprensorio di produzione.
Le nuove e più avanzate macchine conservano lo stesso principio di quelle vecchie, che si fonda
sull’azione combinata della pressione e dell’abrasione, che consente di liberare l’olio essenziale dalle
vescichette cosparse sulla parte epidermica della buccia del frutto.
I bergamotti venivano posti tra due coppe : una inferiore cosparsa di punte ed una superiore munita
di lamelle in posizione radiale, capaci di esercitare una pressione sui frutti, ruotando intorno all’asse
verticale.
Il movimento rotante della coppa superiore faceva sprizzare l’essenza, insieme all’acqua vegetale
contenuta nel frutto ed ai detriti della buccia raschiata.
Il movimento rotante veniva impresso dalle robuste braccia dell’uomo mediante una grande
manovella e successivamente da motori elettrici, collegati mediante cinghie di trasmissione con la
ruota della macchina.
La poltiglia che se ne ricavava si depositava in un sottostante recipiente di rame, rivestito internamente
da una camicia di stagno per evitare reazioni al contatto dell’essenza con il rame.
La “poltiglia” veniva, quindi, versata in sacchetti di lana, che appesi ad una sorta di rastrelliera,
consentivano una lenta filtrazione dell’acqua e dell’essenza, trattenendo i detriti solidi.
La parte filtrata cadeva in recipienti, anch’essi di rame rivestiti di stagno, dove veniva decantata.
L’acqua rimaneva in basso e l’essenza, più leggera, montava in superficie, pronta per essere raccolta,
ormai chiara e depurata e versata in speciali recipienti, chiamati “ramere”, perché fatte di rame, ma
rivestite sempre con una camicia interna di stagno.
Per ottenere lo sfruttamento totale del frutto, i bergamotti, prima di essere immessi nella “coppa”,
dovevano essere opportunamente calibrati.
Altri residui di essenza si ricavavano con la spremitura dei sacchetti contenenti i detriti solidi, che
trattenevano ancora una parte liquida di acqua ed essenza.
Anche per questa parte si procedeva con il sistema della decantazione.
Oggi, del vecchio sistema di lavorazione rimane solo qualche isolato esemplare, mentre avanza una
tecnica sempre più razionale.
Vengono usate, infatti, moderne macchine pelatrici a piatti accoppiati, con annesso separatore a forza
centrifuga.
I bergamotti versati in una tramoggia passano per caduta nella macchina, che dispone anche di una
camera con le pareti di vetro a punte, nella quale ruota il solito piatto metallico, provocandone l’abrasione.
I frutti così vengono investiti da un violento getto d’acqua, che trascina in un torchio ,attraverso appositi
canali, il prodotto della raspatura del bergamotto.
Qui vengono trattenuti i detriti più grossi e tutta la parte liquida si scarica in una centrifuga, che separa
l’essenza dall’acqua, nella quale si possono trovare ancora tracce di essenza, recuperate abilmente con
apposite spugne marine.
Ovviamente questo nuovo sistema si differenzia da quello vecchio in quanto la nuova macchina non
richiede più la calibratura preventiva dei bergamotti.
Ciò consente di aumentare la possibilità di produzione di almeno dieci volte, riducendo, di conseguenza,
i costi di lavorazione.
Il lavoro è più dinamico, ma viene a mancare quella vecchia “nota di colore”, data dagli uomini impegnati
attorno alla macchina, il cui rumore si confondeva con i tradizionali canti popolari.
La Melito di allora era caratterizzata da medio grandi industrie, c’era l’Ospedale, le fabbriche della
lavorazione dei bergamotti, del gelsomino e di altre essenze dei Sergi, dei Patamia che davano lavoro
a molte persone, non solo, ma si formavano gli indotti e molte aziende si industriavano creando macchine
utensili utili per questa lavorazione, tra queste le officine elettromeccaniche del Cavaliere Giuseppe
Azzarà che trattava macchine agricole e industriali, che lui stesso ingegnosamente creava e commercializzava.
Va detto forse una delle uniche Aziende, che grazie anche all’opera dei figli è sopravvissuta, (Officina
autorizzata e Vendita auto Fiat, Concesionaria Aprisud, Compagnia Euroclean), oggi tra le varie attività
quella più importante è stata creata da Rosario Azzarà e si occupa di Servizi di Igiene Ambientale, (Ased
srl, Azzarà).
