(Guido giovanissimo) (1955)
(Via Marina Reggio Cal.)
(1954 Pilati di Melito) (Pilati di Melito)
In data 7.8.2011 pubblicavo questa pagina:
Siamo negli anni 1960-61, io avevo appena 11 o 12 anni e cominciavo nei banchi di scuola ad esercitarmi insieme ad altri miei compagni alle apnee prolungate preludio alle prime pescate sub in mare, mi ricordo che facevo i 2 minuti in apnea, già esisteva un squadra sub eccezionale costituita da Guido Polimeni, Dattola Giuseppe, Giuseppe Gori, Pino Campolo
(Pino Campolo, Pino Dattola, Peppe Gori cernie catturate nella secca Marina di Melito, notate i Saetta B e il Cernia Velox
della Cressi Sub)
e durante la mia iniziazione in mare, fui accompagnato per la prima volta nella secca davanti alla marina di Melito, uno spettacolo eccezionale, che ancora oggi ricordo come la prima volta, andavamo a circa un km dalla battigia, gli scogli iniziavano a 19 mt di profondità, il mare era limpidissimo, fino a quando raggiungemmo dalla superficie dell’acqua, la profondità di 25 mt., qui un grande spettacolo, nel fondale i resti di una nave e tra le lamiere una visione unica, centinaia di cernie e tinche delle dimensioni diverse dalle piccole alle grandi, si muovevano tra le lamiere con una fare lento e maestoso, erano per me 12enne uno spettacolo da sogno, al nostro arrivare, mi ricordo che mi accompagnarono in quel posto Giuseppe Gori e qualche altro, qualcuna di queste cernie enormi, (c’erano esemplari di oltre 25 kg.), s’impauri e tutte scapparono rintanandosi tra le lamiere della nave (affondata durante la guerra perché silurata) e le rocce.
Grandi pescate, grandi escursioni, le scogliere sotto la casa del Dr. Sergi (1°, 2° e 3° scogliera) la prima da 3 a 6 –7 mt di fondo; la seconda a 12 mt, la terza dai 18 in su; e dopo la scogliera di Porto Salvo, la Scogliera del Colonnello dopo il Santuario, un lungo ammasso di rocce squadrate, parallele alla riva del mare dal lato di sopra erano a 18-19 mt di fondo dopo scendevano ripide e stagliate dritte fino ad arrivare a 20-25—30-35 mt di profondità, tutte erano accomunate da una stessa caratteristica, erano ricche di pesci e pullulavano di cernie a centinaia, polpi murene etc.…un vita è trascorsa tra queste cose io feci questo hobby o attività fino all’età di 50 anni si andava con la lampara e torcia lungo la riva del mare,
(La mia prima cernia, catturata a 12 mt di fondo in apnea nella seconda scogliera del Dr. Sergi, notate la felicità di tutti)
(Cernie catturate in uno scoglio zona porto Melito, in questa occasione Guido perse l’orologio sub che trovò il giorno
dopo)
(Guido Polimeni e Giuseppe Gori dopo una battuta di pesca)
voglio ricordare però una cosa, queste scogliere furono ricche di pesci fino a quando un giorno non arrivò da RC un famoso pescatore sub con gli autorespiratori insieme ad altri, (evito di fare il nome ) furono accompagnati con le barche, mi ricordo, che riempirono di cernie, ma da allora in poi queste scomparvero perché modificarono il loro habitat portandosi in profondità più alte, (fine delle cernie), certo ogni tanto s’incontrava qualche esemplare. Ho voluto raccontare questa breve cosa, non a caso, perché voglio dedicare questo angolo di piccola storia, ad un grande amico, oggi morto, Guido Polimeni e voglio qui pubblicare qualche foto che è rimasta tra i miei ricordi,
(Cernia catturata a Capo Spartivento da Guido Polimeni)
un grande pescatore sub ed un grande amico
(davanti l’Officina in via XXV aprile Melito) (una battuta di pesca sub zona Porto Salvo)
spero che le figlie o la moglie se leggeranno queste poche righe cercheranno tra le foto inerenti la pesca sub che svolgeva Guido, (con grande professionalità), in modo tale che possiamo pubblicare un bella pagina a Lui dedicata.
