I terremoti in Calabria ci hanno sempre accompagnati (me ne ricordo parecchi). La nostra terra è ballerina, ha causato sempre dolori per la perdita di vite umane e anche molti danni economici. I T. sono diventati per noi una costante e, quindi, mi sembra giusto ripercorrere la storia dei terremoti di Reggio Calabria e Messina, attraverso la riproduzione di cartoline di quel tempo.
Prima del violentissimo terremoto del 1908 la Provincia di Reggio fu colpita da ripetuti terremoti che qui voglio elencare.
Nel 1606-1607 si ebbero a Reggio Calabria numerosi e forti terremoti. Ci furono molti danni nella Provincia ma non a Reggio.
Si produssero invece danni il 27 marzo del 1638: in questa data Reggio subì una fortissima scossa.
Nel gennaio dell’ anno1693 vi furono una serie di terremoti: i movimenti tellurici iniziati il 9 culminarono l’11 con una violentissima scossa che si replicò il 12.
Scosse fortissime nel 1706.
Ancora terremoti nel 1731 e nel 1743. Scossa molto forte fu quella della mattina del 16 settembre 1731 mentre, all’Angelus del 23 febbraio 1743, ci fu un forte terremoto di forza maggiore di quello del 1693. Molte case a Reggio rimasero danneggiate e le mura di cinta della città in molti punti cedettero.
Il 5 febbraio 1783 verso l’una di pomeriggio ci fu un terribile terremoto: a Bagnara morirono 4000 persone. I terremoti si replicarono per circa 3 anni.
Alle 2.45 di notte tra il 7 e 8 settembre 1905 ci fu in Calabria un violento terremoto della durata di 40 secondi che causò gravi danni specialmente nella Provincia di Catanzaro, a Reggio Calabria, a Messina e nei territori delle Province.
Il Cardinale Portanova mori ad Aprile 1908 e il fervore delle opere da lui avviate si perse nel terribile terremoto che a dicembre 1908 distrusse le due città dello stretto.
La vacanza della Sede episcopale non creò smarrimento o blocco dell’attività; in questo periodo infatti, valida fu la guida del Vicario Capitolare Mons. Paolo Dattola.
Vi riproduco alcune foto di Reggio e Messina prima del terremoto.
REGGIO CALABRIA PRIMA DEL TERREMOTO
MESSINA PRIMA DEL TERREMOTO
So che resterete un po’ increduli ma voglio descrivere quanto ho trovato durante la mia ricerca.
A Messina, nella domenica del 1908, erano apparse sui muri della città strisce con scritto:” Gesù Cristo non è mai esistito” ; alla sera in un pubblico teatro era seguita una blasfema rappresentazione mentre il circolo “Giordano Bruno” si riuniva “per decretare la distruzione della religione in Messina. Sempre quel giorno, 27 dicembre 1908, su un giornale umoristico locale, “IL Telefono”, si leggeva una sacrilega parodia della novena di Natale:” O Bambinello mio, -vero uomo e vero Dio- per amore della tua croce- fa sentire la nostra voce: – Tu che sai che non sei ignoto, – manda a tutti un terremoto”. Aggiungo che queste scritte sicuramente erano il frutto delle continue scosse che ormai si ripetevano da tanto tempo nelle due città dello stretto. Con impressionante puntualità-scrive don Sparpagliane- poche ore dopo Messina era rasa al suolo.
Il 27 dicembre 1908 un terribile terremoto distrusse le due città di Reggio Calabria e Messina. Si contarono, in quell’occasione, 120.000 morti.
Alle ore 5,20 e 27 secondi del 28 dicembre 1908 si verificò una scossa di terremoto della durata di poco più di 30 secondi, del 10° della scala Mercalli, seguita da un maremoto che vide le acque del mare ritirarsi fino a 200 mt. dalla spiaggia e rigettarsi in tre successive ondate che raggiunsero i + 10 mt. di altezza. Messina e Reggio furono travolte. Il 91% degli edifici furono rasi al suolo o subirono danni tali da dover essere abbattuti. I danni furono rapportati a 3 miliardi di Euro odierni. Praticamente le due città furono rase al suolo. Tutte le comunicazioni stradali e ferroviarie rimasero completamente danneggiate e la maggior parte degli edifici completamente distrutta o subì ingenti danni.
REGGIO CALABRIA DOPO DEL TERREMOTO
MESSINA DOPO DEL TERREMOTO
(Messina rasa al suolo dal terremoto)
(Il Duomo)
Maggiormente danneggiati nella nostra Provincia i paesi di Pellaro e Lazzaro.