LA COMMERCIALIZZAZIONE DELL’ESSENZA DI BERGAMOTTO
Parliamo ora della commercializzazione del prodotto. Fin dai primi tre decenni di questo secolo, la
lavorazione del bergamotto avveniva all’interno di piccoli “stabilimenti” artigianali ed i profitti della
produzione erano concentrati nelle mani di grossi proprietari, che trascorrevano gran parte dell’anno
nel centro e nel nord dell’Italia, dove spendevano il loro denaro.
Ai contadini che curavano la coltivazione dei “giardini” di bergamotto rimanevano solo le “briciole”,
ma riuscivano a campare, sfruttando gli erbaggi per l’allevamento del bestiame.
Lo sviluppo edilizio degli anni ’30, ’40 e’50 ha sottratto molte aree alla coltivazione del bergamotto,
con una cementificazione sempre più vasta e invadente.
A ciò hanno contribuito anche i contadini, che, ottenute delle aree a titolo di buona-uscita, hanno
pensato subito a costruirsi una casetta per le rispettive famiglie.
A poco a poco, la lavorazione si è concentrata all’interno di aziende, sempre meglio attrezzate e che
gestiscono l’andamento del mercato.
Nell’anno 1998, ad esempio, i bergamotti sono stati pagati ai produttori a Lire 40.000 il quintale.
Un utile non certamente remunerativo sono le 10.000 Lire a quintale, che si spendono per la raccolta
e per il trasporto.
A questa spesa si aggiungono poi quelle per la coltivazione delle piante, l’aratura del terreno, l’irrigazione
e la potatura.
Il margine di guadagno, dunque, per il piccolo proprietario è proprio il minimo.
Il commercio dell’ essenza di bergamotto è stato sempre insidiato dalla concorrenza di prodotti di
sintesi, che riuscivano ad inserirsi prepotentemente nell’industria profumiera, anche se le caratteristiche
di essi non potevano raggiungere le pregiate qualità dell’essenza di bergamotto.
Nel 1918, per tutelare adeguatamente questo nostro esclusivo prodotto, fu istituita a Reggio Calabria la
prima Stazione sperimentale per le industrie dell’essenze e dei derivate degli agrumi.
Accanto a questa struttura, che ha sempre cercato di realizzare un felice connubio fra scienza ed industria,
è sorto successivamente il Consorzio del Bergamotto, il cui “marchio” garantisce la purezza dell’essenza di bergamotto sui mercati internazionali.
Inoltre, il Consorzio ha la funzione di immettere sul mercato delle quantità di prodotto, adeguate alla
richiesta e quindi di calmierare i prezzi di mercato.
Sino ad ora l’obiettivo è stato centrato. Visto le speculazioni dei privati del settore, constatato che il
Consorzio nel tempo ha perso di credibilita’, sono sorte delle associazioni a livello locale con il compito
di salvaguardare il produttore tra queste le più importanti sono l’ASSOBERG e la BIOBERG nate a Melito
P.S., grazie all’impegno del Prof. Familiari Antonio che è Presidente dell’Assoberg mentre Presidente della
Bioberg è l’avv. Ezio Pizzi, Vice Presidente di quest’ultima è il Prof. Familiari Antonio. Essi hanno ottenuto importanti risultati, a livello regionale… Importante è stata nel passato l’azione portata avanti dal Presidente
dell’ ASSOBERG Prof. ANTONIO FAMILIARI purtroppo deceduto qualche tempo fa. Oggi l’Assoberg è
guidata dal Dr. Ezio Pizzi ed è l’associazione che stabilisce i prezzi del mercato.
Legislazione per la tutela e la valorizzazione del bergamotto
Nel luglio 2000 l’Autorità ha inviato al Presidente della Giunta Regionale della Calabria, al Presidente
del Consiglio Regionale della Calabria, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro delle Politiche
Agricole e Forestali, ai sensi dell’articolo 21 della legge n. 287/90, una segnalazione relativa alle distorsioni
della concorrenza e del funzionamento del mercato derivanti dalla legge della Regione Calabria 14 febbraio
2000, n. 1, recante “Norme per la tutela e la valorizzazione del bergamotto”.