Avendo ricordato Guido, il 17/9 mi ha scritto la figlia Patrizia, mentre in data 23/9, la figlia Germana, mi ha trasmesso le foto del padre. Patrizia ha detto che è molto orgogliosa di sapere che la gente gli ha voluto bene e continua a dimostrarlo!…purtroppo quel maledetto 19 Luglio 2010 ce lo ha portato via! Ma ci rimangono, dice la figlia, i valori e gli insegnamenti che ci ha trasmesso.
Guido era una bravissima persona, anche io sono orgoglioso di essere stato suo amico, purtroppo quel maledetto 19 luglio 2010 ce lo ha portato via a tutti, certo specialmente ai familiari, ma anche agli amici. Noi ci siamo frequentati durante gli anni sessanta e negli anni seguenti, ci accomunava la stessa passione, la pesca sub in apnea. Ero più giovane di Lui, quando trasferì la sua officina davanti casa mia, in via XXV aprile, faceva il carrozziere,
ma la sua esperienza era grandissima s’intendeva di tutto (bravissimo), proveniva da una famiglia con tradizioni meccaniche, suo padre aveva una grande officina sulla T. Minicuci dove lavorava con i suoi fratelli Andrea, (più grande) e Silvio (più giovane). In quell’Officina, sulla T. Minicuci, c’era di tutto, mi ricordo la cosa più importante erano i torni,
(Officina Polimeni Melito) (Officina Polimeni)
(Vendita Motociclette) (Premiazione, dietro, il padre di Andrea Santo)
(Nella foto Andrea Polimeni)
Andrea, dopo, essendosi sposato, trasferì gli stessi, in un’altra grande officina a Condofuri. Con Guido s’instaurò grazie alla nostra passione, una grande amicizia, ricordo oltre alle pescate le scorrazzate domenicali, verso Reggio o verso la S.S. Jonica, lunghe passeggiate in automobile, regolarmente truccata (600 FIAT ad Abarth, Guido era anche un bravo meccanico) con questo mezzo raggiungeva velocità impossibili mentre ascoltavamo le canzoni dell’epoca tra cui ricordo, come fosse oggi, il brano di “una lacrima sul viso” di Bobby Solo del 1964. Ricordi indimenticabili, le pescate a Capo Spartivento, a Spropoli, a Capo delle Armi, a Galati si andava dappertutto, l’incontro a Capo Spartivento con un gruppo di Reggio tra cui c’era Giuseppe Mavilla che era alle prime armi, dopo con Liguori Meluccio, anche Lui bravo. Insomma si andava per mare.
Nacque una bella amicizia con il Dr. Francesco Orlando. Il mare ha sempre esercitato in noi una forte attrattiva. Mio fratello e Guido iniziarono la pesca subacquea con i fucili “Saetta A e B” della Cressi Sub, le pinne “Rondine” e la maschera “Pinocchio”. Io invece pescavo col fucile “folgore”, infine, venne fabbricato un fucile potentissimo a molla che era troppo lungo, circa 2 mt., il “cernia Velox. per passare, dopo, con l’avvento della nuova tecnologia, ai fucili idropneumatici della Mordem e, poi, agli oleopneumatici della Mares, della Cressi, e dopo agli arbaletes. Dunque cominciammo le prime pescate prima in acque basse, ma essendo sempre alla ricerca di pesci più grossi, alla fine, dato che il nostro mare era profondo, cominciammo ad esplorarlo e come ho detto prima abbiamo scoperto varie scogliere tra cui, la secca alla marina di Melito con la nave (affondata perché silurata durante la guerra) che si trova a 25 mt. di fondo, gli scogli del colonnello, le scogliere sotto la fabbrica di Sergi, quelle sotto il Santuario di Porto Salvo e cosi via. Raggiungendo in apnea grandi profondità, ci siamo subito resi conto che i fucili a molla perdevano a 20, 25 mt. la potenza, per cui alcune volte l’arpione non riusciva a penetrare per la pressione nella cernia, escogitammo, quindi, uno stratagemma quello di inserire nella molla del saetta B, la molla più piccola