I sopravvissuti si misero tutti a dare aiuto per trovare parenti e amici tra le macerie; altri si riversarono nelle vicinanze del mare subendo sorte peggiore per l’arrivo delle onde del maremoto. Le tubature interrotte per la fuoriuscita del gas causarono esplosioni e incendi.
(Incendio a Messina, dopo del terremoto)
Le navi nel porto subirono tutte gravi danni, altre riuscirono a mantenere gli ormeggi.
Ora la testimonianza scritta di Don Orione:
Saputo del terremoto, Don Orione, la mattina del 7 gennaio, è a Catanzaro. Subito parte ma, arrivato a Bova Marina, deve interrompere il viaggio e trova ospitalità presso il seminario locale tra i Salesiani. Lì incontra un suo amico, insegnante all’Oratorio di Valdocco. La mattina dell’8 manda una lettera a Don Sterpi dal Seminario di Bova Marina nella quale, tra l’altro, segnala tre scosse: una, la sera, sussultoria e due, la notte, ondulatorie. Con la lettera comunica anche che le persone dormivano fuori e che a Bova Marina vi erano stati danni solo alle cose e ai fabbricati”.
Riparte per Reggio, alle ore 8.30, fino a Melito con cavalcature e da lì verso Reggio. Questi ultimi chilometri furono faticosi tant’è che, per arrivare in città, impiegò un giorno e una notte.
Arrivò a Reggio il 9 mattina. Dalla stazione si portò all’unico centro organizzato della città, la scuderia del palazzo arcivescovile. Il palazzo era crollato; era rimasta in piedi solo la scuderia e qui, il vicario Capitolare Mons. Dattola, che reggeva l’archidiocesi dopo la morte del Cardinale Portanova, aveva organizzato un’infermeria per i feriti appartenenti al clero. Il Vicario capitolare lo accolse con l’entusiastica acclamazione:”Lode alla Provvidenza di Dio” . Don Orione scrive a Don Sterpi” Stamattina ho celebrato ed anche servito la messa, ho battezzato un neonato, bambino estratto con la madre viva. Sono ospite per terra (perché nessuno ha un letto e si dorme all’aperto). Qui tutte le chiese sono distrutte. Il S.S. Sacramento ancora non è stato estratto da sotto le macerie della Cattedrale né di nessun’altra chiesa. Qui non è giunto finora nessun soccorso se non quello dei soldati. Sono tutto bagnato: ora pioggia a dirotto. Cadono muri e tuona. Continuano le scosse. Domani vado a Gioia Tauro per consegnare a Don Pasquale orfanelli già raccolti qui”.
Numerose scosse si ebbero nei giorni seguenti, fino alla fine del mese di Marzo 1909.
I soccorsi iniziarono da 5 navi della regia Marina che erano ancorate nel porto di Messina. Gli uomini scesero la mattina successiva dalle navi, portando aiuto alle popolazioni. Furono raccolti circa 400 feriti e portati via mare a Milazzo: Le prime notizie inviate, dal comandante dell’Incrociatore “Piemonte” che stazionava nel porto di Messina, a mezzo della torpediniera “Spica”, appositamente risalita fino a Marina di Nicotera, giunsero al Governo alle ore 17,25. la torpediniera “La Spica” raggiunse Nicotera e trasmise il sottoindicato telegramma alle 17.25:
Il Presidente del consiglio Giolitti riunì il Consiglio dei Ministri nella serata del 28 e dopo avere esaminato la situazione emanò le prime direttive. Le corazzate “Regina Margherita” “Regina Elena” “Vittorio Emanuele” e l’incrociatore “Napoli”
(R.Nave “Napoli” durante azioni di guerra)
si diressero immediatamente verso le zone terremotate. In quella nave era imbarcato l’Ufficiale di Marina di Melito G. Jacopino.
Il re e la regina raggiunsero giorno 29 Napoli e s’imbarcarono sul “Vittorio Emanuele” che stava caricando materiale sanitario e vettovaglie, raggiungendo il 30 la Sicilia.