La legge regionale stabilisce l’obbligatorietà dell’adesione dei coltivatori al Consorzio del Bergamotto, ente
di diritto pubblico che opera nella trasformazione dei frutti nell’essenza utilizzata prevalentemente
dall’industria profumiera. In base alla legge regionale l’attività di trasformazione può essere svolta
da altri operatori soltanto entro spazi assegnati dallo stesso Consorzio e sotto il controllo di quest’ultimo,
nel caso in cui il Consorzio stesso non possa provvedere alla lavorazione di tutta la produzione di frutti
dell’annata o per particolari motivi legati alla gestione economica; per il resto, è fatta salva per gli
operatori privati unicamente la possibilità di trasformare i frutti di produzione propria.
L’Autorità ha rilevato che la legge, consentendo al Consorzio di agire quale unico operatore nella fase
di trasformazione, può comportare l’eliminazione di qualsiasi concorrenza tra i coltivatori e l’estromissione
dal mercato delle altre imprese di trasformazione. E’ stato inoltre posto in evidenza che l’eventuale
assegnazione da parte del Consorzio di spazi di operatività alle imprese private di trasformazione non
conduce comunque all’instaurazione di corretti meccanismi concorrenziali.
Ad avviso dell’Autorità, una siffatta alterazione della concorrenza non risulta proporzionata alle finalità
di pubblico interesse, enunciate dalla stessa legge regionale, di valorizzazione del prodotto e di tutela della
qualità. In proposito, l’Autorità ha osservato in primo luogo che l’associazionismo tra i coltivatori
di bergamotto, auspicabile in ragione dell’esistenza di un consistente numero di imprese agricole di
dimensioni molto piccole, va conseguito su base volontaria, nelle forme compatibili con la normativa
comunitaria e nazionale in materia di concorrenza.
Quanto alla tutela della qualità, lo strumento più appropriato è il riconoscimento della denominazione
d’origine protetta, conformemente a quanto prescritto nel Regolamento (CEE) n. 2081/92 del Consiglio [Regolamento (CEE) n. 2081/92 del Consiglio, del 14 luglio 1992, relativo alla protezione delle
indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari, in GUCE
L 208/1 del 24 luglio 1992.]. Tale strumento, diversamente da quanto previsto dalla legge regionale,
non presuppone l’esistenza di un soggetto che è al tempo stesso imprenditore e controllore dell’attività
delle altre imprese presenti nel mercato. In particolare, in base a tale Regolamento gli organismi di
controllo devono offrire garanzie di obiettività e di imparzialità nei confronti di ogni operatore soggetto
al controllo. Ai principi di obiettività e imparzialità del controllo è informata anche la legge statale 25
febbraio 2000, n. 39, recante “Norme per la tutela del bergamotto e dei suoi derivati”, che, nell’istituire
una transitoria denominazione di origine controllata, in vista del riconoscimento in sede comunitaria
della denominazione di origine protetta, richiama al riguardo il Regolamento comunitario.
Infine, l’Autorità ha rilevato l’eccessiva ampiezza della programmazione della coltivazione del bergamotto
prevista dalla legge regionale e ha fatto presente, ribadendo un orientamento più volte espresso e fondato
tra l’altro sulla normativa comunitaria in materia, che i disciplinari di produzione devono svolgere la
propria funzione di tutela e valorizzazione del prodotto senza alcun raccordo con forme di programmazione
che comportino l’indicazione delle quantità massime producibili dalle imprese. L’Autorità ha pertanto
auspicato una modifica legislativa che adegui la legge della Regione Calabria alle disposizioni comunitarie
e ai principi della concorrenza.
Legge n°39 del 25 febbraio 2000
G.U. n°52 del 3 marzo 2000
Oggetto:
Norme per la tutela del bergamotto e dei suoi derivati
Art. 1.
1.É riconosciuta la denominazione di origine controllata “bergamotto di Reggio Calabria olio essenziale”.
Il relativo disciplinare di produzione é approvato con decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali,
previo parere della regione
Calabria e dei soggetti di cui all’articolo 3, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
Art. 2.
Art. 3.
Art. 4.
Art. 5.
Art. 6.
Art. 7.
mediante corrispondente riduzione delle proiezioni per i medesimi anni dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1999-2001, nell’ambito dell’unità previsionale di base di conto capitale “Fondo speciale” dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l’anno 1999, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero per le politiche agricole. 2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica é autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Art. 8.
Art. 9.
A cura di Nino Marino
Melito di Porto Salvo, li 3.7.2016
daniele dattola