del folgore, fu un successo perché l’asta fuoriusciva dal fucile con una forte potenza, per questo ogni tanto, dopo parecchi colpi il davanti del fucile Saetta B, che era in alluminio, si rompeva e quindi si doveva ricorrere all’acquisto di un nuovo fucile. Poi arrivarono i fucili ad aria compressa molto più potenti e migliorati. La profondità era troppa e lì, le prede grosse, pullulavano. Guido una volta in compagnia di Meluccio ed altri, ebbe,durante la risalita, (a causa di una cernia che non riusciva a tirare, per la perdita di tempo), e la grande profondità, una sincope a pochi metri dalla superficie svenne, fu Meluccio che lo riportò a galla, grazie a Dio senza conseguenze, la sera ebbe febbre alta, la mattina, ritornarono alla secca per recuperare i fucili che erano rimasti nel fondo. Fu allora, dopo un poco di tempo, che ricorremmo all’acquisto delle famose Bombole, tutti si comprarono le 20 lt. io con mio fratello abbiamo comprato un autorespiratore della tecnisub di 24 lt quindi con un po’ più di autonomia. Le prime battute furono bellissime entusiasmanti, ma per noi giovani era faticosissimo e dispendioso, recarci ad ogni pescata a Reggio per la ricarica, quindi io e mio fratello, che nel frattempo, aveva avuto, un leggero fatto embolico, un problema alla mandibola, ci decidemmo, spinti da mio padre e mia madre (la saggezza dei genitori, avevano una paura terribile della pesca nei fondali, con gli autorespiratori) a vendere gli autorespiratori, per comprarci una barca, e continuare la pesca che più amavamo la pesca sub in apnea e quella dalla barca con le lenze. Con mio fratello abbiamo scoperto l’amore per l’immersione in apnea pura, l’immergerci in mare e ritrovare se stessi, provando la sensazione di rinascere ogni volta che si risaliva dalle profondità del mare.
La pesca subacquea ci faceva sentire bene, appagati. Ogni volta era come entrare in un altro mondo, sempre nuove sensazioni, dove ci si portava via ogni problema della vita quotidiana. Dicono gli esperti che ci si ritrova con i movimenti e i silenzi nel ventre materno. Ognuno di noi recupera immergendosi la propria identità.
Guido invece continuò la pesca con gli autorespiratori,
più tardi anche lui intraprese quella dalla barca. Fu questo il motivo di una prima divisione tra di noi, l’aver adottato un metodo di pesca diverso, poi vennero i matrimoni, le famiglie e dopo i problemi del lavoro. Ma tra noi è rimasta sempre un’amicizia sincera vera e con Guido pur non frequentandoci più come prima, è rimasto un grande rispetto.
Si può dire oggi a voce alta, senza paura di smentite che Guido Polimeni era ed è sempre stato il migliore del Gruppo, io aggiungo uno dei migliori pescatori subacquei della costa Jonica Meridionale, bisogna dare atto che era UN GRANDE ad onore della storia e della nostra memoria. Ciao Guido, sei riuscito a stupirci anche con la tua morte, tu rimarrai per sempre nei nostri cuori. Muore chi non lascia traccia, nel ricordo di chi rimane. Tu invece vivrai in tutti noi, perché dicono gli esperti “se ami il mare e la pesca subacquea non puoi che essere una brava persona” e tu lo sei sempre stata e vivrai sempre in noi.
Colgo l’occasione per ringraziare, per la loro disponibilità, la famiglia di Guido Polimeni, la moglie e le figlie Patrizia e Germana, e i figli di Andrea, Santo e Consolato.
Melito Porto Salvo, li 29.09.2011
daniele dattola
Tantissimi ricordi con Guido sono la figlia del dott. Orlando ci portava in barca con lui eravamo sempre insieme non ti dimenticherò compare ciao Guido
Lo ricordo con tanto affetto.
Grande persona
Un caro ricordo