Una squadra navale russa ferma ad Augusta arrivò nella mattinata del 29 nella rada di Messina; dopo arrivarono sei navi da guerra inglesi. Tutti i marinai disponibili scesero dalle navi e si prodigarono a portare aiuto ed assistenza , caricarono i feriti e gli sfollati sulle navi. Subito dopo arrivarono anche le navi italiane. Il re e la regina il 30 insieme a due Ministri fecero un giro intorno alla costa e poi ritornarono sulla nave. La regina si prodigò alla cura degli infermi, mentre il Re raggiunse la terra ferma portando moralmente espressioni di elogio nei confronti del Militari italiani e stranieri impegnati nelle operazioni di soccorso. Le navi piene di feriti trasportarono gli stessi nel porto di Napoli e in altri porti e trasportarono durante i viaggi di ritorno le truppe che si erano concentrate, in attesa, nelle principali città portuali. Messina per molti giorni fu illuminata di notte dagli incendi. La R.N.”Napoli” si trasferì a Reggio Calabria, dove impiantarono un primo ospedale di campo per curare i feriti meno gravi, gli altri furono trasferiti sulla nave.
La città fu divisa in zone e furono formate pattuglie di ronda per evitare i fenomeni di sciacallaggio.
Col passare del tempo ci si rese conto della gravità e vastità dei danni. Il governo italiano , molti governi stranieri, il papa Pio X°, la Croce Rossa l’Ordine dei Cavalieri di Malta e il mondo intero si mobilitarono mandando aiuti in denaro e vettovagliamenti. Altre navi sopraggiunsero( francesi, spagnole, greche) e misero a disposizione i loro equipaggi.
Man mano la macchina organizzativa dei soccorsi prese corpo e furono alla fine impiegati 55 reggimenti di fanteria, 1 di granatieri, 4 di bersaglieri, 7 di alpini, 3 di artiglieria, 5 del genio oltre all’intera brigata ferrovia. Furono allestiti treni per il trasporto dei feriti per evitare l’intasamento nei pressi delle due città: insomma parteciparono alle azioni di soccorso oltre 20.000 uomini. Di questi 12.000 operarono nella città di Messina, gli altri furono dislocati a Reggio Calabria. A questi se ne aggiunsero altri nell’arduo compito di trovare feriti, spegnere gli incendi, disseppellire i morti, trovare i documenti e portarli in luoghi di raccolta, trasportare materiale da costruzione, distribuire i viveri etc. Si eressero baracche, tendopoli e ospedali da campo. Furono individuate fosse comuni per la raccolta e successiva inumazione dei cadaveri.
REGGIO CALABRIA RICOSTRUZIONE
Ricostruzione dopo settembre 1924
(Teatro Comunale) (Rione Schiavone case popolari)
(Via Marina) (Torrente Annunziata)
(Part. Pal. Governo) (Via degli Uffici)
(Accesso Reggio Campi) (Ponte sul torrente Annunziata)
(Prolungamento Corso Garibaldi) (Case popolari)
(Viale Marina) (Via Giulia)
(Case impiegati) (Palazzo del Governo)
(Duomo ricostruito)
Ricostruzione Provincia
(Bagnara) (Palmi)
(Scilla) (Palmi)
(Bagnara) (Duomo Mileto)
MESSINA RICOSTRUZIONE
Ricostruzione dopo settembre 1924
(Duomo Messina ricostruito)
(P.zza della Provincia in costruzione)
(Baraccamento contrada S. Paolo)
(Palazzo Giustizia) (Università)
(UN. Farmacologia) (Un. Vestibolo)
(Carcere) (Intendenza di Finanza)
(Comando Guardia di Finanza) (Università)
(Univ. Aula Magna) (Intendenza di Finanza)
(Messina ricostruita) (Messina Uffici)
(Messina ricostruzione rione Fornaci)
(Messina ricostruzione Zona Basicò)
(Ricostruzione rione Mosella)
Le squadre di soccorso furono dislocate anche nei piccoli centri tra cui cito, in Calabria, Villa S. Giuseppe, Rosalì, S. Alessio, S. Stefano d’Aspromonte, Melito, Condofuri, S. Lorenzo, Roccaforte del Greco, Bagaladi, Bova, Africo, Scilla, Bagnara, Favazzina, etc.; in tutti i posti furono raccolte le vittime, distribuiti i viveri e data assistenza. Il fenomeno di sciacallaggio diede seri problemi tanto che furono presi severi provvedimenti. Come al solito succede in queste cose ci furono molte critiche all’Organizzazione.
