In data 30.10.11 ci siamo recati insieme ai componenti del Circolo Meli a visitare il paese di Brancaleone ( questo argomento l’avevo già trattato in questo sito, quindi potete trovare l’articolo con la relativa storia completa in “luoghi – Brancaleone”) il paese si trova arroccato in cima ad una rupe, si vedono i ruderi del castello e i resti della chiesa dedicata alla Madonna dell’Annunziata. Arrivati nella parte più alta, lo scenario che si presenta, è di un rudere di fabbricato con i muri appena accennati, una sorta di piccola piazzetta ove ancora è possibile vedere, nel pavimento dei cunicoli sotterranei dove venivano seppelliti i sacerdoti e qualche nobile autorità del paese, naturalmente il terremoto ha fatto la sua parte). Le persone decedute venivano qui trattate come nella cittadina di Bova, cioè adagiati seduti per far decantare i liquidi ( questo argomento è stato trattato esaurientemente da Sebastiano Stranges in un suo recente articolo).
(Ruderi della chiesa dell’Annunziata, si intravedono i cunicoli con le tombe)
(Alcune lapidi poste sul pavimento della ex chiesa dell’Annunziata)
(Pavimento della chiesa) (Cunicolo scavato sotto il pavimento della chiesa per raggiungere le tombe)
(Ruderi del Paese)
(Pozzo raccolta acqua)
Ci siamo dopo recati in direzione Reggio dall’altro lato per raggiungere la zona del castello ecco come si presenta oggi la zona, qui hanno trovato a terra dei contenitori di derrate.
Da questo punto la vista della vallata è veramente spettacolare
L’immancabile foto di gruppo.
Alle spalle del gruppo i ruderi del castello , scendendo ancora si trovano le grotte.
Nei tempi antichi Brancaleone, e il suo territorio venivano chiamati Sperlinga o Sperlonga, che deriva dal latino Spelonca e dal greco Spélugx che significa caverna o spelonca.
Le origini del paese si rifanno sicuramente alle grotte presenti. Tra il V° e VI° sec. arrivarono qui dall’Oriente e quindi dalla Sicilia i monaci greci detti Basiliani per l’ordine a cui appartenevano.
(Altre grotte il cui accesso è difficile per il sentiero franato)
Essi furono favoriti dalla grecanicità dei luoghi, e come ben si sa, abitarono prima nelle grotte, vivendo una vita di eremitaggio e di penitenza, col tempo le grotte furono abbandonate ed i monaci costruirono e dimorarono nei monasteri, riunendosi tra di loro. Diedero una forte mano di aiuto alle popolazioni locali, favorendo la nascita di questo centro. Nel 1300 i monaci di Brancaleone, abbandonarono le grotte scavate nella roccia, per vivere in un monastero, erano in tutto in numero di 8, nel 1310 vi era una chiesa protopapale a Pressocito.
Una delle grotte che si trovano in questo posto ha connotazione di chiesa, e questo tipo di grotte vengono chiamate chiese grotte.
Una di queste, è ancora perfettamente conservata, e presenta un pilastro centrale e motivi architettonici, che si dipartono dal pilastro. Ad oriente vi è la traccia di un altare e sul lato destro vi è una croce graffita con ai piedi un pavone stilizzato. Noi non abbiamo trovato nella grotta altri graffiti che senz’altro erano presenti nei tempi passati, opera probabilmente del vandalismo incessante cui sono destinati questi luoghi.
Invece Sebastiano Stranges ha fotografato la croce graffita descrivendola con più precisione e alle sue conclusioni vi rimando.
(Croce graffita con pavone stilizzato)
Dopo questa visita a Brancaleone ci siamo recati in un’altra importante chiesa quella di S. Maria di Tridetti posta in una vallata vicino Staiti,
famoso monumento bizantino, dove vivevano un gruppo di monaci Basiliani. Pare fosse una chiesa sorta sui ruderi di un antico tempio di Nettuno, dal cui tridente, posseduto dal Dio, deriva il nome.
E’ un importante monumento, la cui origine è un po’ sconosciuta. Risale all’XI° sec., non è un’architettura riscontrata in altre parti della Calabria, è di epoca Bizantina Normanna. Località molto suggestiva, posta in una valle, tra ulivi e querce secolari.
La chiesa si presenta con un abside e un campaniletto ci sono varie volte e si vede il posto dell’altare centrale. Noi vi invitiamo a visitare questo posto perché si respira un’atmosfera ricca di silenzi di profumi e di sole.
Melito di Porto Salvo, li 21.2.12
daniele dattola
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