A proposito degli aiuti, mia nonna, Domenica Pennestrì, rimase sepolta nella sua casa a Reggio e sopravvisse grazie ad un letto resistente in ferro sul quale si trovò a cadere una trave di legno e molto altro materiale tanto da formare un rifugio. Mia nonna era incinta di mio padre e con lei c’era la figlia Filomena Dattola, (moglie di Antonio Minicuci). Rimasero sepolte e, dopo qualche giorno, (mi ricordo lo raccontava sempre), arrivarono nella casa alcuni militari, mi pare di ricordare che Lei diceva russi. Quando andarono via, uno di essi tornò indietro per fare un bisogno fisiologico. Mia nonna sentì lo scorrere dell’”acqua” e si mise a chiedere aiuto; cosi il militare, sentendo la voce, chiamò i commilitoni che, dopo un lungo lavoro, le estrassero dalle macerie.
Circa 17.000 persone furono estratte vive: 13.000 dai militari italiani, 1300 dai russi, 1100 dagli inglesi, e 900 dai tedeschi.
Le baracche restarono e perdurarono per circa 30 anni: noi abbiamo l’esempio a Melito, della chiesa di S. Giuseppe in lamiere e legno che durò fino all’edificazione della nuova.
Anche la Curia ebbe cospicue perdite.
D. Domenico Parasporo, canonico penitenziere del duomo, sepolto sotto le macerie della sua casa, fu rintracciato nella giornata del 28, ancora vivo, da Mons. Paolo Dattola che gli diede l’assoluzione sacramentale; estratto dalle macerie, fu portato in luogo sicuro ma poco dopo spirò. Anche G. Giuseppe Reale vecchio mansionario del Duomo e cappellano della Congrega del Rosario, morto di strazi sul portone delle Cappuccinelle, fu rinvenuto 3 giorni dopo da Mons. Dattola. L’opera di soccorso materiale e spirituale fu diretta con ammirabile spirito di abnegazione dal vicario Capitolare Mons. Paolo Dattola, coadiuvato da sacerdoti e anche da numerosi seminaristi che accorsero ovunque il bisogno era più urgente. Si ricorda in modo particolare D. Giuseppe Zumbo e D. Rocco Vilardi che furono a fianco di Mons. Dattola per tutto il tempo di emergenza. Il Papa attuò un grande personale interessamento mandando a Reggio, il 10 gennaio 1909, un suo delegato, Mons. Emilio Cottafavi di Reggio Emilia, che, presentatosi a Mons. Dattola, iniziò la sua azione a favore dei terremotati. I primi soccorsi in denaro, indumenti e vivande arrivarono con la nave spagnola “Catalogna”
Mons. Dattola predispose un progetto delle chiese da costruire e stabilì i posti dove furono collocate le chiese-baracche nei vari punti della città.
Questi i primi immediati soccorsi.
La ricostruzione avvenne lentamente, molto lentamente, in un periodo storico molto travagliato che apriva le porte al ventennio fascista fu durante questo periodo che le cose cambiarono. Prima del 1922 si provvide alla riparazione o nuova costruzione di edifici che fu lenta. L’operatività tipica del regime che subentrò, mostrò in tutti i suoi aspetti la fattività di quel regime.
Furono costruite le case per i superstiti, furono sistemati tutti gli Uffici in sedi ampie e decorose a favore degli enti degli Istituti predetti, nonché dei privati, furono adottate speciali provvidenze, con i quali i medesimi sono stati messi nella possibilità di concorrere con efficacia all’opera di ricostruzione.
Il governo fascista dimostrò un interesse particolare per fare risorgere, quelle regioni che con rinnovato vigore hanno ripreso il loro ruolo nell’ambito nazionale. Per questo motivo furono spesi, nei lavori eseguiti in meno di un decennio L. 943.911.274.
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Navi e Marinai – Uomini ed avventure dell’Italia sul mare – C.G.E. – Milano.
Collezionismo Italiano – C.G.E. – Milano 1979.
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R. Sermonti – I Carabinieri nella storia d’Italiana – Centro Editoriale Nazionale , Roma – 1980.
P. Sezanne – Le Decorazioni del Regno di Sardegna e del Regno d’Italia – Uffici Storici Esercito-Marina Aeronautica. Roma 1992.
C. Scarpa-P. Sezanne – Le Decorazioni del Regno di Sardegna e del Regno d’Italia – Uffici Storici -Esercito-Marina Aeronautica. Roma 1985.
A. De Lorenzo – Nostra Signora della Consolazione protettrice della città di Reggio Calabria -.
Russo – Storia dell’Archidiocesi di Reggio Calabria-.
Don Antonio Lanza – Don Orione a Reggio Calabria-.
Ministero dei Lavori pubblici, L’azione del Governo.
Domenica del Corriere, anni 1908, 1909.
Cronache, manifesti, e documenti vari.
Melito di Porto Salvo, li 09.11.2011
daniele dattola
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